SOCIETÀ

Una certa evoluzione della Terra coi sapiens, festeggiamo la nostra presenza

Quando noi sapiens abbiamo deciso di celebrare la Terra di residenza in una giornata di ogni anno, il 22 aprile, probabilmente perlopiù credevamo di sapere ormai (quasi) tutto del nostro pianeta. Oggi ne sappiamo addirittura un pochino di più: è un luogo vitale da circa quattro miliardi di anni. Dopo miliardi di anni di vita biologica, dopo tante ere senza esseri umani, dopo milioni di anni con specie umane precedenti la nostra, dopo l’ultima parte del recente Pleistocene quando i sapiens si sono aggiunti e hanno convissuto per centinaia di migliaia di anni con altri umani più o meno lontani, dopo poche decine di migliaia di anni quando siamo rimasti gli unici umani resistenti (via via diffusisi ovunque) e, poco dopo l’allontanamento dell’ultimo ghiacciaio continentale e il cambio di epoca in Olocene, quando abbiamo iniziato a stanziarci, allevare, coltivare e a fare tante altre nuove attività crescendo molto di numero, fino ai tanti miliardi contemporanei, tutto conferma che abbiamo la fortuna di vivere in un pianeta vitale.

Sappiamo proprio quasi tutto e pure che da qualche secolo o (forse solo) decennio, attività e prodotti umani sono divenuti così rilevanti e invadenti che l’epoca attuale della vita sulla Terra potrebbe essere intitolata proprio a noi, Antropocene. La Terra si conferma un globale ecosistema biologico in evoluzione e lo rimarrà (almeno per qualche altro miliardo di anni), pur se siamo riusciti a scompaginare vite ed equilibri di tutti gli ecosistemi locali e di quasi tutte le altre specie viventi. La Terra è evoluta ed evolve imperfettamente a prescindere da noi; ogni specie vi coevolve (ne speciano sempre di nuove, se ne estinguono sempre alcune); alcune specie condizionano in vario modo tante altre e gli equilibri degli ecosistemi in cui sopravvivono e si riproducono; la nostra specie da qualche tempo è la più “condizionante”, pur se continua a dipendere dall’esistenza della Terra in cui siamo presenti e ospiti, per come abbiamo imparato a conoscerla scientificamente; c’è ordunque di che festeggiare la nostra presenza in loco, prima e dopo il 22 aprile di ogni anno.

L’Earth Day nasce ufficialmente il 22 aprile del 1970, seppur il concepimento ha radici più antiche e profonde. Già si era accennato alla necessità-opportunità di una giornata mondiale della Terra nel 1962 da parte del senatore americano Gaylord Nelson (supportato dallo stesso Robert Kennedy), anche come risposta alla forte onda giovanile pacifista contro la guerra in Vietnam e al successo del libro della biologa Rachel Carson Silent Spring (Primavera silenziosa), che quell’anno descrisse i danni irreversibili provocati da DDT e fitofarmaci. Una nuova spinta decisiva venne nel 1969 dopo il disastro provocato dalla fuoriuscita di petrolio dal pozzo della Union Oil al largo di Santa Barbara, in California, con il conseguente avvio di proteste generalizzate contro il degrado ambientale organizzate da college e università, il 22 aprile 1970 vi parteciparono almeno venti milioni di americani.

Quello stesso anno venne deciso dall’Onu di ripetere ogni anno una giornata della Terra, precisamente un mese e un giorno dopo l’equinozio di primavera (abbiamo visto qui che il 21 marzo è data inflazionata di celebrazioni:). Nei decenni successivi si sono moltiplicati altri appuntamenti, con il punto di svolta della Conferenza su Ambiente e Sviluppo del 1992, dopo la fine della guerra fredda, con il conseguente tentativo di una serie di accordi negoziali globali, pur se, come scrisse Pietro Greco, già da Rio il 26 giugno 1992, ripetendolo spesso, “la Terra” non si è fermata “a Rio”. Nel 2020 si è poi celebrato con grande articolata partecipazione in tutto il mondo il Cinquantesimo anniversario della proclamazione, dedicato in particolare alle Azioni per il Clima.

Il 22 aprile 1970 vivevano sulla Terra 3 miliardi e 860 milioni di persone, oggi più del doppio, non sappiamo se tutti (vecchi e nuovi) siano davvero coinvolti da una migliore conoscenza di come stiamo vivendo sulla Terra. Certo, dal 1970 è cresciuta sempre più la presa di coscienza dell’inquinamento di aria, acqua, suolo a causa dello sconsiderato uso, consumo e abuso di risorse esauribili e non utilizzabili all’infinito. Non a caso quell’anno uscì fra l’altro il primo dei rapporti sui “dilemmi dell’umanità” del MIT (Massachusetts Institute of Technology) al Club di Roma che, tradotto in italiano, fu il “famoso” I limiti dello sviluppo. Da allora, il 22 aprile è diventata un’occasione particolare per studiare, discutere e agire poi permanentemente tutto l’anno rispetto agli equilibri dell’ecosistema terrestre. È sferico, la curva rotondità nota ai sapiens da oltre duemila anni (per esempio con Eratostene nel mondo ellenico e al-Biruni nel mondo islamico), pur se a lungo sono prevalsi i complottisti terrapiattisti (un numero preoccupante anche oggi, simili ai negazionisti climatici).

