CULTURA

Avorio: il mercato nero e la salvaguardia degli elefanti

L'avorio, ricavato perlopiù dalle zanne dell'elefante, è stato utilizzato dall'uomo fin dall'antichità per la produzione di oggetti d'uso quotidiano, di ornamenti e di manufatti artistici e religiosi. Grazie all'elasticità di questo materiale, la  sua lavorazione è piuttosto facile. Questa proprietà dell'avorio, in aggiunta alla lucentezza e alla versatilità di impiego, ha permesso all'industria eburnea di svilupparsi con esportazioni in tutto il mondo. L'avorio più importante per il commercio è quello proveniente dalle zanne del maschio e della femmina dell'elefante africano e dalle zanne del maschio dell'elefante indiano (la femmina non ha le zanne ndr). La sua preziosità, da cui deriva la nomea oro bianco, lo rendeva adatto alla creazione di doni importanti o di oggetti simbolo del potere. Ancora oggi, possederlo, è una questione di status symbol.

Nel 1989 la Convention on International Trade in Endangered Species (Cites) chiuse il mercato internazionale dell'avorio per la salvaguardia degli elefanti, la cui popolazione veniva man mano decimata per ottenere il pregiato materiale. Nel 1997 e nel 2007, però, la Cites consentì a Sudafrica, Namibia, Botswana e Zimbabwe di disfarsi legalmente degli stock accumulati negli anni, vendendoli al Giappone e alla Cina. Le zanne raccolte in questi paesi, vennero tolte a degli esemplari di elefanti morti per cause naturali e il ricavato delle due vendite venne destinato alla conservazione e protezione dell'animale.

Il commercio dell'avorio e la deforestazione stanno portando l'elefante all'estinzione. Si calcola che circa 20.000 elefanti africani siano uccisi dai bracconieri ogni anno Wwf: https://www.wwf.it/elefante/

Le leggi europee, invece, stabiliscono che l'avorio lavorato acquistato prima del 1947 possa essere comprato e venduto all'interno dell'Ue senza restrizioni. Mentre quello prodotto tra il 1947 e il 1990 possa essere scambiato solo se accompagnato da delle certificazioni. La compravendita di avorio raccolto dopo il 1990, invece, è proibita. Quindi, in Europa, non è richiesta nessuna certificazione che attesti l'età dell'avorio precedente al 1947, solamente la Francia ha introdotto questo requisito per tutti gli oggetti antichi che pesino più di 200 g.

L'avorio in Europa viene venduto sia online che da privati. Molti paesi del vecchio continente hanno le proprie scorte di avorio grezzo (zanne ndr) che risalgono all'epoca coloniale. Il regolamento attuale ne permette il commercio all'interno dei confini europei, ma nel 2017 la Commissione europea ha pubblicato una guida, destinata agli stati membri, per porre fine all'esportazione del materiale grezzo. L'Europea rimane comunque un grande esportatore di avorio lavorato, principalmente verso i mercati asiatici.

Secondo quanto riportato in uno studio di Avaaz in collaborazione con l'università di Oxford, le concessioni della Cites e le politiche europee avrebbero dato l'opportunità ai bracconieri di sviluppare un mercato nero dell'avorio, i cui prodotti potevano e possono essere immessi in commercio facendoli passare per avorio legale. Negli ultimi anni, inoltre, come riportato dal Wwf, il commercio illegale di avorio in Africa avrebbe finanziato le attività criminali di bande armate, gruppi terroristici e l'acquisto di armi usate in guerriglie locali.

Nel 2016 l'Unione internazionale per la conservazione della natura ha approvato una risoluzione che chiedeva la chiusura di tutti i mercati nazionali dell'avorio. Quell'anno la Cites ha cambiato la propria posizione sul commercio interno di avorio, che contribuirebbe all'aumento del bracconaggio, chiedendo anch'essa la chiusura dei mercati. Hong Kong, il più grande mercato al mondo di avorio, nel 2018 ha votato per eliminare gradualmente il commercio legale nei tre anni successivi. Nel 2017 la Cina ha vietato il commercio di avorio e di prodotti in avorio, eccezione fatta per gli utensili classificati come "autentici oggetti d'antiquariato". Gli Stati Uniti hanno implementato un divieto aggiornato ai sensi dell'Endangered Species Act, che, di fatto, mette al bando la maggior parte del commercio di avorio limitando le importazioni, le esportazioni e le vendite attraverso i confini statali. Il Regno Unito ha deciso di adottare un divieto quasi totale che proibirà le vendite interne di avorio, nonché l'importazione e l'esportazione di avorio in vendita da e verso il Regno Unito (compresi gli scambi con altri paesi dell'Ue), con delle rare eccezioni, come il commercio di strumenti musicali contenenti avorio e la vendita di avorio ai musei.

