“Nella nostra bella lingua un solo verbo per volare e rubare. Quando volo di notte, ho l’impressione di rubarla”. A scrivere queste parole in una lettera alla amatissima madre è Tonio, cioè Antoine de Saint-Exupéry, l’autore del celeberrimo Il piccolo principe (e, cosa meno risaputa, di moltissimi altri libri), pilota, scrittore e sognatore, così come l’immagina Romana Petri nel suo ultimo romanzo: Rubare la notte (Mondadori, 2023) in lizza per il Premio Strega.
Quella che tratteggia Petri nel suo raccontare è la figura di un uomo bizzarro, la cui principale dimensione di vita è costituita dall’aria e dal deserto, come se solo lì, nell’infinito senza confini, Tonio potesse sentirsi mancare l’ossigeno al punto da inebriarsi di vita. “Quella mancanza di ossigeno [che] dà un’ebbrezza che nemmeno due bottiglie di buon vino rosso francese” e che gli rende affascinante l’idea della morte per acqua, quando invece sceglierà la morte in volo, o nello schianto, come se l’immaginazione fosse resa vivida dall’estremo doverne forse fare a meno.
In un’altra lettera immaginata da Petri e indirizzata ancora una volta alla madre, unico amore indiscusso della vita dello scrittore (molte invece le donne, oltre a una importantissima moglie), Saint-Exupéry dice infatti: “Solo gli aviatori hanno questa possibilità di sopravvalutazione. Ogni cosa vista da qui diventa niente e tantissimo insieme. Ma non so spiegarvelo, bisogna trascorrere quassù tante ore per capirlo”. E mentre era in volo Tonio scriveva, Tonio immaginava, perché – così ce lo racconta Romana Petri, scrittrice che ricostruisce l’immaginario e la spinta intima di uno scrittore – Saint-Exupéry era contemporaneamente e indissolubilmente scrittore e aviatore, anche in guerra. Per lui “scrivere richiedeva la stessa precisione necessaria a un pilota per volare. Una parola di troppo poteva essere pericolosa come un granello di sabbia o una manovra sbagliata” e ancora: “È stato nel deserto che devo aver capito quante poche parole mi servono […] perché i pensieri non usano parole, ma sensazioni, moltissima aria”.
Eppure era lo stesso uomo che faceva l’elenco delle “cose necessarie: Alka-Seltzer, dentifricio, aspirina, sapone da barba, calzini, sigarette”, che faceva numeri di prestigio alle cene, che ha chiesto alla donna che gli piaceva di sposarlo con una frase in calce a un manoscritto corposo, che doveva “contraddire immediatamente chi gli diceva la [sua] opinione ma [che se poi si fosse trovato] un’ora dopo con chi affermasse il contrario, [era] sicuro [avrebbe ricominciato] daccapo a contraddire”.
Non è facile raccontare un personaggio così: mostrarne la coerenza forte all’interno di una vita all’apparenza folle e sregolata. Non lo immaginiamo così, colui che ha scritto il Piccolo principe, un libro ricolmo di saggezza, cui guardiamo (troppo) spesso come fosse in grado di suggerirci soluzioni: “L’essenziale è invisibile agli occhi” viene da lì, dall’uomo, aviatore, scrittore, funambolo che Romana Petri ha sicuramente amato, prima ancora che capito, e non ha voluto mistificare.
“ È stato nel deserto che devo aver capito quante poche parole mi servono Romana Petri su Antoine de Saint-Exupéry