CULTURA

La Fortuna di Valeria Parrella: la storia di ciascun uomo

È passato quasi sotto silenzio, l’ultimo romanzo della scrittrice de Lo spazio bianco (da cui invece, per esempio, era stato tratto il pluripremiato film di Francesca Comencini con Margherita Buy), quando invece l’autrice ha riversato molto del suo talento e della sua conoscenza del mondo e della letteratura in quest’ultima, raffinatissima, opera.

“La rotta era facile” esordisce Valeria Parrella ne La Fortuna (Feltrinelli, 2022), dando voce al giovane Lucio, rampollo di una buona famiglia di Pompei, cieco da un occhio, allievo di Quintiliano e letteralmente stregato dal mare. “Andare dove nessuno sarebbe andato”, aggiunge. È quello che fa lei qui, assolutamente incurante – com’è giusto che sia – di quello che possa piacere a chi legge, di quanto mala tempora currunt, di come possa essere sentito lontano ciò che non è immediatamente sotto gli occhi. Parrella va con La Fortuna lì dove probabilmente nessun romanziere avrebbe il coraggio di andare in questo momento. E quel luogo non è l’antichità in sé (Lucio segue l’ammiraglia di Plinio il Vecchio il giorno dell’eruzione del Vesuvio), anzi: è molto di moda ambientare i romanzi nell’antica Grecia o nell’antica Roma (non ha mai smesso di esserlo, forse, ma pensiamo al recente La canzone di Achille di Madeline Miller che tanto piace ai Tiktoker: si tratta della semplificazione di un genere). Parrella invece resta fedele al mondo che illumina, e ne scrive con delicatezza, rispetto e profonda adesione. Parrella diviene Lucio, incontra Plinio il Vecchio, vede Pompei, Roma, gli eventi quotidiani, così come la tragedia che s’imbatte su Pompei, con gli occhi e la cultura di quel tempo (evidenzia Margherita Losacco, docente di filologia greca all’Università di Padova, che il romanzo è ricchissimo di fonti non esplicite) ma l'autrice, da vera romanziera, allo stesso tempo guarda e sente con gli occhi, il cervello e le viscere di oggi.

La Fortuna è il nome della nave su cui Lucio, novello Ulisse, affronta l’eruzione, spronando l’equipaggio, ma la Fortuna è anche il destino su cui ogni uomo, di qualunque tempo, s’interroga. La storia di Lucio è la storia di ciascuno, perché è la storia di un uomo che cerca il suo posto nel mondo: è un’iniziazione alla vita, e alla morte.

A me più che la questione delle imprese” si chiede Lucio nel romanzo “che certo doveva avere una certa importanza nella vita degli adulti, mi interessava quel bacio [della dea Fortuna]. Quel bacio effimero, quel bacio adultero, senza possibilità per me, piccolo uomo, di resistere a una dea che di notte entrava dalla finestra […] Mi chiedevo: Saprò riconoscerla quando verrà? Saprò tenerla con me? Saprò farla felice?

Parrella tradendo – nel senso etimologico di consegnare ad altri – cioè a noi uomini di oggi, i valori di allora (è il 79 d.C.) scava nel profondo dell’animo umano. E resta fedele alla sua vocazione di narratrice dell’interiorità. La abbiamo intervistata

La misura di Valeria Parrella è una misura breve: un marchio di fabbrica, quasi. Perché?

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Valeria Parrella risponde:

Lo spazio bianco. Qual è il valore e il significato del silenzio nella scrittura di Valeria Parrella?

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Valeria Parrella risponde:

Cos’è La Fortuna, fuor di metafora?

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Valeria Parrella risponde:

La rotta era facile. Andare dove nessuno sarebbe andato Valeria Parrella

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