Le disuguaglianze? Tra le manguste striate (Mungos mungo) non esistono. O meglio, vengono subito appianate, a tal punto che questi mammiferi sono un esempio lampante di società equa. Tutto merito di un piccolo “stratagemma evolutivo” che crea un “velo di ignoranza” tra i genitori: impedisce alle femmine di distinguere i propri cuccioli dagli altri e le induce così ad accudire tutti i nuovi nati, indistintamente. È questo il risultato di un nuovo studio pubblicato su Nature Communication dai ricercatori dell’Università di Roehampton e dell’Università di Exeter.
Di solito, nella maggior parte delle specie i genitori riconoscono i propri figli e riservano a loro cure e attenzioni esclusive: dalla pulizia quotidiana all’alimentazione, fino alla difesa da possibili pericoli e predatori. Ma non è così per le manguste striate e il motivo è presto detto.
Dopo una gestazione di 60-70 giorni, le femmine di uno stesso gruppo partoriscono tutte insieme, durante la stessa notte, in un’unica tana sotterranea. Le nascite sono quindi altamente sincronizzate e nelle nursery comuni diventa praticamente impossibile riconoscere i propri eredi, creando appunto un “velo di ignoranza” tra i genitori.
Va detto che le manguste non sono le uniche a sincronizzare le nascite o comunque concentrarle in un breve lasso di tempo. Questa strategia costituisce infatti un vantaggio per molte specie, perché consente di avere una gran quantità di madri, zie, padri e zii a disposizione per accudire la prole e sorvegliarla. Ma anche di abbassare la pressione predatoria: più numerosi si è, minore è la probabilità che un predatore prenda di mira proprio noi. Nelle altre specie, però, di solito le nascite vengono spalmate su più giorni, come avviene in alcuni ungulati; oppure solo in seguito alle prime settimane di vita trascorsi con i propri genitori si formano degli asili comuni, come accade per i pinguini.
Per le manguste striate, invece, la sincronia è tutto: il parto avviene per tutte le femmine nella stessa notte e i nuovi nati si trovano immediatamente in un asilo comune. In questa situazione, per le madri è impossibile riconoscere i propri figli e riservare solo a loro delle cure parentali. Così i cuccioli diventano una sorta di “bene comune”, accudito da tutte le madri indiscriminatamente e questa “ignoranza” ha come diretta conseguenza una migliore e più equa distribuzione delle risorse. In poche parole porta alla costituzione di una società equa.
Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori dell’Università di Roehampton e dell’Università di Exeter guidati da Harry Marshall, hanno ideato un esperimento “dispettoso”: hanno provato a produrre una diseguaglianza sociale in sette gruppi di manguste striate in Uganda.
In ogni gruppo, il team di ricercatori ha fornito 50 grammi di uova sode al giorno solo alla metà delle femmine gravide, mentre all’altra metà delle manguste incinte il lauto pasto non è stato offerto. E così è stato fino alla notte del parto sincrono. Alla nascita, come previsto, i cuccioli avevano pesi differenti: chi era nato da femmine ben nutrite dal surplus energetico fornito dai ricercatori pesava di più. Eppure, subito dopo il parto questa disuguaglianza è andata scemando rapidamente, fino a scomparire nel giro di un mese: in pratica fino all’uscita dei cuccioli dalle tane. Cos’era successo?
Nelle nursery comuni, impossibilitate a riconoscere i propri cuccioli, le madri ben nutrite hanno rivolto le loro attenzioni ai cuccioli più piccoli e bisognosi, nati da madri non alimentate dai ricercatori, allattandoli. Insomma, hanno investito su cuccioli non loro. E altrettanto hanno fatto le madri non alimentate dai ricercatori. Allo stesso tempo i nuovi nati si sono spostati tra diverse “madri” per essere allattati, anche in una singola sessione di allattamento. E così in poco tempo le differenze in termini di dimensioni e peso tra i nuovi nati sono scomparse: «la ridistribuzione delle cure parentali ha livellato le disparità iniziali e ha dato uguali possibilità ai cuccioli di sopravvivere fino all’età adulta» ha spiegato il coautore Michael Cant, dell’Università di Exeter.
In sostanza le manguste striate, in quel mese di allattamento, gettano le basi per una società equa e giusta, in cui le risorse vengono distribuite a tutti secondo necessità. Tanto che, secondo gli autori, la società delle manguste si avvicinerebbe a quella immaginata dal filosofo americano John Rawls: se gli esseri umani fossero totalmente disinteressati alla propria sorte, se non avessero nessuna informazione sulla propria condizione futura all’interno della società, se fossero all’oscuro, sotto un “velo di ignoranza”, allora tenderebbero a creare una società giusta. Che le manguste possano insegnarci qualcosa sulla filosofia e aiutarci a ripensare a una società più equa?