Nei primi sei mesi del 2020 in Italia è calato il numero degli omicidi, ma è aumentato quello dei femminicidi. Un report rilasciato dal Servizio analisi criminale interforze del Ministero dell’Interno mette in luce come la violenza di genere sia aumentata durante il periodo di lockdown dovuto alla pandemia. Sono state 59 le donne uccise nel primo semestre del 2020 e, se nel 2019 costituivano il 35% degli omicidi totali, quest’anno l’incidenza si attesta al 45%.
Ma dove avvengono questi omicidi? Restringendo ancora l’analisi si capisce chiaramente e senza possibilità di sbagliare che il 77% degli omicidi sono avvenuti in ambito familiare ed affettivo ed hanno riguardato persone di sesso femminile. Su 69 omicidi avvenuti in famiglia, 53 sono state le vittime di sesso femminile. Una statistica che non lascia spazio ad interpretazioni e che deve far ragionare anche su come il recente periodo di lockdown sia stato un momento delicato anche dal punto di vista della violenza di genere.
“ Sono state 59 le donne uccise nel primo semestre del 2020
Il rapporto annuale rilasciato dall’Istat aveva già messo in luce come “sebbene in generale si osservi un clima familiare sereno e positivo, non va sottovalutata la fragilità di alcune situazioni di fronte alle restrizioni imposte dal lockdown. Per il 9,1 per cento della popolazione, pari a circa 3 milioni di persone, il clima familiare è difficile al punto da generare paura di dire o di fare qualcosa”.
Il 1522
Uno dei pochi strumenti a disposizione di chi era costretta a rimanere in casa con un convivente violento durante il lockdown è stato il numero verde contro la violenza e lo stalking (il 1522) messo a disposizione dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il numero è sempre attivo, anche ora, ed è utilizzabile 24 ore su 24.
Dal 22 marzo in poi il 1522 ha mostrato un incremento esponenziale delle chiamate e delle richieste d'aiuto, per poi decrescere in coincidenza con la Fase 2 e la progressiva e graduale riapertura dal 4 maggio in poi. Il numero delle persone che si è rivolto a questo servizio è stato di 11.920, di fatto quasi il doppio rispetto allo stesso periodo (marzo-maggio) del 2019.
Il report annuale dell’Istat analizza poi qual è la violenza denunciata che per il 51,3% (dato in aumento rispetto al 44,9% dello scorso anno) riguarda una violenza di tipo fisico o psicologico. Inevitabilmente quindi il lockdown ha segregato in casa potenziali vittime di violenza o stalking, tanto da far emergere come nel 48,5% dei casi a chiamare il 1522 siano state vittime coniugate. Non è indifferente però la percentuale di donne single che si è rivolta al numero verde (32,3%).
Aumentano le segnalazioni ma al contempo, durante il lockdown, sono diminuite le denunce alle forze dell’ordine. Da marzo a maggio 2020 infatti si osserva un calo dal 16,6 per cento al 12,9 per cento della quota di vittime che presentano denuncia alle forze dell’ordine.
Il motivo ipotizzabile è sempre quello della non denuncia a causa di pressioni, sia esplicite che implicite da parte del contesto familiare. L’Istat considera questa motivazione per il 27,4% delle non denunce (nel 2019 era del 19,5%), mentre il 13,7% delle donne vittime di violenze, molestie o stalking non avrebbe denunciato per paura di una reazione violenta da parte del carnefice.
“ Nel 48,5% dei casi a chiamare il 1522 siano state vittime coniugate
Il contesto familiare
Fino a qui abbiamo capito come il lockdown abbia purtroppo fatto aumentare i casi di violenza, in particolar modo quella domestica. E’ utile quindi analizzare anche qual è il contesto familiare in cui avvengono le violenze, consapevoli che i dati che fin qui abbiamo divulgato rappresentano solo la parte di vittime che ha trovato il coraggio di chiamare il numero anti-violenze 1522. Come sempre c’è un’altra parte, sommersa, di cui non si può fare un’analisi statistica ma di cui è fondamentale non dimenticarsi.
Il 58,2 % delle vittime, pari a 2.972 casi, si sono rivolte al numero verde dichiarando di aver figli, di cui il 57,2 % minori. In 9 casi su 10, si legge nel rapporto Istat, i minori hanno anche assistito alla violenza e nel 16,7 per cento dei casi hanno dichiarato di essere stati loro stessi vittime.
In 93 casi inoltre, sono stati proprio i figli a segnalare le violenze in famiglia, situazione che durante il periodo di lockdown è notevolmente cresciuta.
Le denunce alle forze dell’ordine
Come abbiamo detto precedentemente, nella fase acuta della pandemia in Italia sono indubbiamente aumentate le criticità familiari e le violenze domestiche ma non le denunce alle forze dell’ordine. Ad aumentare però sono state le chiamate di intervento alle sale operative delle Questure, con 12.579 richieste di aiuto tra gennaio e aprile 2020.
I reati spia
Ci sono poi quelli che il Servizio analisi criminale del Dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’Interno chiama i “reati spia” della violenza di genere, cioè in particolare atti persecutori, maltrattamenti contro familiari e conviventi e violenze sessuali. Durante il periodo di lockdown questa tipologia di reati ha subito una netta flessione, flessione che si è interrotta da maggio in poi.
Una tendenza che, ancora una volta, conferma ciò che abbiamo visto precedentemente analizzando il report Istat. Durante i mesi di lockdown in Italia le denunce per maltrattamenti, violenze e stalking sono diminuite, ma è facile ipotizzabile che ciò non sia stato dovuto ad una reale diminuzione dei reati bensì alla paura, ne è conferma l’aumento delle chiamate al 1522, il numero antiviolenza.