SOCIETÀ
Cambiamento Climatico: intervista a Zion Lights portavoce ufficiale di Extinction Rebellion U.K.
di Mirella Orsi
Nell’ottobre del 2018, il report della Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite avvisava il mondo che per fermare la catastrofe climatica restavano solo 12 anni. Alcuni giorni dopo, un gruppo di attivisti ambientali aveva organizzato un incontro a Londra per annunciare una “Dichiarazione di Ribellione” contro il governo del Regno Unito. Quella mattina del 31 ottobre, gli organizzatori, si aspettavano un paio di centinaia di persone, ma quel giorno, a Parliament Square, la piazza antistante il parlamento Britannico, si riunirono quasi millecinquecento attivisti e nasceva ufficialmente Extinction Rebellion.
Oggi, questo movimento ambientalista, nato poco più di anno fa nel Regno Unito, ha una valenza internazionale e conta gruppi locali in ben 72 paesi del mondo. Ho incontrato Zion Lights, portavoce ufficiale di Extinction Rebellion U.K. ed editore della loro rivista The Hourglass, per scoprire di più su questo gruppo ambientalista che tenta di fermare la catastrofe climatica attraverso la disobbedienza civile non violenta.
Zion, come è nato Extinction Rebellion?
Il progetto è un’idea di Roger Hallam, Gail Bradbrook e di altre persone già coinvolte in un'altra organizzazione ambientale chiamata Rising up. Le notizie sempre più allarmanti su inquinamento, cambiamento climatico e perdita di biodiversità hanno fatto emergere la consapevolezza che per evitare un estinzione di massa e ridurre al minimo il rischio di collasso sociale occorreva agire subito e fare qualcosa di diverso.
Perché avete deciso di chiamarvi così?
Il nome è stato un’idea di Simon Bramwell e indica che non ci consideriamo un movimento di protesta ma un gruppo che si ribella al governo Britannico. Il nostro governo, come i governi di tutto il mondo, ha permesso che ci ritrovassimo in questa situazione, loro non ci hanno protetto. Noi crediamo fermamente che le leggi attuali non sono adatte a proteggerci da questa emergenza climatica.
Se la politica e le leggi attuali non funzionano cosa proponete di fare?
Il movimento ha 3 richieste principali: vogliamo che il governo dica la verità e dichiari lo stato di emergenza climatica ed ecologica, chiediamo la riduzione a zero delle emissioni di gas serra entro il 2025 e, infine, chiediamo che venga abbandonato questo sistema politico che riteniamo il primo responsabile della situazione in cui ci troviamo. Noi crediamo in un modello alternativo che permetta ai cittadini di riacquistare il controllo. Vogliamo l’istituzione di assemblee cittadine che, dopo aver ascoltato il parere degli esperti, possano decidere, attraverso una democrazia diretta e partecipativa, le misure necessarie per far fronte a questa emergenza. Questo modello, non quello attuale, rappresenta per noi la vera democrazia.
Ci sono migliaia di persone coinvolte nel vostro movimento in ogni parte del mondo, chi sono i “Ribelli”?
I nostri gruppi sono formati da persone molto diverse tra loro, insegnanti, avvocati scienziati e medici. Ci sono poi tantissime donne, forse perché sentiamo che proteggere il pianeta significa proteggere i nostri figli. Abbiamo un medico molto attivo nel movimento, ha lasciato il suo lavoro e uno stipendio da capogiro perché non sopportava più vedere l’impatto fisico ed emotivo dell’emergenza climatica sulla popolazione. Proprio per questo motivo, adesso questo medico cerca di educare le persone a difendersi dai danni dovuti al cambiamento climatico.
Alla base del vostro movimento, c’è una serie di scelte volte a massimizzare le possibilità di successo, come ad esempio, la scelta di non essere violenti, ma come vengono decise le azioni?
