CULTURA
Alessandro Robecchi e Desnos: nuove avventure di Carlo e Flora a Milano
I tetti di Parigi
Il surrealismo nasceva più o meno di questi tempi cento anni fa, a Parigi. Era un movimento di artisti, un po’ in tutti i campi della ricerca di bellezza, poesia pittura fotografia letteratura scultura cinema. Volevano essere quella nuova avanguardia che aiutava finalmente a rivelare aspetti profondi della psiche umana, l’irrazionale o il sogno o l’implicito, altrettanto reali e forse “sopra” il reale fisico. Sulla scia di precedenti spunti tratti da Freud e Apollinaire, il poeta e principale esponente André Breton lo definì come “automatismo psichico nel suo stato puro, con il quale ci si propone di esprimere - verbalmente, per mezzo della parola scritta, o in qualsiasi altro modo - l'effettivo funzionamento del pensiero”. Un manifesto fondativo fu poi stilato nel 1924, il Manifeste du Surréalisme. Fin dall’inizio e per almeno un decennio, il giovanissimo francese Robert Desnos (Parigi, 4 luglio 1900 - Terezín, 8 giugno 1945) fu uno dei più attivi componenti del gruppo, un artista militante, il poeta resistente del surrealismo europeo.
Desnos non è molto noto in Italia, poche delle sue opere sono state tradotte. Eppure, fu vivacissimo protagonista della vita parigina degli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Di padre benestante, crebbe nella zona di Saint-Merri nel centrale IV° Arrondissement e pubblicò le prime poesie già a 17 anni, poi articoli giornalistici, esperimenti letterari sotto ipnosi, versi osceni o folli a seguito di amori rocamboleschi ed esperienze di oppio. Nel 1932 avviò un’inedita carriera radiofonica, innanzitutto con la realizzazione del feuilleton Fantômas (1932), poi con il successo di svariate pubblicità e innumerevoli altre trasmissioni, in parallelo con l’attività giornalistica cartacea. Sono tanti gli episodi rimarchevoli della biografia, amori celebri, chiacchiere ed eventi in circoli intellettuali, l’impegno antifascista (e antistalinista), anche con solidarietà internazionali. Nel febbraio 1944 venne arrestato dalla Gestapo, morì in campo di concentramento. Oggi testi e spunti dell’esuberante biografia emergono pian piano al passato imperfetto (orme dell’autore) in un romanzo di tutt’altro genere: Alessandro Robecchi, Flora, Sellerio Palermo, 2021, pag. 368 euro 15.
Ripercorriamo la trama in pillole: a luglio 2021 due strani personaggi, Corrado Stranieri e Caterina Bassini, hanno deciso di richiamare l’attenzione in Italia su Desnos, conseguentemente pianificano per anni il rapimento di una star televisiva, la Flora del titolo del romanzo, pensate a una delle poche illustri conduttrici televisive dei grandi canali di oggi. Inevitabilmente, verranno coinvolti alcuni dei personaggi seriali dello scrittore milanese, giunto all’ennesima avventura del suo protagonista Carlo Monterossi in romanzi e racconti. Il nuovo successo inizia con l’ultimo scambio di battute fra i due futuri rapitori, appena prima che passino all’azione. Poi la scena si sposta a Milano e i due percorsi resteranno intrecciati fino alla fine, da una parte Desnos e i suoi artigianali epigoni che a Milano agiranno, dall’altra il cinico mondo della televisione e del potere italiano alle prese con un inedito crimine.
Katia Sironi è l’agente di Carlo, ha un aspetto monumentale ed è padrona delle clausole, dei contratti, delle percentuali, delle scartoffie che hanno consentito a lui, autore chic e creatore del seguitissimo vergognoso programma televisivo Crazy Love, di godere dei sostanziosi diritti senza più prostrarsi alla corte della Grande Fabbrica della Merda, la Tivù Commerciale. A tarda sera del 7 luglio 2021 lei lo chiama e lo passa a prendere, li ha convocati nella sua splendida villa il dottor Calleri, l’inarrivabile padrone, il Dottore, l’Azionista, il capo indiscusso e indiscutibile, elitrasportato, invisibile, ultra-umano. Insieme al dottor Gatti, responsabile della sicurezza aziendale, fanno loro vedere su uno schermo gigantesco, il breve video durante il quale Sua Maestà Flora De Pisis, la famosissima amatissima conduttrice (otto milioni di fedeli spettatori ogni mercoledì), annuncia di essere stata rapita e che presto seguirà una richiesta di riscatto, produzione RDP.
