SCIENZA E RICERCA

25 mega città producono il 52% delle emissioni di gas serra di tutto il mondo

Sono passati sei anni dagli accordi di Parigi e siamo a pochi mesi dall’importante COP26 che si terrà a novembre a Glasgow. L’obiettivo della COP21, firmato da 170 diversi paesi di tutto il mondo, era quello di limitare l’aumento medio della temperatura globale a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali. Obiettivo che sappiamo essere molto difficile da raggiungere, consapevoli che, analizzando i dati forniti da Copernicus, il 2020 è stato di 0,6° più caldo della media 1981-2010 e ben 1,25 °C rispetto all’era pre-industriale.

I cambiamenti climatici sono un problema a livello globale, come a livello globale sono e saranno le conseguenze. Non tutti i Paesi però si comportano allo stesso modo per quanto riguarda le emissioni di CO2. La Cina è lo Stato che “inquina” di più al mondo, seguita da Stati Uniti ed India.

Uno studio, pubblicato su Frontiers in Sustainable Cities, ha però analizzato più nel dettaglio quali sono le principali città di tutto il mondo ad emettere gas serra, questa volta in generale e non solamente focalizzati sulla CO2. Il primo bilancio globale dei gas serra (GHG) ha dimostrato come solo 25 mega-città producano il 52% delle emissioni di gas serra totali.

25 grandi città del mondo producono da sole il 52% delle emissioni di gas serra globali

Lo studio fa notare che, pur coprendo solo il 2% della superficie terrestre, le città contribuiscono in larga misura alla crisi climatica. A questo bisogna aggiungere anche il fatto che più del 50% della popolazione mondiale risiede nelle città e che queste sono responsabili di oltre il 70% delle emissioni di GHG.

Lo studio ha preso in considerazione diversi inventari delle emissioni di gas a effetto serra a livello di città. “Ad esempio - si legge nell’introduzione -, le caratteristiche delle emissioni di CO2 in 12 megalopoli dell'Asia orientale (in Cina, Corea del Sud e Giappone) sono state identificate incorporando inventari delle emissioni in modelli di mappatura spaziale e poi è stata condotta un'analisi basata anche sugli obiettivi di riduzione dell’anidride carbonica”.

L’analisi ha preso in considerazione un campione di 167 città o aree metropolitane di 53 paesi diversi tra Nord e Sud America, Europa, Asia, Africa e Oceania. La scelta è stata effettuata in base alla rappresentatività delle dimensioni urbane e alla distribuzione regionale.

Come si vede dal grafico sottostante, lo studio evidenzia come le prime 25 città contribuiscano al 52% delle emissioni totali di gas serra. le maggiori emettitrici si trovano in Cina (Handan, Shanghai e Suzhou), Giappone (Tokyo), Russia (Mosca) e Turchia (Istanbul). 

L’analisi però cambia totalmente se si prendono in considerazione le emissioni pro-capite. In questo caso sono le grandi città di Stati Uniti, Europa e Australia quelle che hanno avuto emissioni di gas serra pro capite notevolmente più elevate rispetto alla maggior parte delle aree in via di sviluppo. Anche diverse città cinesi, come Yinchuan, Urumqi e Dalian, hanno avuto emissioni di GHG pro capite che si avvicinano a quelle dei paesi più sviluppati. Questo, secondo lo studio, sarebbe parzialmente attribuibile alla loro rapida urbanizzazione, industrializzazione e dipendenza relativamente elevata dall'energia del carbone.

Analizzando invece le emissioni di gas serra divise per settori, vediamo come il maggior contribuente per quanto riguarda le emissioni sia il settore della “stationary energy”, cioè quello che comprende tutti i combustibili fossili (gas e carbone) utilizzati nella generazione elettrica e nella produzione diretta di calore industriale, nonché l'energia geotermica.

I dati in questione si riferiscono al 2012 e coinvolgono 109 città in totale, quasi metà delle quali aveva emissioni di “stationary energy” che rappresentavano oltre il 70% delle loro emissioni totali di GHG. Questo significa che la maggior parte di queste città può ottenere progressi significativi nella riduzione dei gas a effetto serra solo nel caso riuscisse a ridurre  le emissioni derivanti da questo settore. In particolar modo vediamo come l’impatto maggiore sia nelle città cinesi come Shanghai, Suzhou, Dalian, Handan e Tianjin. Una grossa differenza se prendiamo in considerazione altre grandi città, come ad esempio Belo Horizonte in Brasile che ha avuto il 25% delle emissioni di gas da questo settore.

L’altro settore che contribuisce in modo non indifferente alle emissioni di gas serra è quello dei trasporti. In questo caso in circa un terzo delle città, oltre il 30% delle emissioni totali di gas a effetto serra derivava proprio dal trasporto su strada.

 

Rimane infine da osservare come le emissioni siano mutate nel corso del tempo nelle varie città. 30 di queste hanno ridotto le loro emissioni annuali di gas serra, molte delle quali situate in America ed Europa. Seattle (Nord America), Oslo (Europa), Bogotá (Sud America) e Houston (Nord America) sono le prime quattro città con la maggiore riduzione delle emissioni pro capite, mentre Bogotá è anche la seconda città in termini di riduzione totale.

Le città europee sono tra le più virtuose e dal 2008 al 2016 c’è stata una riduzione di oltre un miliardo di tonnellate di CO2.

Annual change of GHG emission in cities over 2005–2016. 1, Yokohama; 2, Vancouver; 3, Stockholm; 4, Paris; 5, Sydney; 6, San Francisco; 7, Milan; 8, Barcelona; 9, Boston; 10, New Orleans; 11, Austin; 12, Washington, DC; 13, Copenhagen; 14, Athens; 15, Los Angeles; 16, Durban; 17, Toronto; 18, Chicago; 19, Chennai; 20, Philadelphia; 21, Oslo; 22, New York City; 23, Seoul; 24, Seattle; 25, Houston; 26, Amman; 27, London; 28, Istanbul; 29, Bogotá; 30, Bangkok; 31, Auckland; 32, Melbourne; 33, Cape Town; 34, Buenos Aires; 35, Montréal; 36, Ciudad de México; 37, Venice; 38, Madrid; 39, Lima; 40, Curitiba; 41, Johannesburg; 42, Rio de Janeiro.

La strada da fare per raggiungere gli accordi di Parigi, che significa banalmente cercare di prevenire un futuro indesiderabile dal punto di vista climatico e delle sue conseguenze è ancora molta. Lo studio lo dimostra chiaramente ed è solo l’ultima conferma di ciò.

 

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012