I gruppi locali funzionano in modo indipendente, finché rispettano il nostro codice di 10 punti, possono fare qualsiasi cosa. I gruppi sono spesso formati da persone che non hanno mai fatto gli attivisti nella loro vita, a volte sono gruppi molto piccoli, ma certamente uno dei punti di forza delle nostre azioni è la creatività. Noi cerchiamo di inviare un messaggio chiaro e diretto come nel caso della Brigata Ribelle Rossa che rappresentano il sangue e la morte. Tra le nostre prime azioni, abbiamo celebrato il funerale della natura, sapevamo che con questa azione inviavamo un messaggio chiaro ma francamente non pensavamo di suscitare tutto questo clamore mediatico.
Che rapporto avete con la scienza e gli scienziati?
Abbiamo molti scienziati, medici e accademici dalla nostra parte, questo per noi è molto importante e in realtà, anche Roger Hallam e Gail Bradbrook sono accademici. Esiste il gruppo ”Scientists for Extinction Rebellion”, sono molto attivi e hanno fatto diverse azioni di successo come “Listen to the Science” dove invitavano le persone ad ascoltare cosa dice la comunità scientifica.
Sul vostro sito c’è scritto: “Il tempo del negazionismo è finto”, eppure i negazionisti ci sono, secondo lei perché?
Spesso le persone hanno paura del cambiamento climatico e negarlo le fa sentire più al sicuro, credo ci voglia coraggio per accettare cosa sta succedendo. I governi, invece, se non negano apertamente il cambiamento climatico, decidono semplicemente di disinteressarsi alla questione. Alla classe politica attuale manca una reale comprensione degli aspetti scientifici del problema, per non parlare del fatto, che si ostinano a non voler ascoltare cosa dicono gli scienziati.
C’è chi sostiene che siete solo pieni di rabbia, cosa ne pensa?
Credo che siamo molto più tristi che arrabbiati. Sono più di 20 anni che sappiamo del riscaldamento globale e delle sue conseguenze, io stessa ricordo di averlo studiato a scuola, ma nessuno hanno fatto niente. Non possiamo più fidarci di chi è al potere perché sono loro che hanno permesso che arrivassimo a questo punto. Guarda cosa hanno fatto al nostro mondo, probabilmente per colpa loro non ci sarà un mondo da lasciare ai nostri figli. Le persone in posizioni di potere hanno forti interessi economici ecco perché attaccano chiunque rappresenti qualcosa di nuovo, come Greta. I governi di tutto il mondo continuano a parlare di tagliare le emissioni ma, allo stesso tempo, pretendono che il sistema economico resti lo stesso, questo non ha senso e tutti sanno che è impossibile. Ci sono brillanti scienziati che hanno proposte, strategie e idee geniali ma nessuno li ascolta, perché loro non ascoltano e quindi devono andare via.
Cosa pensa del fallimento della COP25 e del risultato delle elezioni politiche nel Regno Unito?
Qualcuno si aspettava davvero che COP25 risolvesse qualcosa? Guarda cosa è successo con l'accordo di Parigi. Anche nel caso delle elezioni nel Regno Unito, è stato votato il partito meno orientato verso una politica climatica. La politica come al solito non ci salverà. Ecco perché dobbiamo capire che costruire un sistema migliore non è un’utopia, la storia dimostra che può essere fatto.
Il Regno Unito è l’organizzatore della COP26 in collaborazione con l’Italia, state pensando di fare qualche azione in collaborazione con Extinction Rebellion Italia?
Recentemente, ho avuto il piacere di conoscere la coordinatrice di Extinction Rebellion Italia perché è venuta nel Regno Unito. Non abbiamo ancora deciso di preciso cosa fare ma, sicuramente penso, che dovremmo fare qualcosa insieme per COP26.
Questo è il periodo dell’anno in cui si esprimono desideri per il nuovo anno, Zion se dovesse esprimere un solo desiderio per il futuro quale sarebbe?
Purtroppo, anche se agiamo immediatamente, so che vivremo un periodo in cui le cose andranno sempre peggio, il pianeta continuerà a riscaldarsi e continueremo a perdere biodiversità. Non credo potremo salvare tutto ecco perché, se devo scegliere un solo desiderio, ti dico che desidero di poter salvare almeno qualcosa, anche solo una piccola parte di quello che ci circonda, per poterlo lasciare alle future generazioni.