CULTURA

Petrarca e le conseguenze dell’amore

"Cara lettrice, caro lettore, questa lettera è rivolta a te che vivi nel futuro, a te che non conosco e che chiamo «postero». Postero è chi vivrà in un tempo lontano, nella posterità. Hai mai sentito parlare di me? Spero di non risultare presuntuoso, ma io credo di sì. Mi chiamo Francesco Petrarca. Sono stato uno scrittore e uno studioso. Soprattutto, ricordalo bene, sono stato un poeta".

Sono le prime righe di un incipit che consegna la voce direttamente al protagonista di questa storia, senza filtri né intermediari, e poi ne traccia il profilo partendo dai suoi versi di poeta. In Chiare, fresche et dolci acque Petrarca esordisce rivolgendosi a chi legge, accorciando le distanze, creando subito un legame. Il libro di Daniele Aristarco, pubblicato da Einaudi Ragazzi, giunge ora, nell'anno degli anniversari petrarcheschi: nel 2024, infatti, si celebrano i 720 anni dalla nascita e i 650 anni dalla morte di Francesco Petrarca (Arezzo, 20 luglio 1304 - Arquà, 19 luglio 1374). L'obiettivo è lodevole e ambizioso, richiede impegno e una certa dosa di sensibilità letteraria e sentimentale perché, quella proposta da Aristarco, già insegnante, oggi autore di racconti e saggi divulgativi per ragazzi, non è una riduzione e non è una parafrasi, ma un'opera originale proposta come una lettera d’amore, da condividere con giovani lettrici e lettori e, perché no, abbattendo confini e categorie, con un pubblico più adulto desideroso di riaccendere la sete di poesia e illuminare angoli della memoria lasciati nella penombra, per lungo tempo dimenticati.

Dopo l'albo dedicato a Dante e al primo passo nella selva oscura della Divina Commedia, Aristarco attraversa il paesaggio poetico di Francesco Petrarca, facendone piena e felice esperienza: "Chiedo ai ragazzi di dirmi gli autori che preferiscono e mi accorgo che spesso i nomi sono quelli che intercettano a scuola perché, nella maggior parte dei casi, leggono solo lì, in classe, non vivono in contesti dove la lettura viene considerata utile e, quindi, subiscono una sorta di dolce violenza che impone loro di leggere i classici. Alcuni di quegli autori, però, si riescono davvero a incastrare nelle loro vite, stanno esattamente all'incrocio delle loro domande più profonde: i classici parlano a ragazze e ragazzi solo se riescono ad agganciarsi ai loro sentimenti, alle paure, ai sogni. Dante diventa vitale per loro quando giungono alla lettura della sua opera dopo un ragionamento che parte da alcune domande: da dove è partito, che cosa si sta chiedendo? La stessa cosa vale per Francesco Petrarca, un autore che a scuola viene studiato meno rispetto a Dante anche perché, soprattutto con il Canzoniere, tratta uno dei più grandi tabù, l'amore". Un amore, oltretutto, non ricambiato.

I classici parlano a ragazze e ragazzi solo se riescono ad agganciarsi alle loro domande, ai sentimenti, alle paure, ai sogni Daniele Aristarco

"Io non riscrivo i classici ma cerco un aggancio con la curiosità di ragazze e ragazzi: cerco di schiudere delle porte, far intravedere la bellezza, far capire che quella stessa bellezza parla proprio a loro. In questo senso spingo gli autori che mi sembrano più vitali per favorire un approccio individuale e fare esperienza di lettura: nel caso della poesia, si tratta di qualcosa che cambia il corpo, le relazioni, il linguaggio, il modo di stare al mondo. Spesso, a scuola, i poeti vengono fatti a pezzettini e poi antologizzati e, partendo dalle loro opere, vengono poste domande sulla comprensione del testo: io cerco di portare a leggerli senza preoccuparsi troppo del resto, è quella che Borges definisce 'lettura ingenua', prima di tutto, il piacere di vestirsi di quelle parole, per arrivare solo in un secondo momento a fare un'analisi. In un'epoca di profondi cambiamenti, come quella che stiamo vivendo, vorrei far capire che l'animo umano ama e odia alla stessa velocità, che le dinamiche sono sempre le stesse. Naturalmente la società si trasforma, ma l'essere umano conserva un nucleo vitale che, se non trova spazio per esprimersi, soffre. Dunque, le mie non sono mai riscritture dei classici, sono un modo per accompagnare ragazze e ragazzi in quel mondo e lasciare intravedere un po' di bellezza, il motore che li spinge a prendere il libro".

"Ai posteri salute. Avrai forse inteso dire alcuna cosa di me; avvegnachè è a dubitare che un nome, quale è il mio, piccolo ed oscuro sia mai per giungere a lontani luoghi ed a tempi avvenire. E chi sa se non ti prendesse vaghezza di conoscere qual uomo io mi sia stato, o come fossero accolte le opere mie, quelle principalmente di cui t'avrà parlato la fama, ovvero le altre che, di minor conto, appena ti saranno conosciute dal titolo?" Petrarca scrisse davvero una Lettera ai posteri, "in cui si diceva sicuro che il suo nome sarebbe stato ricordato per le opere filosofiche, che di fatto invece non legge più nessuno", spiega Aristarco. "Per questo progetto ho immaginato proprio una lettera ai posteri in cui però Petrarca parla del Canzoniere, che è anche diario di un amore non ricambiato, durato per tutta la vita. Un amore non ricambiato è un campo da gioco enorme per il poeta, perché diventa un'esperienza di autoanalisi, di osservazione reale delle conseguenze dell'amore. Qui Petrarca si racconta, questo mi ha dato la possibilità di lasciar scivolare nel testo serie di informazioni biografiche e di contesto e anche qualche mia interpretazione della figura del poeta. Ho selezionato alcuni componimenti in maniera progressiva, seguendo il percorso di questo amore, e confrontandomi con l'illustratrice Glenda Sburelin per individuare quali si potevano maggiormente prestare a una rappresentazione visiva".

