Mentre per gli esseri umani la pensione rischia di diventare un lusso tutt'altro che certo, il mondo animale si riconferma qualche passo più avanti.
Se ci chiedessero di pensare a un animale avvezzo alla guerra, probabilmente il rumore di zoccoli farebbe capolino nel nostro immaginario. E poi eccolo, un animale alto e fiero che saluta educatamente con un nitrito. Effettivamente i cavalli hanno una lunga storia militare, basti pensare ai vari ritratti dei generali a cavallo, o ai campi di battaglia in cui questi animali perivano a fianco degli umani che con loro avevano combattuto.
In montagna, però, le cose andavano un po' diversamente. Facciamo rewind, e pensiamo a un animale un pochino meno alto ma a suo modo decisamente fiero: non nitrisce, ma raglia altrettanto educatamente. È un mulo, il "parente povero" del cavallo, tanto che nasce proprio dall'incrocio tra un asino stallone e una cavalla. A causa del suo patrimonio genetico, non potrà mai ambire a sua volte alle gioie della paternità, essendo sterile a causa del corredo cromosomico dispari.
Può però rendersi utile in molti altri modi, e proprio per questo è entrato ufficialmente nell'esercito italiano. All'inizio della Prima Guerra mondiale, infatti, c'erano 250 mila asini, molti dei quali periti proprio durante il conflitto. In particolare, venivano usati nel corpo degli Alpini: i muli erano piuttosto bravi a inerpicarsi nei sentieri impervi delle montagne, e avevano una resistenza al peso e alla fatica non da poco, se si pensa che erano in grado di trasportare fino a un terzo del loro peso, il che non è poco se si pensa che alcuni arrivano anche a 700 kg.
Con l'avvento delle nuove tecnologie, però, l'esercito ha deciso di mandarli tutti in pensione nel 1992. Pensione si fa per dire: li ha messi all'asta e tra i convenuti c'erano moltissimi furgoni di macellai. Il destino di molti di loro era già scritto, ma per fortuna qualcuno si è salvato. Iroso, per esempio.
Iroso, con la sua matricola ancora impressa sullo zoccolo (matricola 212 della Brigata Cadore, per la precisione), è l'ultimo mulo ancora in vita ad aver fatto il servizio militare. Ha da poco compiuto quarant'anni, e se fosse un umano sarebbe ultracentenario. Certo, ha qualche acciacco ed è ormai cieco, ma per la sua età è veramente arzillo, e il suo compleanno è stato celebrato con tutti gli onori dal corpo degli Alpini.
A salvarlo dal destino di essere servito in tavola, è stato l'ex alpino Antonio De Luca, che all'asta lo ha comprato per un milione e 250 mila lire. Da allora se ne prende cura, nutrendolo con un mangime speciale creato apposta per lui (gli è rimasto solo qualche dente) e facendolo seguire da un veterinario attento alle esigenze di questo attempato animale. Ogni tanto Iroso viene portato in libera uscita alle cerimonie in cui gli vengono tributati gli onori dovuti.
Un record per Iroso, ultimo mulo alpino, che ieri ha festeggiato i suoi 40 anni, ovvero 120 anni umani! Iroso è un simbolo della storia alpina, un monumento per tutti noi. Nonostante gli acciacchi, ogni giorno si fa una passeggiata nel suo recinto. Auguri Iroso! pic.twitter.com/RVGbYS3xiQ
— Luca Zaia (@zaiapresidente) 2 gennaio 2019
Pensandoci è un vero peccato che Iroso non possa trasmettere ad altri il suo patrimonio genetico: una simile tempra andrebbe preservata. In ogni caso, facciamo il tifo per lui, e gli auguriamo qualche altro anno di serena pensione.