SOCIETÀ

Dossier statistico immigrazione: in Italia gli stranieri sono l’8,8% della popolazione

I migranti internazionali, cioè le persone che si sono spostate dalla propria terra d’origine nel 2019 erano arrivati a 272 milioni. Significa che un abitante della Terra su 30 (3,5% della popolazione) è un migrante. Il dato emerge dalla 30esima edizione del Dossier statistico immigrazione del Centro Studi e Ricerche IDOS. Il documento analizza, come ogni anno, lo stato delle migrazioni in Italia e nel mondo e mette in luce come nell’ultimo periodo i migranti siano “cresciuti di 14 milioni ogni due anni (erano 258 milioni nel 2017 e 244 milioni nel 2015) e oggi sarebbero 1 miliardo se vi si includessero anche i migranti interni”. 

Un abitante della Terra su 30 è un migrante

Di questi 272 milioni, quasi 80 sono migranti forzati, un numero raddoppiato negli ultimi dieci anni. E’ come se nel mondo esistesse uno Stato un po’ più grande dell’Italia di sole persone costrette a lasciare la propria terra d’origine per cause di forza maggiore. Il 40% di questi inoltre è composto da minorenni. Sono 26 milioni nel mondo i rifugiati politici mentre 4,2 milioni sono i richiedenti asilo. A chi scappa delle guerre e persecuzioni oramai dobbiamo aggiungere anche i migranti ambientali, che oggi sono 24,9 milioni ma che sono desinati a crescere drammaticamente nel prossimi anni a causa della crisi climatica. Il Dossier stima come nel 2050 i migranti ambientali potrebbero raggiungere, nel caso limite, il miliardo di persone.

Analizziamo però qual è la situazione italiana. Nel 2020 i dati del Ministero dell’Interno ci dicono che sono giunti nel nostro Paese poco meno di 7mila migranti. A fronte di ciò le persone presenti nei centri di accoglienza, a giugno scorso, erano 84.445.

Ad un evidente calo degli arrivi però, è aumentato il numero di stranieri irregolari in Italia. Il Dossier stima come a fine 2018 fossero 562.000, mentre nei due anni successivi “anche per effetto del Decreto “sicurezza” varato in tale anno, sarebbero cresciuti di ben 120-140.000 unità” arrivando ad oltre 610 mila a fine 2019. Il report analizza inoltre come a fine 2020 gli irregolari sarebbero potuti essere oltre 700 mila, “se non fosse intervenuta la regolarizzazione della scorsa estate a farne emergere, almeno temporaneamente, in base al numero di domande presentate, circa 220.500, in stragrande maggioranza dal lavoro in nero domestico e solo in minima parte dal lavoro nero in agricoltura”.

Parlando invece di stranieri regolari, nel 2020 c’è stato un cambiamento da non sottovalutare. Per la prima volta dopo un lungo periodo infatti, la presenza straniera non ha contribuito, o ha contribuito in maniera marginale, ad arrestate il declino demografico italiano in atto dal 2015. Un tema che abbiamo già affrontato è quello della bassa natalità italiana, con un bilancio demografico italiano in netta decrescita. A fine 2019 infatti la popolazione residente in Italia era calata di 189 mila unità rispetto ad inizio 2019, sintomo di un costante cambiamento strutturale del contesto demografico italiano. In cinque anni l’Italia ha perso quasi 551 mila residenti. Una costante degli ultimi anni infatti è che il numero dei decessi supera di molto quello dei nuovi nati. Prendendo ad esempio il 2019 vediamo come ci siano stati 634 mila decessi a fronte di 420mila nuovi nati, il numero in assoluto più basso negli ultimi 102 anni. Un rapporto quindi di 66 neonati ogni 100 morti. 

Cosa c'entra questo con l’immigrazione? C'entra perché negli ultimi anni l’immigrazione regolare è stata un piccolo argine ad un declino evidente. Declino demografico ed invecchiamento della popolazione significa, anche ma non solo, avere meno forza lavoro, meno produzione, meno gente che sostiene un sistema pensionistico già in precario equilibrio. Arginare tutto ciò dovrebbe essere prerogativa di una politica lungimirante.