Carlo è la persona che meglio conosce Flora, inoltre è in contatto con l’Agenzia di investigazioni Sistemi Integrati diretta dal suo amico Oscar Falcone e dall’ex sovrintendente Agatina Cirrielli: Calleri vuol tenere tutto segreto e ha bisogno di un mediatore, impossibile dirgli di no. Carlo sveglia Bianca Ballesi, le è indispensabile sia in quanto produttrice del programma che in quanto compagna di vita. Guardano e riguardano il video, sembra una cosa professionale, che inevitabilmente deve coinvolgere uno studio vero, macchine buone, banco regia, insomma varie persone. E la stessa Flora appare affranta e disordinata ma pulita e non ostile. Dietro il crimine ci sono due personaggi sconosciuti e ordinati: lui lo prepara da anni, lei lo aiuta operativamente da circa due. Le prime indagini non portano a niente. Poi arrivano due richieste mirabolanti: dieci milioni di euro e un’ora di emissione senza spot su tutte le reti della Tivù dalle ore 21 del 24 luglio. Poco dopo i rapitori stessi rendono pubblico il rapimento. Clamoroso!
Il romanzo risulta un impasto ben riuscito che dà immediatezza e coinvolgimento a ognuno dei quarantadue capitoli. L’autore si e ci diverte rimembrando più volte i falsati casi strappalacrime di Crazy Love. Tutto il romanzo risulta inoltre una bella occasione per scoprire o ritrovare Desnos, Robecchi ce lo presenta in coma il giorno della morte dopo il mattatoio di Theresienstradt e prima del trasferimento delle ceneri a Montparnasse, per poi riscoprirlo attraverso decine di mirabili versi e passaggi surrealisti, dal 1920 con Louise Lame (Yvonne George) in rue des Pyramides alla ricca avventurosa esistenza militante e poetica, un tributo letterario e politico. Oltre che varie strofe e innumerevoli battute, c’è pure un meraviglioso Dylan per ogni bisogno narrativo, e molto altro in sottofondo. Si beve spesso e bene, non solo whisky di costosa qualità, il Sauternes Réserve del 1951 può ingentilire eventuale raffinato foie gras.
Il giornalista (spesso argutamente radicale e satirico) e autore televisivo (con Crozza dal 2007) Alessandro Robecchi (Milano, 1960) continua l’ottima serie metropolitana d’alta qualità, inventando ogni volta notevoli romanzi con differenti impasti culturali storici sociali, densi e appassionanti, emotivamente tesi e ben stesi, ormai sempre più ritmati con matura sapienza. Siamo all’ottava avventura della divertente raffinata epopea monterossiana (2014-2021), ma ogni romanzo costituisce una storia assestante, con accenti specifici sui vari protagonisti e comprimari, autonomi obiettivo letterario e ingegno artistico, una costante attenzione ai meccanismi apparentemente inesorabili dell’ingiustizia sociale. Milano è sempre al centro, tutta Milano, le note zone luccicanti e moderne accanto a tanti quartieri di povera brulicante vita, su cui Robecchi si e ci documenta. All’inizio Monterossi viene coinvolto per caso in vicende criminali (a parte quelle criminogene della tv spazzatura); presto imparano a conoscersi con gli amici bravi strani poliziotti, appaiati o da soli, Carella e Ghezzi; alcuni consolidati fraterni compagni lo aiutano a risolvere la sua quota dei casi, Oscar fin dal principio; Maria lo accompagna sentimentalmente prima di dover partire, poi vieppiù c’è Bianca.
