Ben 1344 pagine di Grammatica chioggiotta (Il Leggio libreria editrice), un volume imponente - pubblicato dopo quasi dieci anni di studio e ricerca - propone un’analisi accurata del funzionamento del dialetto parlato all'estremità meridionale della laguna veneta, una grammatica di tipo descrittivo prevalentemente fondata sulla descrizione del modo in cui i parlanti di Chioggia utilizzano o hanno utilizzato il dialetto nella quotidianità.
“Ho scritto questo libro per amore della mia città". Nato e cresciuto a Chioggia, Renzo Cremona è un appassionato esploratore della lingua: ha studiato cinese, mancese, neogreco, portoghese e georgiano all'Università di Venezia, attualmente lavora come docente di lingua e civiltà cinese, ha scritto testi teatrali e poetici in dialetto e ha tradotto in chioggiotto autori dell'antichità e del mondo contemporaneo. "Non credo esista in Italia una grammatica dedicata a una lingua non ufficiale che conti 1344 pagine, le più complete che conosco non superano le 700 - racconta a Il Bo Live -. Inoltre non esiste una grammatica del veneziano", ma ora ne esiste una per il chioggiotto, "potremmo dire che el gato gh’à magnao el muso al lion".
Alle fitte pagine di fonetica - la sezione più tecnica e complessa dell'opera, "una codificazione necessaria" - seguono quelle dedicate alla morfosintassi, con l'articolo, l'aggettivo, il pronome, l'avverbio, la preposizione, la congiunzione, le esclamazioni e locuzioni esclamative, il verbo e due capitoli finali nei quali l'autore presenta un supplemento al vocabolario e un approfondimento sull'italianizzazione del dialetto. Un lavoro denso, ricchissimo. "Per far uscire questo volume, a un certo punto, ho dovuto decidere di fermarmi per dare una forma a un lavoro di anni ma, son sincero, avrei continuato a sistemare e aggiungere". Quindi, in futuro, verranno fatte integrazioni? "Non sono previsti cambiamenti sostanziali ma, tra qualche tempo, potremmo anche pensare di rieditare a fascicoli: si potrà fare per la fonetica, ma anche per il verbo, il pronome, l'aggettivo".
“ "Ti à vògia!" (Certo!) Espressione comunissima. Letteralmente “hai voglia!”, può essere seguita da una proposizione subordinata introdotta da se
“Per me il dialetto è cibo, qualcosa di cui nutrirsi, da masticare quotidianamente. Quindi, per quanto riguarda il libro, si deve provare piacere nella lettura, è fondamentale - spiega Cremona -. Questa grammatica non è per soli tecnici, anzi, si offre come puro godimento linguistico, verbale, espressivo: per questo ho considerato ogni aspetto, riducendo al minimo i tecnicismi". Al centro, dunque, c’è un “dialetto vivo, pulsante”, trovano posto gli usi e il lessico di più generazioni: il linguaggio dei giovanissimi, le espressioni dei parlanti più anziani e la memoria che emerge dai documenti storici ("l’editore mi ha messo a disposizione i Saggiuoli clodiensi di Padoan, due volumi, pubblicati nel 1906 e 1907, che analizzano fenomeni linguistici che già agli inizi del secolo scorso risultavano in declino"). Il risultato è un'immagine completa dei meccanismi e dei moduli espressivi del chioggiotto, “dialetto antico e conservatore, creatura magmatica che si rifiuta di farsi ingabbiare”, parlato da veri e propri acrobati della parola, e per il quale viene proposto qui un unico e definitivo sistema di trascrizione: l'OCU, Ortografia Clodiense Unificata, sintesi e sviluppo di riflessioni lunghe oltre un secolo.
