SOCIETÀ

Se la scuola non insegna più

In quelle scuole medie londinesi che sorgono nei quartieri più poveri si sta verificando una situazione drammatica: sempre più bambini che si iscrivono alle prime classi hanno gravi lacune nella capacità di lettura. Sono infatti molti gli undicenni che presentano carenze così evidenti da rendere necessaria l’istituzione di urgenti corsi di recupero extracurriculari e l’assunzione di tutor specializzati.

Il problema è particolarmente sentito perchè si sa che avere difficoltà di lettura significa sviluppare difficoltà di apprendimento e perchè si è visto come in alcune classi il divario tra gli studenti più capaci e quelli con difficoltà di lettura sia tale da impedire un corretto svolgimento delle lezioni.

Per cercare di porre rimedio al problema si sono mobilitate istituzioni, università e associazioni filantropiche. Il primo specifico progetto pilota si chiama Butterfly, ed è stato ideato e cofinanziato dal Mayor of London (quello che è di fatto il comune di Londra), dall’associazione caritatevole Real Action e da un lungo elenco di atenei inglesi. Il piano ha una dote iniziale di 458 mila sterline ed è stato lanciato la scorsa settimana in cinque secondary schools della capitale britannica (nel sistema inglese, le scuole secondarie ospitano studenti dagli 11 ai 18 anni e rappresentano in unico istituto quelle che per noi sono le scuole medie inferiori e le superiori).

Tra queste, le due che hanno maggiormente segnalato il problema e dove si stima addirittura che la maggioranza dei nuovi alunni abbia un’età di lettura di 4-5 anni inferiore alla propria età anagrafica: il St Augustine’s C.E. High School di Kilburn e il Newman Catholic College di Harlesden. Quello che hanno in comune queste due scuole, oltre al fatto di essere ubicate in due aree di Londra dove il reddito medio pro capite è tra i più bassi della capitale,  è che molti dei loro studenti sono figli di immigrati e appartengono a minoranze etniche.

Il progetto Butterfly riguarda circa 300 allievi disagiati e ha la caratteristica di utilizzare come tutor degli studenti universitari provenienti da alcuni dei più noti atenei della capitale britannica, come la London School of Economics e la City University of London. Coloro che hanno scelto di aderire al programma e diventare tutor appartengono prevalentemente a facoltà umanistiche e sociali, hanno seguito un corso di formazione trimestrale, sono pagati 20 sterline lorde all’ora e lavorano per circa 8-10 ore alla settimana.

Le linee guida didattiche sono state elaborate da Real Action e si basano principalmente sul tentare di ri-sviluppare la riconoscibilità vocale delle parole. Di fatto i ragazzi sono stimolati a decodificare una parola esaminando ogni singola lettera che la compone per poi provare a formulare il suono finale complessivo. Inoltre, i ragazzi svolgono numerosi esercizi di comprensione del testo (ascolto e scrittura).

In un certo senso il programma Butterfly tenta di porre rimedio alle inefficienze e agli obiettivi non raggiunti dai programmi delle scuole elementari, così come a fornire una base di partenza a quei bambini che si iscrivono alle scuole medie dopo aver fatto gli studi primari in un altro paese e in un’altra lingua.

Sebbene nella sua specificità esso sia il primo, è già da alcuni anni che il problema delle disparità tra studenti medi e dell’arretratezza cognitiva di alcuni di essi è all’attenzione dell’opinione pubblica. Lo scorso anno, la campagna Volunteer Reading Help, finanziata dal quotidiano Evening Standard con 500.000 sterline, aveva mandato 600 volontari a lavorare con 1.800 bambini. E un altro progetto simile era stato messo in pratica dalla casa editrice di libri per l’infanzia Egmont che aveva inviato a rotazione quaranta dei suoi impiegati in alcune scuole medie per aiutare a sviluppare le capacità di lettura dei bambini.

Per dare un’idea dell’attuale urgenza del problema va ricordato infatti come l’organizzazione Real Action sia impegnata in programmi di sviluppo delle capacità di lettura sin dal 1999 e abbia aiutato oltre 2.000 giovani studenti. Finora però aveva lavorato esclusivamente con bambini delle scuole elementari, a ulteriore prova dell’attuale drammatico incremento delle carenze di apprendimento degli adolescenti.

Marco Morini

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