La stima più precisa del raggio terrestre medio è di 6.371 chilometri. Ma non è una sfera, sia in parte perché colline, montagne, fosse rendono la superficie un pochino accidentata, minimamente imperfetta, sia soprattutto perché è cicciotella sui fianchi e leggermente piatta in cima e alla base (comunque la si guardi), uno sferoide oblato imperfettopiù precisamente: la distanza tra il centro e la superficie del mare all’equatore è circa 21 chilometri maggiore che ai poli (come aveva già intuito Newton). La Terra non è la stessa da miliardi di anni: segue cicli dei precedenti sistemi fisici che ha intorno, ruota e conosce altri sistemi fisici terrestri, si adatta, evolve proprio in quanto ecosistema vitale in cui ogni vita biologica segue pure evoluzioni, propria e d’ecosistema locale, generale e peculiari. Saperne tutto non sarà mai possibile, però la scienza ci ha aiutato a saperne molto, forse abbastanza. Capirla significa approfondire l’evoluzionismo.

Recentemente due scienziati divulgatori inglesi, Hannah Fry e Adam Rutherford, hanno così scritto la Guida definitiva a (quasi) tutto. Versione breve, traduzione di Andrea Migliori, Bollati Boringhieri Milano, 2022 (orig. 2021), pag. 291 euro 25, cercando di partire dalla “realtà”. Alla realtà interessa poco se fate attenzione o meno alla sua esistenza. Del resto, l’obiettivo principale di quasi tutti gli organismi è sempre stato quello di non morire (almeno riproducendosi) e anche noi umani non veniamo al mondo con la capacità innata di comprendere la realtà che ci circonda, tanto più che pure i nostri sensi ci ingannano in continuazione. Tuttavia, nel considerare non solo ciò che riguardava direttamente la sopravvivenza quanto piuttosto l’intero Universo e il loro posto al suo interno, i nostri antenati si sono smarcati dal resto della natura. Magari guardando con lenti deformanti, riflettendo non benissimo e sbagliando spesso, a livello individuale e collettivo.

Secondo gli autori, i miti che abbiamo inventato per spiegare la natura inesplicabile della natura sono un’infinità. Abbiamo così creato la scienza e la matematica nel tentativo di affrancarci dai limiti della prospettiva umana e di mettere a tacere la parte scimmiesca del nostro cervello, di dotarci della scatola degli attrezzi per antonomasia, piena zeppa di strumenti e idee incredibili, di dispositivi e aggeggi in grado di aumentare le nostre capacità, consentendoci di osservare la realtà con una ricchezza di dettagli sempre più grande e sviluppando concetti fondamentali come quelli di tempo, spazio, spaziotempo, infinito. La stessa scienza ha comunque commesso molti errori e ne commette sempre di nuovi. Facciamo allora il punto su come sappiamo le cose che sappiamo, sulla differenza tra ciò che sembra intuitivamente vero e la verità scoperta dagli scienziati, sulle sviste e i passi falsi che hanno accompagnato la crescita continua della conoscenza: la scienza è anche non sapere e trovare un modo per scoprire.

La matematica Hannah Fry (Harlow, Essex, 1984) e il genetista Adam Rutherford (Ipswich, Suffolk, 1974) sono due notevoli scrittori; a quattro mani ci propongono un bel godibile testo dal titolo ambizioso, una guida (quasi) omnicomprensiva. I capitoli sono nove: Infinite possibilità (sul circolare della conoscenza, dalla biblioteca di Babele di Borges); La vita, l’Universo e tutto quanto (la serie di errori e tentativi dell’evoluzione); Il cerchio perfetto (visto che la Terra è invece uno sferoide oblato); Rock of Ages (dopo Big Bang e sistema solare); Breve storia del tempo (comprensiva della relatività, non solo relativa); Vivere liberi (ci sembra di possedere il libero arbitrio, ma come esserne sicuri?); L’orchidea magica (prima o poi la fine del mondo arriverà, ma non solo le sette cercano di imbrogliarci, anche il nostro cervello tende a fare scherzi); il mio cane mi vuole bene? (forse); l’Universo dal buco di una serratura (la scienza è e sempre sarà l’unico modo per scrivere la guida definitiva a tutto).

Lo stile di Fry e Rutherford è fresco, colloquiale, figlio anche della comune frequentazione televisiva (perlopiù la BBC). Ogni capitolo parte da domande, più o meno semplici e apparentemente banali e continua con risposte che rivelano quanto sia inaffidabile il nostro istinto e spesso meritano ulteriori interrogativi nei vari paragrafi, intervallati ogni tanto da alcune illustrazioni e frequenti box su singoli argomenti. Le note curiose e i (contenuti) riferimenti bibliografici sono in fondo. Nei decenni la giornata del 22 aprile o la settimana che lo comprende sono stati occasione per approfondimenti e sensibilizzazione un po’ in tutti i paesi del mondo; si è visto di tutto per “celebrare” la Terra, convegni e concerti, manifestazioni e mobilitazioni varie, non mancheranno nemmeno ora nel 2023; gli organi di informazione e i social saranno colmi di commenti, ogni rappresentante istituzionale sarà indotto ad aggiungere qualche personale impegno o valutazione. La situazione degli ecosistemi è in genere peggiore che nel 1970, per i cambiamenti climatici antropici globali si sta facendo poco e abbastanza male, ognuno trovi il modo per “festeggiare” l’Earth Day nel modo più allegro e scientifico possibile, domani è un altro giorno della presenza sapiens sulla Terra.

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