La (tanto evocata) trasformazione digitale si misura solo con il valore degli investimenti o si specchia anche nel contenuto del lavoro svolto giorno per giorno nelle nostre imprese?
Siamo veramente alla vigilia di uno scontro generazionale, che vede i Millennials (Generazione Y) più competitivi degli over 50 (Generazione X e Baby Boomers) e, quindi, preferiti nei processi di reclutamento e selezione o nell’attribuzione delle mansioni?
La polarizzazione del mercato del lavoro (da una parte lavori poveri di contenuto professionale, dall’altra lavori ricchi di contenuto professionale e opportunità) è un’invenzione accademica o si sta verificando? Avere in tasca la laurea dà qualche vantaggio rispetto a chi ha il diploma?
A tutte queste domande ha cercato di rispondere l’Osservatorio Professioni Digitali dell’Università di Padova, in collaborazione con Veneto Lavoro, attraverso una prima indagine che ha coinvolto 300 lavoratori veneti che nell’ultimo anno hanno cambiato lavoro.
"All'interno dell'Osservatorio abbiamo deciso di indagare non le professioni emergenti bensì le professioni consolidate - ha dichiarato Paolo Gubitta, direttore dell'Osservatorio Professioni Digitali dell'università di Padova -, cioè quei mestieri che vengono svolti dalla maggior parte della popolazione in età lavorativa e che necessitano di un'innovazione nei contenuti e nella formazione". Un campione quindi che coinvolge 300 lavoratori veneti nati tra il 1965 e il 1992, analizzando il contenuto del lavoro effettivamente svolto.
"Ci siamo focalizzati su questo campione di popolazione lavorativo per cogliere i cambiamenti in atto nel mercato del lavoro. A questi lavoratori siamo andati a chiedere che cosa fanno concretamente ogni giorno ed in quali attività sono impiegati e quali competenze devono mobilitare per svolgere al meglio il loro lavoro".
I risultati della ricerca
I risultati parlano di un cambiamento in atto, che riguarda principalmente l'ibridazione dei lavori stessi. Ibridazione significa che oltre alle più "normali" competenze richieste, oggi si affiancano anche altre competenze in campo sociale, informatico e digitale. Questo si denota maggiormente nei millennials (o generazione Y, cioè quelli nati dal 1981 in poi), ai quali vengono richieste in media più competenze rispetto agli over 40 in materia di comunicazione digitale, uso di fogli di lavoro e uso di strumenti di comunicazione online.
“ "Ci siamo focalizzati su questo campione di popolazione lavorativo per cogliere i cambiamenti in atto nel mercato del lavoro
"I risultati ci dicono che è in atto una polarizzazione del mercato del lavoro - ha concluso il prof. Paolo Gubitta - che vede da una parte i millennials e dall'altra parte le persone della generazione x. In sintesi il nostro lavoro di ricerca dimostra che i mestieri si stanno sempre più ibridando ed anche per svolgere attività consolidate non basta più essere specialisti ed avere una conoscenza approfondita delle skills di natura tecnica, bensì è necessario trovare le modalità per mettere assieme la tecnica, le competenze di natura informatica, digitale e soprattutto con quelle di natura sociale e relazionale".
La ricerca infine denota come il titolo a studio più alto (laurea) corrispondano anche richieste più frequenti negli ambiti dell'informatica e del digitale. Una ricerca quindi utile a capire come mantenere un lavoro, focalizzandosi sulle necessità richieste di più dalle aziende.
"Questo è il primo lavoro dell'Osservatorio - ha dichiarato Elena Donazzan, assessore all'istruzione, alla formazione, al lavoro e pari opportunità della Regione del Veneto durante la conferenza stampa tenutasi a Palazzo Bo nella mattinata di venerdì -. Qui parliamo del mondo del lavoro reale, e questa ricerca sarà molto utile anche a noi Regione del veneto per capire ed aiutarci a pensare a come eroghiamo la formazione".