Amedeo Modigliani, livornese di nascita e parigino per scelta, è una cometa nel cielo dell’arte contemporanea: il suo passaggio è stato breve, ma luminoso.
Artista brillante, dedica all’espressione artistica la vita intera: fin da giovanissimo, infatti, studia le maggiori opere figurative italiane e straniere; frequenta l’Accademia di belle arti di Firenze, e si misura con i più grandi maestri dell’impressionismo italiano. Nel 1906, poco più che ventenne, si trasferisce a Parigi, che sarà teatro della sua maturazione artistica.
La città è, a quel tempo, il cuore pulsante artistico europeo: vi soggiornano grandi nomi, come Paul Cézanne e Henri Toulouse-Lautrec, e astri nascenti come Pablo Picasso – con il quale Modigliani intesserà un difficile rapporto di amore-odio sul piano professionale.
Frequentando i quartieri di Montmartre e Montparnasse, il giovane livornese riceve molteplici e variegate influenze: tra le tante, ha un grande impatto la conoscenza dello scultore romeno Constantin Brâncuși, da cui mutua un vero amore per il primitivismo e per la cosiddetta “arte negra”, che si riflette nelle opere scultoree create proprio in quegli anni.
Ma il culmine della produzione artistica di Modigliani si realizza nella pittura. Tutte le sue opere hanno un unico soggetto: l’uomo, del quale il pittore aspira a rappresentare non l’aspetto esteriore, ma l’anima. Le donne, in particolare, sono ritratte in qualsiasi foggia e posa, e perfino in scene di nudo, incredibilmente scandalose per l’epoca; ma in queste figure la sensualità, pur presente, lascia il posto ad un’emozione più eterea, quasi astratta.
Amedeo Modigliani, "Jeanne Hébuterne (au chapeau)", 1917
Soggetto dei suoi quadri sono persone reali, i protagonisti della vita parigina di “Modì”; troviamo ritratti amici e committenti, ma soprattutto le sue muse, tra cui la poetessa inglese Beatrice Hastings - con cui ebbe un profondo e complicato legame sentimentale - e il suo grande amore, nonché compagna di vita, Jeanne Hébuterne.
Nel tratteggiare la figura di Modigliani, è infatti impossibile scindere l’artista dall’uomo: a Parigi, egli non trova solamente l’ispirazione artistica, ma anche l’amore, ed è qui che costruisce la sua famiglia (la prima figlia, Jeanne Modigliani, nasce nel 1918). Inoltre, intorno alla sua breve vita, condotta in modo sregolato e bruscamente troncata dalla tubercolosi, sorge presto un alone leggendario: Modigliani incarna perfettamente l’immagine dell’artista bohemien, vissuto per la propria arte e morto in giovane età.
Amedeo Modigliani, Pablo Picasso e André Salmon
Nei decenni successivi alla morte dell’artista, la critica letteraria è stata spesso ingenerosa: in molti gli hanno imputato una sostanziale mancanza di originalità, relegandolo al rango di artista minore. Diversi scandali, inoltre, sono sorti intorno alle sue opere: in più di un caso, infatti, sono stati annunciati ritrovamenti eccezionali, poi rivelatisi nient’altro che falsi – come nel celebre caso della “beffa di Livorno”. Solo negli ultimi anni la sua figura è stata riabilitata, e gli è stato riconosciuto un ruolo di primo piano nell’avanguardia di inizio Novecento, al pari dei grandi della “Scuola di Parigi”: Picasso, Matisse, Chagall e molti altri.
“ Voglio che la mia vita sia un torrente fertile che attraversa la terra con gioia. Amedeo Modigliani
Il centenario della morte – sopraggiunta a Parigi il 24 gennaio del 1920 – è, dunque, un’occasione per gettare nuova luce su una figura tanto nota quanto sconosciuta, al tempo stesso idealizzata e negletta; la città di Livorno, luogo d’infanzia alla quale l’artista rimase sempre profondamente legato, gli ha dedicato una mostra con il preciso intento di riabilitare, in tutta la sua grandezza, l’immagine e l’opera di “Dedo” Modigliani, artista e uomo, icona della sua epoca.