SOCIETÀ
Aziende "criminali": la presenza delle organizzazioni mafiose in Veneto
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"Bisogna cercare di sconfiggere, combattere ma soprattutto capire che cos’è il fenomeno mafioso”. Con queste parole il professore Antonio Parbonetti ha illustrato, alla presenza dall'europarlamentare Sabrina Pignedoli e del presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra, una nuova ricerca che analizza il fenomeno delle “aziende criminali” nel Nord Italia.
La premessa che bisogna fare, prima di focalizzarsi sui numeri e sui dati, è che ricerche di questo tipo inevitabilmente tendono a sottostimare il fenomeno. L’analisi infatti non può che essere effettuata partendo dal lavoro precedente della magistratura e quindi basandosi su ordinanze e sentenze. I dati emersi dal lavoro del gruppo di ricerca del prof. Parbonetti partono poi da un’altra premessa, ma questa volta metodologica. Come dichiarato dallo stesso autore “le organizzazioni mafiose sono delle vere e proprie organizzazioni. Questo significa che hanno una regia ed una struttura organizzativa tanto precisa quanto complessa al suo interno. Quando noi analizziamo queste organizzazioni dobbiamo sempre partire da questa premessa”.
Facendo così infatti si intuisce come queste organizzazioni possano alterare il normale andamento dell’economia di un determinato luogo. Le organizzazioni mafiose influiscono principalmente sulla concorrenza ed è acclarato che, una volta che intervengono le forze dell’ordine, l’economia si sanifica e cala l’evasione fiscale. L’idea di fondo della ricerca quindi è molto semplice. Sono state prese le sentenze per mafia che hanno coinvolto tutto il centro-nord Italia e il gruppo di ricerca ha guardato se le persone condannate per mafia erano azionisti o possedevano quote di srl o spa o se erano amministratori di società.
Si è scoperto che le mafie non sono “altrove”, non lo sono in nessun luogo d’Italia. Si stima infatti che un 6-7% delle società di capitali nel solo Veneto siano legate in qualche modo ad una persona coinvolta in un’inchiesta di mafia. Se a questo aggiungiamo che negli ultimi due anno le interdittive antimafia in regione sono cresciute del 471%, capiamo che la situazione non è di quelle su cui sorvolare.
Le aziende in cui c’è una presenza delle mafie sono quasi 8mila, 4.159 delle quali con sede nel Nord Italia. “Questa è la punta dell’iceberg - ha dichiarato il prof. Parbonetti - perché ci sono società che nonostante l’obbligo non presentano il bilancio. La stessa cosa vale per le ditte individuali, le quali però non hanno l’obbligo di presentarli. Questa quindi è solo la punta dell’iceberg che riguarda ciò che è studiabile, consapevoli del fatto che dalle ordinanze emerge circa un 30% di aziende che non presentano bilancio”. È da segnalare poi, per completezza d’informazione, che per quanto riguarda il Sud Italia ci sono diverse zone di cui i dati erano mancati, motivo per cui il risultato è per forza di cose ulteriormente sottostimato.
“ Il 7% delle società di capitali nel solo Veneto sono legate in qualche modo ad una persona coinvolta in un’inchiesta di mafia
Ma di che cosa si occupano queste aziende? Guardando i dati vediamo una presenza rilevante del settore agricolo, del commercio e delle attività professionali. L’edilizia, con un 8% circa, è solo al quarto posto a livello nazionale. La situazione però varia molto se si guarda al singolo Veneto. Nella regione infatti quasi tre aziende “criminali” su dieci lavorano nell’ambito edilizio, seguite dalle attività immobiliari (14,8%) dal commercio (14,3%) e dalle attività manifatturiere (11,6%). Da non sottovalutare poi, il dato che riguarda le società di servizi di acqua e rifiuti che comprendono il 3,7% delle aziende “criminali” in Veneto.
Su questo tema nel novembre scorso sono arrivate anche le prime condanne che hanno riguardato un ex presidente dell’Amia, cioè della società di raccolta rifiuti di Verona. Nelle motivazioni della sentenza di primo grado il quadro emerso sembra essere chiaro. Secondo il gup infatti, ci sarebbe stato un “evidente asservimento della funzione pubblica”. L’ex presidente della società si sarebbe fatto corrompere con 3 mila euro svendendo il proprio ruolo per fornire ad un direttore di un istituto cittadino tutte le modalità con cui di fatto poter vincere una gara d’appalto pubblica per dei servizi di formazione. L’inchiesta in questione è partita dall’Operazione Isola Scaligera che riguardava delle ‘ndrine ‘ndranghetiste oramai presenti in pianta stabile a Verona.
L’importanza del settore riguardante il servizio acqua e rifiuti è da analizzare più in profondità. Dall’inchiesta Isola Scaligera sappiamo molto, ma quello che emerge dallo studio dell’università di Padova conferma ancora una volta chele aziende “criminali” drogano l’economia di un territorio. È vero che in Veneto riguardano solo il 3,7% della totalità, ma concentrano ben il 26,7% di liquidità totale.
Allo stesso tempo poi, sono le aziende con più debiti (30,6%). Questo significa che quello del servizio di acqua e rifiuti è un settore su cui bisogna prestare la massima attenzione. Non è da meno l’edilizia che, come abbiamo visto prima, rappresenta quasi tre aziende “criminali” su dieci. Questo settore poi, concentra il 22,1% del totale della liquidità, rappresentando anche il secondo settore per debiti in Veneto (30,4%).
“ Le mafie non sono "altrove"
Nella regione poi vediamo come gli investimenti siano in linea con le aziende ma la liquidità sia solo al 7,8%. Questo significa che i ricavi di queste aziende non rimangono in Veneto ma vanno altrove. Su questo punto il prof. Parbonetti è stato molto chiaro: “Le mafie non portano investimenti - ha dichiarato -, distruggono l’economia e dove viene tolta un’azienda legata alla criminalità organizzata quelle sane aumentano la produttività, gli investimenti e cala l’evasione fiscale. Vedere un centro commerciale aperto e con magari la presenza di posti di lavoro fa pensare che le mafie investano, ma nel lungo periodo si vede come questo non è vero. A lungo andare altre aziende sane chiudono, non possono partecipare a bandi di gara, non possono continuare a lavorare con conseguenze sia economiche che lavorative. È un aspetto più difficile da vedere ma oramai chiaro ed acclarato”.
Anche il senatore Nicola Morra, presidente della Commissione Parlamentare Antimafia ha ringraziato lo studio dell’università di Padova, ribadendo che “è fondamentale ragionare su un dato principale: le mafie sottraggono libertà”. Le mafie non sono “altrove”, sono ben inserite anche in un territorio apparentemente sano ma sappiamo che, anche dal solo punto di vista economico, sono un fattore di rischio importante per la società. Le aziende “criminali” hanno un ROA (return on assets) negativo, drogano l’economia, abbattono la concorrenza e fanno crescere l’evasione fiscale. Le mafie, come ha dichiarato il prof. Parbonetti in chiusura del suo intervento “sono portatrici di un disegno, di una visione cdi società. È anche per questo che bisogna combatterle perché rappresentano anche un a limitazione alla libertà anche in ambito economico”.
Intervista al prof. Antonio Parbonetti nell'ambito del format "Spieghiamo le mafie"