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Il lockdown implementato in gran parte del mondo per arginare la diffusione del coronavirus avrà anche degli effetti collaterali sul nostro clima? E’ una domanda che esperti e cittadini comuni si stanno facendo. Quando si parla di clima, come ormai sappiamo, parliamo di crisi climatica, di innalzamento delle temperature e di inquinamento antropico.
Il legame tra coronavirus ed inquinamento, tra crisi sanitaria e crisi climatica, sembra non essere irrilevante. Non affrontiamo il discorso sanitario, già trattato su questo giornale dall’epidemiologo Fabrizio Bianchi, bensì quello ambientale. Un articolo pubblicato su Nature a firma di Quirin Schiermeier, cerca di analizzare il motivo per cui sembra che l’effetto del lockdown sull’inquinamento sia più evidente in alcune zone rispetto ad altre.
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Le osservazioni satellitari infatti hanno mostrato un marcato calo delle concentrazioni di biossido di azoto (NO2) in Cina e nel nord Italia da quando è iniziata la pandemia con le conseguenti chiusure. Questi sono stati anche i primi paesi ad introdurre il lockdown, che come conseguenza sembrerebbe aver avuto la riduzione di inquinanti nocivi.
La situazione però non è così semplice e non possiamo affermare con certezza che esista un rapporto diretto di causa-effetto tra riduzione delle fonti emissive e qualità dell’aria.
A tal proposito, e per cercare di fare il punto della situazione, abbiamo contattato Antonello Pasini, climatologo del CNR.
Dottor Pasini partiamo dall’inizio: che cos’è la crisi climatica?
La crisi climatica è un trend che noi uomini con le nostre azioni abbiamo in qualche modo creato. Amplificando questo famoso effetto serra naturale che esiste ed è bene che esista visto che senza atmosfera la temperatura media sulla terra sarebbe di 33 gradi inferiore. Quindi questo permette la vita sulla terra. Detto questo però negli ultimi 150 anni si sta assistendo ad una crescita della temperatura dovuta sostanzialmente, come ci fanno vedere tutti i nostri modelli, a questo aumento di CO2 nell’atmosfera.
Il connubio tra queste due crisi è molto forte: come il lockdown ha influito e sta influendo dal punto di vista climatico? PM10 e Co2 sembrano ridursi, è così?
Il PM10 sono particelle di polveri con diametro più piccolo di 10 micron. Ci sono anche polveri più pericolose, come le PM2.5 e le PM1, che più sono sottili e più si infilano in profondità nel nostro apparato respiratorio arrecando danni. Sono sostanzialmente prodotti secondari delle combustioni, del traffico veicolare, delle industrie o del riscaldamento.
Ci sono anche altri effetti, cioè il sollevamento delle polveri dell’abrasione dei pneumatici quando le macchine vanno in strada, e a questo bisogna aggiungere un driver molto importante: la metereologia. Voi vedete ad esempio che la Nasa, l’Esa pubblicano immagini ad esempio della Pianura Padana, prima del lockdown e dopo. Prima era tutta rossa, e quello era sostanzialmente No2, cioè biossido di azoto, e poi ora la Pianura Padana sembra essere di un giallino un po’ sbiadito.
Biossido di azoto (NO2) | COPERNICUS SENTINEL DATA (2019-20), PROCESSED BY KNMI/ESA
Effettivamente c’è un effetto sull’inquinamento, ma riguarda quello che viene emesso ma che ha un basso tempo di vita. Ma non ci si può basare soltanto su una variabile, ad esempio, sempre parlando della Pianura Padana, dobbiamo tenere conto anche dei giorni di forte vento. Però parlando in generale è chiaro che se emetti meno inquinanti i risultati li vedi dopo qualche giorno.
“ Si è riscontrato un marcato calo delle concentrazioni di biossido di azoto (NO2) in Cina e nel nord Italia da quando è iniziata la pandemia con le conseguenti chiusure
Diverso però è il discorso della Co2. La Co2 è un prodotto primario delle combustioni fossili. La Co2 ha un tempo di permanenza nell’atmosfera di decenni. Non basta una diminuzione, anche drastica, di soli due/tre mesi per vederne degli effetti a lungo termine.
Insomma non si può risolvere il problema climatico abbassando per tre mesi le emissioni di Co2, bisogna agire in maniera graduale e continuativa per avere degli effetti duraturi”.
“ Non si può risolvere il problema climatico abbassando per tre mesi le emissioni di Co2, bisogna agire in maniera graduale e continuativa per avere degli effetti duraturi
La scienza quindi, da anni ci sta spiegando la pericolosità della crisi climatica, una situazione che necessita dei cambiamenti chiari e decisi per quanto riguarda le emissioni antropiche. Il lockdown e la pandemia ci hanno fatto scoprire e capire che un altro modo di vivere è possibile. Naturalmente la produzione deve riprendere, le filiere produttive non possono fermarsi ma gli insegnamenti di questi mesi non devono cadere nel nulla.