La serie ha avuto notevole successo e presto giungerà in televisione: le riprese sono terminate a luglio, è prevista a inizio 2022 la messa in onda dei primi episodi tratti dalla prima e dalla terza avventura, Monterossi viene interpretato da Fabrizio Bentivoglio. L’esordio in libreria risale quasi a primavera 2014 (Questa non è una canzone d’amore, un occasionale attentato a Monterossi, i campi rom e la speculazione edilizia). Poi i successivi romanzi uscirono regolarmente circa ogni dodici mesi, sempre per Sellerio: Dove sei stanotte (un morto nel bagagliaio di Monterossi il giorno che compie gli anni, l’Expo e l’urbanistica della repressione); Di rabbia e di vento (tortura e omicidio di una escort di lusso dopo aver incontrato Monterossi, bische e moralizzatori immorali); Torto marcio (i due poliziotti alle prese con omicidi e casermoni popolari, Monterossi alle prese con un anello ma li aiuta a scoprire la verità ingestibile dalla giustizia ordinaria); Follia maggiore (qui però ci sono Rossini e l’opera lirica, gli intrecci amorosi, e si può non aggiungere altro); I tempi nuovi (tre casi paralleli e quattro coppie che li investigano a vario titolo, Carella-Ghezzi, Rosa-Tarcisio, Falcone-Cirrielli, moglie Gloria - marito Alberto, con Carlo quasi sempre di mezzo); I cerchi nell’acqua (Monterossi ascolta Ghezzi che racconta, mentre Carella sta altrove sulla cattiva strada, un vecchio giallo investigativo privato e un parallelo noir hard-boiled privato per un Carlo sempre più affezionato).
La narrazione è in terza persona varia, generalmente al tempo presente (con incursioni indietro verso eventi più o meno recenti). In Flora, la trama è ancor più “gialla” e ancor meno “noir” del solito: la doppia coppia dei “nostri” investigatori intorno a Carlo (citati solo una volta i mitici Ghezzi e Carella); la coppia di insoliti pacifici criminali e i loro complici; la stessa Flora dal rapimento in casa nella notte del 5 luglio, quand’era teoricamente in vacanza; personaggi del primo Novecento. Quel che conta sono proprio i tre piani temporali, non c’è solo un luglio lombardo dopo l’epidemia, raccontato al presente; scopriamo la storia precedente di Corrado (comunque si chiami davvero) e il percorso di contatto con Caterina per preparare l’evento con arte e scienza, raccontati all’imperfetto (o trapassato prossimo) e al presente; andiamo molto indietro nel tempo per incontrare i surrealisti in Francia e, in particolare, Desnos. Il romanzo è una buona occasione per conoscere una personalità importante, non la più surrealista, né necessariamente l’artista migliore di un secolo fa. Non si fa storia né biografia, saggiamente. Non c’è un attimo di noia o d’informazione fine a sé stessa. I magnifici versi e le avventure romanzate di Desnos sono azzeccati spunti che incuriosiscono su un passato vivido e tragico e ravvivano il contemporaneo surreale.
Dylan è l’esplicita colonna sonora, si sa, classica. Robecchi e Monterossi conoscono a memoria l’intero menestrello e chiunque l’abbia interpretato, forse (entrambi) in permanente procinto dall’iniziare a scrivervi sopra un colto documentato saggio (specie dopo il Nobel), di lui ricordano e usano mitici versi in ogni contesto assimilabile (a esempio “il mondo è pazzo di giustizia”). Il contesto emotivo implicito è un poco chandleriano, l’enorme area metropolitana milanese-lombarda rispetto a quella immensa di Los Angeles, tutti i personaggi piegati alla contraddittorietà e ambivalenza dei sapiens, sia buoni e cattivi, ovviamente con differenti gradazioni. In ogni narrazione si capisce che tutti hanno-abbiamo o commettono-commettiamo un qualche marcio torto. Sempre e comunque, il ruolo del vero cattivo lo svolge l’informazione, l’ingiustizia del profitto per il tramite di notizie perlopiù falsate, “la Grande Fabbrica della Merda” che non dorme mai, sia gran parte della programmazione tivù sia il combinato disposto dei vari quotidiani. Carlo e Flora tendono a essere due facce coprotagoniste della stessa cinica medaglia.