Un amore non ricambiato [...] diventa un'esperienza di autoanalisi, di osservazione reale delle conseguenze dell'amore Daniele Aristarco
L'osservazione di un amore che nasce, si evolve e sopravvive alla morte dell'amata e di come questo amore diventi poesia Daniele Aristarco

L'albo può essere letto in diversi modi: attraverso il testo, attraverso le illustrazioni, attraverso i versi scelti di Petrarca riportati tra le pagine. "Non ho fatto la parafrasi del testo che, oltretutto, nella maggior parte dei casi, si pone al contrario della poesia, nonostante sia molto praticata nella scuola italiana. Lo diceva anche Caproni: la poesia è impossibilità di parafrasi. Ho cercato invece di avvicinare al linguaggio dei ragazzi lo sguardo di Petrarca: l'osservazione di un amore che nasce, si evolve, sopravvive alla morte dell'amata, di come questo amore diventi poesia e di come queste due forze, l'amore e la poesia, siano in grado di svelare alcuni aspetti dell'essere umano".

"Si chiamava Laura. Avevo poco più di vent’anni quando l’ho vista per la prima volta. Dal primo istante ho capito che quella sarebbe stata la donna della mia vita. Subito dopo ho deciso che non le avrei mai rivolto parola. Così ho fatto [...] Le ho dedicato trecentosessantasei componimenti poetici, uno per ciascun giorno dell’anno, più un proemio. Ho cominciato a scrivere di lei qualche tempo dopo averla incontrata e, ancora oggi che sento la fine della mia esistenza avvicinarsi, continuo a ritoccare quei versi. Sono passati quasi quarant’anni anni. Rerum vulgarium fragmenta, così ho chiamato questa raccolta di rime sparse in lingua volgare". Un sentimento mai dichiarato, vissuto intimamente, nel silenzio di una scrittura fitta e personalissima. Quello per Laura è un amore segreto che non ha mai smesso di esistere, un modo di amare di cui ancora oggi molti possono fare esperienza.

"Quando inizio a lavorare a un progetto, raccolgo molte storie e mi capita di leggere in classe, durante un incontro a scuola, alcune pagine di quello che sto scrivendo e poi parlarne insieme - racconta Aristarco -. Nel tempo, mi sono reso conto di quanto il tema dell'amore non ricambiato sia naturalmente un'esperienza che facciamo tutti: talvolta sembra quasi cercato, legato a un momento nel quale è possibile guardare l'amore dall'esterno, come quando a una festa, un po' morettianamente, ci si mette in un angolo a osservare. E si tratta di uno sguardo sulla persona amata che struttura poi un certo modo di guardare le relazioni. Quello che i ragazzi mi hanno consegnato è innanzitutto l'idea che l'amore è un sentimento complesso, sfaccettato e che non ha una sola definizione possibile: ci sono una serie di sentimenti che noi possiamo provare in solitudine ma l'amore coinvolge necessariamente un'altra persona, quindi questo aspetto lo complica ma lo rende anche più potente. Inoltre, c'è una forma di dolore e angoscia, tipica di una certa età, che però è una grande ricchezza e va attraversata: Petrarca ci dà le parole per capire quell'angoscia, per viverla e uscirne arricchiti. La poesia è anche questo: un vocabolario che diventa tuo, un lessico che acquisisci e ti aiuta a capire e vivere meglio quello che provi".

Chiare, fresche et dolci acque, / ove le belle membra / pose colei che sola a me par donna Francesco Petrarca

Infine, viene da chiedersi se, oltre all'amore, che in Petrarca sembra sostenere e guidare tutto, esistano altri temi capaci di attrarre e ispirare le giovani generazioni. "Vi è una certa irrequietudine, che muove e accomuna da sempre i poeti, e che riguarda anche i ragazzi e le ragazze. Spesso, a scuola, i poeti vengono proposti come figure scolpite nel marmo ma la verità è che sono stati esseri umani attraversati da passioni e spesso, in giovane età, hanno dovuto combattere per affermarsi, andando contro il volere di famiglie che per loro avrebbero desiderato altri destini. Fare poesia è qualcosa di concreto, non un moto dell'animo ma uno studio su se stessi e sul linguaggio. Sono tanti gli aspetti che li aiutano ad affrontare l'adolescenza, un periodo complesso e di scelte contrastate". 

E ci sono sguardi e linguaggi che avvicinano i ragazzi ai poeti. "Prendiamo, per esempio, il modo in cui Petrarca descrive il corpo di Laura, un passaggio poco indagato dagli insegnanti. I ragazzi invece possono avere pudori ma, come i grandi poeti, non hanno tabù e con loro si può parlare del corpo svelandone anche aspetti, per così dire, feroci: nei sentimenti c'è anche questo, mai un colore solo e puro. La poesia dà anche la possibilità di confrontarsi con la contraddittorietà dell'essere umano". 

© 2018 Università di Padova
Tutti i diritti riservati P.I. 00742430283 C.F. 80006480281
Registrazione presso il Tribunale di Padova n. 2097/2012 del 18 giugno 2012