A cosa serve una Giornata mondiale dedicata all’acqua in un mondo in cui la crisi idrica si aggrava anno dopo anno e dove più di due miliardi di persone non possono accedere a un’acqua potabile pulita e sicura? Per comprendere il senso e l’importanza di questa ricorrenza abbiamo intervistato il professor Andrea Rinaldo, docente di costruzioni idrauliche all’università di Padova e all’Ecole Polytechnique Fédérale di Losanna (EPFL), nonché vincitore dello Stockholm water prize, il premio per gli studi sull’acqua più prestigioso al mondo, spesso soprannominato “Nobel dell’acqua”.
“Credo che questa giornata rappresenti un’occasione fondamentale, innanzitutto, per ricordarci che l’acqua è al centro della storia umana”, afferma Rinaldo, citando un celebre verso del poeta inglese Wystan Hugh Auden: in migliaia hanno vissuto senza amore, ma nessuno senza acqua. “Eppure, noi abbiamo decisamente abusato delle risorse idriche, soprattutto a partire dagli anni Cinquanta del Novecento, quando le politiche per lo sviluppo economico e sociale erano incentrate soltanto sull’incremento della ricchezza, senza preoccuparsi invece della sostenibilità”, continua il professore. “Oggi, al contrario, ci si sta rendendo conto della necessità di attribuire un valore reale ai servizi degli ecosistemi; il capitale naturale, in altre parole, inizia finalmente a essere considerato parte integrante dell’economia di un paese”.
Guarda l’intervista completa al professor Rinaldo. Riprese e montaggio di Barbara Paknazar
Per quanto riguarda l’Italia, un problema particolarmente urgente da affrontare nell’ottica della difesa del capitale naturale riguarda la copresenza di piene e siccità, a cui sarà dedicato il convegno organizzato dall’Accademia dei Lincei per la Giornata mondiale dell’acqua. “Si tratta di due fenomeni apparentemente opposti che rappresentano in realtà due facce della stessa medaglia”, puntualizza Rinaldo. “Entrambi, infatti, sono la conseguenza più lampante dei cambiamenti climatici, specialmente alla luce di quanto accaduto nella primavera del 2023. Allora, nel giro di quindici giorni si è passati dalla preoccupazione per la siccità prolungata di fine aprile allo spavento per l’alluvione in Emilia-Romagna a metà maggio, quando l’esondazione del torrente Idice ha causato l’arrivo di migliaia di metri cubi di acqua nella città di Conselice”.
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Insomma, di fronte a un clima che muta così rapidamente, dobbiamo necessariamente cambiare anche noi. A tal riguardo, il professor Rinaldo è intervenuto in più di un’occasione (di recente anche durante una conferenza organizzata dal Rotary Club Padova) sul tema del governo dell’acqua, e cioè sull’insieme di azioni e politiche finalizzate, tra le altre cose, all’ottimizzazione dell’efficienza idrica, alla salvaguardia degli ambienti acquatici e alla regolamentazione dell’uso dell’acqua. Si tratta di questioni importanti che non possono tuttavia prescindere da una riflessione più ampia sulla necessità di promuovere anche una “cultura dell’acqua”, intesa come una comprensione adeguata della profonda relazione tra acqua, ambiente e salute umana condivisa non solo dagli organi di governo, ma anche a livello di comunità.
“Credo che nel nostro paese manchi ancora un’educazione civica incentrata sul risparmio dell’acqua”, osserva Rinaldo. “Si tratta decisamente di un problema culturale: tendiamo a dare per scontate le risorse collettive. È raro, ad esempio, che venga posto l’accento rispetto al costo dell’acqua che esce dal rubinetto di casa, che molto spesso viene mantenuto arbitrariamente basso”.
Il professore richiama inoltre l’attenzione sulle cosiddette strutture invisibili che plasmano il paesaggio naturale. “Pensiamo, ad esempio, a tutti i privilegi consolidati e alle altre sovrastrutture sociali – come le tradizioni locali, le sensibilità collettive, gli ordinamenti giuridici e l’organizzazione politica – che plasmano l’ambiente in un modo più invasivo di quello che pensiamo. Tutte le comunità – specialmente quelle privilegiate – sono tendenzialmente conservatrici, perché vorrebbero mantenere i loro assetti immutabili”. Al contrario, riflette il professore, è fondamentale riconsiderare i privilegi a cui siamo abituati per affrontare seriamente le sfide imposte dai cambiamenti climatici. Per riuscirci, le possibili strade da percorrere sono fondamentalmente due: la mitigazione e l’adattamento.
“L’unica reale soluzione al problema della crisi climatica passa attraverso la mitigazione, ovvero la riduzione degli effetti causati dal riscaldamento globale, che però richiederebbe un accordo mondiale tra i paesi ricchi e poveri del pianeta, che è naturalmente molto difficile da raggiungere”, afferma Rinaldo. “È perciò altrettanto importante concentrarci sull’adattamento. Quando nel maggio 2023 l’Idice è straripato abbandonando completamente il suo alveo, è apparso evidente come, manipolando l’ambiente, abbiamo talvolta creato condizioni di vita pericolose e non sostenibili. L’adattamento, in questo senso, è la strategia che ci consentirebbe – laddove non sia possibile fare diversamente – di essere noi, e non il fiume, a stabilire quali aree saranno sommerse durante un’esondazione di tale portata”.
Come osserva il professor Rinaldo, le competenze tecniche necessarie per implementare strategie di adattamento adeguate esistono da molto tempo. “Pensiamo, ad esempio, alla centenaria tradizione delle bonifiche, che hanno permesso di recuperare una parte importante dei territori da destinare all’agricoltura e allo sviluppo urbano”, spiega il professore. “Le trasformazioni delle aree umide, che si trovavano spesso anche al di sotto del livello medio del mare, sono state possibili proprio grazie a una capillare conoscenza del territorio e delle risorse idriche a disposizione. A Padova, ad esempio, esiste una storica tradizione di grandi opere pubbliche volte alla difesa idrica, tra le quali ricordiamo, in particolare, il canale Scaricatore, che è diventato rapidissimamente un bene di pregio culturale e ambientale. La comunità idraulica italiana è perciò di prim’ordine. La politica, perciò, ha la responsabilità di avvalersi delle conoscenze tecniche e scientifiche a disposizione. Naturalmente è impossibile risolvere in un attimo problemi antichissimi, che ci portiamo dietro da un secolo; in ogni caso, per riuscirci, è necessario prima di tutto essere noi a cambiare”.
“ Thousands have lived without love, not one without water "In migliaia hanno vissuto senza amore, ma nessuno senza acqua". W. H. Auden