Cheops nel modulo di trasporto del lanciatore Soyuz. ESA/CNES/Arianespace/Optique vidéo du CSG/J Durrenberger
La sonda spaziale Cheops nei giorni scorsi è stata incapsulata nel modulo di trasporto del lanciatore Soyuz – insieme a un satellite della costellazione Cosmo-SkyMed – pronta per il lancio del 17 dicembre prossimo dalla base spaziale di Kourou, nella Guyana francese. La missione, la prima di classe Small del programma “Cosmic Vision 2015-2025” dell’Agenzia spaziale Europea (Esa), avrà lo scopo di indagare la natura di pianeti extrasolari più grandi della Terra e più piccoli di Nettuno.
“Ci sono pianeti stranissimi – osserva Roberto Ragazzoni, direttore di Inaf-Osservatorio astronomico di Padova –, pianeti intorno a stelle doppie, pianeti che orbitano estremamente vicino al loro sole”. E continua: “Oggi sappiamo che praticamente ogni stella ha verosimilmente una corte di pianeti: noi per ora stiamo scoprendo quelli più facili da individuare per vari motivi, magari perché sono i più vicini, i più pesanti o quelli di dimensioni più grandi. Conosciamo circa 4000 pianeti, una lista destinata a cambiare rapidamente col tempo. Noi dunque stiamo osservando una frazione minuscola dei pianeti a disposizione e sicuramente la loro varietà sarà diversa da quella che ci aspettiamo. Mi attendo sorprese in continuazione”.
L’obiettivo di Cheops sarà non tanto quello di scoprire nuovi pianeti, quanto di determinare le caratteristiche fisiche di corpi già conosciuti con una precisione senza precedenti. E questo si rivela particolarmente importante se l’obiettivo, in prospettiva, è di individuare possibili forme di vita. Se tale è lo scopo, infatti, ci si dovrà concentrare piuttosto sui pianeti di tipo roccioso che possiedono un’atmosfera capace di proteggere la vita stessa. Tra gli esopianeti oggi noti, osserva Ragazzoni, ce n’è più d’uno nella posizione giusta e verosimilmente della dimensione idonea per poter ospitare la vita, ma di quasi nessuno di questi si conosce la composizione chimica nel dettaglio, o quanta atmosfera possieda. Di questi argomenti abbiamo parlato nel dettaglio con il direttore dell’Osservatorio.
Guarda l'intervista completa a Roberto Ragazzoni. Riprese e montaggio di Elisa Speronello