"Il chioggiotto è interessante per linguisti e dialettologi perché ha mantenuto tratti distintivi persi tanto dal veneziano quanto dal padovano. Negli anni di ricerca, nei documenti da me consultati, mi sono imbattuto in molte osservazioni generiche, spesso di seconda mano, che spesso non prendevano in considerazione i tesori linguistici nascosti sotto la superficie", anche per questo Cremona ha scelto di percorrere più strade: ha compiuto ricerche sul campo, interrogando dal vivo chi il chioggiotto lo parla quotidianamente ("ho iniziato ascoltando mio nonno, poi sua sorella minore, mia zia, fonte inesauribile di espressioni che magari oggi non si sentono più così spesso, e ho continuato ad ascoltare dialoghi e conservazioni tra la gente") e scovando, poi, "relazioni con i dialetti istrioti, non istriani o istroveneti, che legano il chioggiotto a comportamenti linguistici rintracciabili dall’altra parte dell’Adriatico".
“ "Vanta na màgia!" (Aspetta un attimo!) Letteralmente "afferra una maglia!"
“Perché mai si dovrebbero compiere operazioni di questo genere?” qualcuno obietterà. Perché la lingua, oltre ad essere le radici di cui sono fatti il nostro pensiero e la nostra personalissima eredità culturale, è la lente con cui filtriamo la realtà, ed una lente in più potrebbe anche permetterci di vedere meglio, più a fondo, proprio là dove abitualmente non vediamo nulla [...] Perché essere nati con due lingue, come dice la mia amica Christine De Luca, poetessa delle isole Shetland, è uno splendido banchetto grande due volte tanto (Grammatica chioggiotta)
"Il dialetto qui illustrato è quello parlato attualmente a Chioggia da tutti, e quindi anche dagli ultranovantenni, i quali conservano un lessico e una grammatica che in alcuni rari casi possono apparire desueti", spiega Cremona. Inoltre, "vengono forniti esempi di testi letterari che risalgono anche a cento o più anni fa, in quanto molti usi attuali trovano la loro giustificazione proprio in costruzioni esistenti in passato, rendendo così disponibile un preziosissimo materiale linguistico per chiunque voglia arricchire il proprio lessico quotidiano e anche per chi intenda impreziosire il chioggiotto stesso con nuove produzioni in vernacolo. È più o meno diffusa la consapevolezza che il dialetto oggi si sia molto italianizzato e che, come già notava Lorenzo Padoan agli inizi del Novecento, la tendenza alla perdita di lessico sia andata molto oltre rispetto alla sua epoca".
Parliamo di Chioggia, ma Sottomarina dove si colloca in questa ricerca? Il volume si concentra sul chioggiotto, "ma un ingordo come me non poteva non ricercare anche le varianti dei sottomarinanti: avrei voluto dedicare un altro capitolo a questo ma, a un certo punto, come già raccontavo, mi sono dovuto fermare", spiega Cremona a Il Bo Live. “Sarebbero servite almeno un centinaio di pagine in più”. A tal proposito, soffermandosi, ancora per un attimo, sulla bellezza del confronto e del continuo scambio, nell'introduzione al libro, racconta: "I marinanti parle cossì! Con l’accento su marinanti. Così, e con un lieve tono campanilista che sottolinea e ci tiene a sottolineare un certo distacco dal dialetto parlato nella città di Sottomarina, rispondono i chioggiotti più anziani (e un tempo anche i meno anziani) quando vengono sottoposti alla loro attenzione termini o espressioni dialettali che ritengono non genuinamente locali".
Viene da chiedersi, in chiusura, dove risieda l'essenza e la bellezza profonda e autentica del chioggiotto. "Nel verbo - risponde Cremona, senza esitare -. In questo libro, il capitolo dedicato al verbo è il più lungo, bello, gustoso, saporito, perché è lì che ritrovi il dialetto puro, i modi di dire di tuo nonno. Se l'avverbio è il cassetto dei bottoni, che custodisce piccoli oggetti, o un tavolino su cui sistemare deliziose pastine, il verbo è una grande tavola con ogni ben di Dio per fare una grande abbuffata, è un vulcano, è genesi continua di forme".