Philippe Daverio (Tania/contrasto)
"Sono ancora convinto che la cultura salverà il mondo". Oggi non si contano gli omaggi, i pensieri, i messaggi commossi, le parole piene d'affetto e stima per ricordare Philippe Daverio, a poche ore dalla sua scomparsa: è morto il 2 settembre, nella notte, a Milano. La sua immagine, il sorriso, le espressioni accompagnate da immancabili occhiali tondi e farfallino, riempiono le pagine di giornali, dei siti dedicati all'arte e alla cultura, dei social. In tanti vogliono ricordarlo.
Nato a Mulhouse, in Francia, il 17 ottobre 1949, da padre italiano e madre francese, era storico dell'arte, docente, saggista, affascinato dalla televisione e poi anche dalla politica. Autore di libri di successo (tra i tanti, La mia Europa a piccoli passi, Il museo immaginato, L’arte di guardare l’arte), collaboratore per importanti riviste, recentemente direttore scientifico di Art e Dossier, era stato inviato di Art'è, alla fine degli anni Novanta, e aveva poi condotto trasmissioni come Art.tù e soprattutto, per una decina d'anni, a partire dal 2002, l'indimenticabile Passepartout, su Rai 3. Mancheranno la sua sconfinata cultura, l'ironia, il suo stile raffinato e stravagante, quel suo modo unico di raccontare l'arte come una avventura, una favola, una magia capace di lasciare lo spettatore sempre a bocca aperta. Si chiama divulgazione: lui riusciva a dare un senso pieno e concreto a questa parola.
"Amico mio... il tuo silenzio per sempre è un urlo lancinante stamattina", ha scritto la regista e direttrice del Teatro Franco Parenti Andrée Ruth Shammah, su Instagram, già questa mattina, rendendo pubblica la notizia della sua scomparsa. Parole di dolore condivise anche dal Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini, che scrive: “Intellettuale di straordinaria umanità, un capace divulgatore della cultura, uno storico dell’arte sensibile e raffinato. Con sagacia e passione, ha accompagnato le italiane e gli italiani nell'affascinante scoperta delle architetture, dei paesaggi, dell’espressione creativa, degli artisti, delle fonti del nostro patrimonio culturale. Tutto questo era Philippe Daverio, un uomo di cui ho sempre apprezzato la grande intelligenza e lo spirito critico e che già manca a tutti noi”.