SOCIETÀ

Che ripercussioni avrebbe sulla salute globale l'addio degli Stati Uniti all'OMS?

In un recente discorso tenuto dalla Casa Bianca, Donald Trump ha annunciato la sua volontà di interrompere i rapporti con l'OMS, pur essendo gli Stati Uniti i maggiori contribuenti dell'organizzazione. Non c'è da stupirsi, quindi, se ora il mondo si chiede quali saranno le conseguenze di questa scelta, fortemente criticata da ricercatori e capi di stato.

Ne abbiamo parlato con il professor Gilberto Corbellini, docente di storia della medicina e bioetica all'università La Sapienza, e direttore del dipartimento di scienze umane del Cnr di Roma.

Quali sono le possibili ripercussioni che avrà sulla salute globale la decisione degli Stati Uniti di interrompere le relazioni con l'OMS? In che misura la capacità di azione di quest'organizzazione mondiale sarà ulteriormente limitata?

“Io penso che gli Stati Uniti non si ritireranno dalla collaborazione con l'OMS, commenta il professor Corbellini. “Quasi tutto fa ritenere che si tratti di una mossa retorico-elettoralistica del Presidente Trump, un modo per distrarre l'attenzione dall'emergenza Covid-19 in quel paese e fare un po' di nazional-populismo. Mi risulta che Trump non abbia l'autorità legale di ritirare gli Stati Uniti dall'OMS e che la legge USA richieda un preavviso di un anno e il pagamento completo di tutti i contributi dovuti prima di ritirarsi. Certo sarebbe un grave danno, visto che gli Stati Uniti concorrono a circa il 15% del bilancio dell'OMS. Le conseguenze potrebbero essere soprattutto sul piano dei finanziamenti alla ricerca medico-sanitaria e alla raccolta e circolazione delle informazioni necessarie per fare prevenzione e controllo. Tuttavia non dimentichiamo che una parte importante di finanziamenti all'OMS viene da enti privati e filantropici statunitensi e non penso che Trump potrà impedire a Bill Gates e alla sua fondazione di dare soldi all'OMS”.

La scelta in questione non rischierebbe, inoltre, di svantaggiare anche gli Stati Uniti, che potrebbero perdere la loro influenza nelle future iniziative sanitarie globali?

“Certamente. Lasciare l'OMS o sottrarre risorse critiche nel mezzo di una pandemia sarebbe pericoloso, in sé, per gli Stati Uniti. Infatti tutto prosegue normalmente. L'OMS sta volgendo un ruolo strategico nella risposta globale a Covid-19, come il coordinamento dei trial clinici per lo sviluppo di farmaci e vaccini. Al di là della crisi attuale, se accadesse, si rischierebbe di mettere a repentaglio l'eradicazione della poliomielite e altre campagne di immunizzazione. Senza tacere il lavoro di prevenzione o controllo delle malattie infettive – che alimenta anche il funzionamento dei CDC di Atlanta – che perderebbe di molta efficacia. Se gli Stati Uniti si ritirassero dall'OMS, non avrebbero più accesso a informazioni sanitarie pertinenti in generale e dovrebbero affrontare le emergenze senza il supporto di una rete mondiale di intelligence”.

Non sarebbero necessari, ora più che mai, un coordinamento attivo e una collaborazione proficua tra tutti gli stati e le organizzazioni internazionali, per contrastare l'emergenza?

“Sì, ma l'OMS dovrebbe ridurre il tasso di politica che ne inquina l'affidabilità e la capacità decisionale, e i livelli di burocrazia che ne minano l'efficienza. Le critiche all'OMS non mancano nemmeno, o forse soprattutto, da parte di chi gli riconosce un ruolo cruciale nell'anticipare e fronteggiare emergenze come quella in corso, e tutte le altre che in questo momento non sono più sotto i riflettori mediatici. L'OMS soffre di una cronica carenza di fondi e di una governance dove sono in troppi a credere di comandare”.

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