Ma quali sono le cittadinanze non comunitarie più presenti nel nostro territorio. La comunità rumena è di gran lunga la più presente con, secondo i dati Istat, 1 milione e 200 mila persone. Al secondo posto troviamo le persone provenienti dall’Albania, poi quelle nate in Marocco, in Cina ed in Ucraina.

C’è infine chi in Italia c’è, vive, è presente ma in maniera irregolare. Come abbiamo già accennato il numero di stranieri irregolari in Italia è notevolmente aumentato negli ultimi due anni. Secondo il Dossier statistico immigrazione i motivi sono principalmente due: da un lato lo “svuotamento dei centri di accoglienza (i cui ospiti sono scesi da 183.800 nel 2017 a 84.400 a fine giugno 2020, per una fuoriuscita netta di quasi 100.000 persone in appena 2 anni e mezzo)”, dall’altro “un drastico calo della percentuale di riconoscimento delle domande di protezione presentate in Italia (dal 32,2% del 2018 ad appena il 19,7% del 2019, la metà della media europea)”. Due motivi con una causa unica, cioè l’approvazione del ddl 840/2018, cioè il “decreto sicurezza” voluto dall’allora Ministro dell’Interno.

“Due circostanze - si legge nel Dossier -, che concorrono strutturalmente a ingrossare le fila già assai nutrite degli immigrati irregolari nel paese. Nel primo caso, perché molte delle persone estromesse dai centri di accoglienza, dopo il varo del Decreto “sicurezza” del 2018, erano richiedenti asilo e titolari di protezione umanitaria che, dispersisi sul territorio, sono di lì a poco divenuti irregolari sia per le più ridotte possibilità di accedere a una forma di protezione sia per l’impossibilità di rinnovare quella umanitaria; e, nel secondo caso, perché l’aumentata quota di diniegati, congiunta all’alta probabilità di non poterne effettuare il rimpatrio a causa dei limitati accordi di riammissione con i paesi d’origine, destina anche costoro al rilascio sul territorio in una situazione di irregolarità”.

E’ proprio il numero dei rimpatri quello su cui spesso si gioca una campagna politica basata sull’approssimazione. Come dice il Dossier trovare dei veri accordi di rimpatrio con i paesi d’origine è complesso e lo si evince anche dai dati. Dati che però non sono presenti nel cruscotto giornaliero rilasciato dal Dipartimento per le Libertà civili e l'Immigrazione del Ministero dell’Interno e che noi de Il Bo Live eravamo venuti in possesso grazie ad una richiesta FOIA. Nel 2019, al 24 novembre, i migranti rimpatriati erano stato 6.298.

C’è un dato infine che il Dossier mette nero su bianco che fa capire come spesso ci si concentri su un focus per motivi più propagandistici che di interesse pubblico. “D’altra parte - conclude il Dossier statistico immigrazione -, l’enorme scarto numerico tra i meno di 11.500 migranti arrivati via mare nel 2019 e i 261.000 nuovi residenti stranieri provenienti dall’estero dà la misura dell’esagerata sovra-rappresentazione degli sbarchi nei media e nel dibattito pubblico e politico”.

L’esagerata sovra-rappresentazione degli sbarchi, come la chiama il Dossier, influisce però anche sull’opinione pubblica e sull’idea che si ha dello “straniero”. Stranieri infatti, quindi non cittadini italiani, sono anche tutti quei bambini e quelle bambine nate e nati qui in Italia da genitori non cittadini. Nel 2019 infatti gli stranieri che hanno acquisito la cittadinanza italiana sono stati 127.000, ma tra loro sono ancora esclusi i 63.000 nuovi nati in Italia da coppie straniere. Questi rappresentano “il 15% delle suddette 435.000 nascite complessive registrate nell’anno in Italia: neonati che hanno dunque contribuito a incrementare la presenza straniera pur senza essere propriamente “immigrati””.

Una situazione che è dovuta, dice il Dossier, ad “un’anacronistica legge sulla cittadinanza, imperniata sullo jus sanguinis, mai riformata in 28 anni nonostante le numerose campagne e gli innumerevoli disegni di legge (recentemente orientati a uno jus culturae e a uno jus soli temperato) depositati, a tal fine, in Parlamento”.

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