Il World Wildlife Crime Report: Trafficking in protected species, 2016 del United Nations Office on Drugs and Crime affermava che la maggior parte dei rifornimenti di avorio provenissero da paesi in pace, come la Repubblica Unita di Tanzania. Secondo gli studi allora condotti, basandosi sull'Elephant Trade Information System (Etis), che si occupa di tracciare il commercio illegale di avorio e di altri prodotti derivati dall'elefante, il più grande mercato nazionale destinatario delle spedizioni di avorio rilevate era la Cina. Stando a quanto riportato dal World Wildlife Seizures report, sul periodo 2004 – 2015, il secondo paese maggior destinatario di spedizioni d'avorio era la Malesia, le cui autorità, però, dichiaravano che il 60% del peso dell'avorio arrivato nel paese fosse destinato alla Cina. La regione del Sud-est asiatico era destinataria del 39% dell'avorio esportato, la Cina del 40%, per un totale del 79% delle spedizioni registrate nel database World Wise.

Il divieto messo in pratica dalla Cina alla fine del 2017 ha avuto degli effetti positivi. Secondo degli studi rilasciati dal Wwf e da Traffic, l'intenzione di comprare l'avorio nel paese si sarebbe ridotta di quasi la metà, al 26%. Tuttavia ci sono ancora delle preoccupazioni per quanto riguarda la possibilità di introdurre avorio illegale attraverso i paesi confinanti, come il vicino Vietnam. Inoltre, l'attuale legge fornisce la scappatoia dell'avorio antico, che può essere venduto tramite aste. Nel 2018 le autorità hanno controllato 17 mostre pre-asta nelle città di Pechino, Shanghai, Suzhou e Nanjing, constatando la mancanza della documentazione necessaria alla vendita e hanno confiscato 219 lotti di oggetti in avorio di elefante, che erano parte di 7 di queste mostre.

Oggi le due aree che si trovano nel mirino degli attivisti sono il Giappone e l'Europa. Il primo, secondo Ivory Towers, un report di Traffic e del Wwf che riporta i risultati di indagini condotte tra maggio e settembre 2017, è uno dei maggiori mercati mondiali d'avorio ed è sede di un'industria attiva di lavorazione del materiale. Inoltre, avrebbe delle riserve proprie di zanne. Ivory Towers parla di un trend crescente del mercato interno, nutrito anche dal turismo. Nel mercato nero le zanne di elefante possono arrivare a costare fino a 10mila euro e 2,42 tonnellate di avorio sono state sequestrate tra il 2011 e il 2016. A partire dal 1 luglio 2019, il Giappone ha provato a migliorare la regolamentazione del proprio mercato interno, stabilendo che chi desidera vendere delle zanne di elefante debba registrarle e dare prova della loro età con la datazione al carbonio, per evitare che entrino nel paese zanne acquistate dopo il 1990. Tuttavia, questo requisito si applica solo alle zanne registrate dopo il 1 luglio, non alle tonnellate di avorio accumulate precedentemente né alle zanne tagliate o all'avorio lavorato.

Le leggi europee, come già detto, offrono una grande scappatoia per l'immissione nel mercato di avorio illegale. L'indagine del 2018, condotta da Avaaz e dall'università di Oxford, si è proposta di testare col metodo del radiocarbonio degli oggetti acquistati nel vecchio continente, etichettati come antichi, cioè risalenti a prima del 1947. Il risultato, pur essendo relativo per via della diversa quantità di oggetti reperiti nei diversi paesi, è stato di 81 oggetti illegali sui 109 campioni presi in esame. La pressione sull'Ue affinché migliori la propria regolamentazione sul commercio d'avorio è sempre più forte. Gli attivisti chiedono il divieto totale del commercio del materiale, come unica soluzione per salvare l'elefante dall'estinzione.

Unlike cocaine or heroin, there is an absolute limit on the amount of ivory that can be produced, so there is a danger of a vicious cycle ensuing, where each elephant poached increases scarcity, and thus the incentives for poaching another World Wildlife Crime Report 2016

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