UNIVERSITÀ E SCUOLA

Museo diffuso Unipd. Studio dei minerali e geodesia: la collezione del dipartimento di Geoscienze

Il viaggio alla scoperta delle 12 collezioni che costituiscono il progetto del Museo diffuso dell'università di Padova oggi ci porta al dipartimento di Geoscienze la cui storia ha inizio con l'insegnamento di Storia naturale speciale affidato ad Antonio Vallisneri iunior nel 1734. Dopo varie separazioni e ridefinizioni, le discipline geologiche e i relativi dipartimenti sono stati riuniti nel 2012 nell'attuale dipartimento che ha sede in via Gradenigo.

L'esposizione, come ci spiega il professor Paolo Nimis, responsabile scientifico della collezione, si articola in due sezioni e presenta strumenti che provengono dall'ex-Gabinetto di Mineralogia e dall'ex-Gabinetto di Geodesia.

Tra i primi figurano "oggetti che sono stati testimoni dello sviluppo delle scienze mineralogiche e del progressivo passaggio nel livello di indagine dalla scala macro e microscopica alla scala atomica, avvenuto soprattutto a cavallo tra fine ‘800 e inizio ‘900". Alla seconda parte appartengono invece strumenti per la geodesia, tra cui spicca la bilancia di torsione di Eötvös, conservata al secondo piano del dipartimento e raffigurata in fotografia nella vetrina della collezione. 

Il professor Paolo Nimis, responsabile scientifico della collezione del Museo diffuso del dipartimento di Geoscienze, presenta l'esposizione. Servizio, riprese e montaggio di Barbara Paknazar

Partendo dalla sezione dedicata agli strumenti per lo studio dei minerali, il primo strumento della collezione è il goniometro a riflessione di Fuess. "E' stato utilizzato per la misurazione degli angoli tra le facce dei cristalli. Strumenti come questo sono stati fondamentali per lo sviluppo della cristallografia morfologica", spiega il professor Paolo Nimis.

"Abbiamo poi un microscopio polarizzatore a luce trasmessa degli inizi del ‘900, un antenato dei moderni microscopi da petrografia che consentono di studiare i minerali che compongono una roccia una volta che questa è stata sezionata e assottigliata fino a renderla trasparente", prosegue il docente. Ad accompagnare questa parte di collezione c'è una microfotografia, realizzata dal professor Bernardo Cesare, ideatore del progetto MicROCKScopica con cui mostra i risvolti artistici delle immagini fotografiche delle sezioni sottili. Si tratta di un ciottolo di andesite (una roccia vulcanica di 15 milioni di anni fa) in cui si riconoscono grossi cristalli di orneblenda e plagioclasio e piccoli cristalli di ilmenite in una massa di fondo microcristallina.

L'esposizione prosegue poi con una camera di Weissenberg risalente agli anni ’60 del Novecento. "Strumenti come questo sono stati ampiamente utilizzati per la determinazione delle strutture cristalline mediante la diffrazione dei raggi X, strutture di cui abbiamo un esempio per il minerale cianite, un silicato di alluminio", prosegue Paolo Nimis.

La seconda sezione della collezione è dedicata alla geodesia e in mostra c'è un pregevole esemplare di strumento universale degli inizi del ‘900. "E' un piccolo telescopio combinato con una serie di goniometri che veniva usato soprattutto per misure di precisione di latitudine e longitudine: una sorta di GPS ante litteram che utilizzava le stelle come riferimento al posto dei satelliti", spiega il responsabile scientifico del progetto del Museo diffuso per il dipartimento di Geoscienze.

Accanto è richiamata in fotografia una bilancia di torsione di Eötvös che è visibile in un’altra sala del dipartimento. "E’ uno strumento che è stato inizialmente impiegato per validare uno dei principi della fisica, quello di equivalenza, e poi è stato abbondantemente utilizzato per misure del gradiente gravitazionale". 

"La struttura è composta da due corpi di massa differente sospesi a un braccio orizzontale che a sua volta è sostenuto da una fibra di torsione. Lo strumento che abbiamo in dipartimento è stato il primo dei suo genere ad essere introdotto in Italia: fu acquisito intorno al 1910 da Emanuele Soler che tenne la cattedra di Geodesia presso il nostro ateneo dal 1909 al 1937", ricorda il professor Paolo Nimis.

"Tutti questi strumenti sono stati abbondantemente utilizzati dai nostri ricercatori e hanno contribuito significativamente allo sviluppo delle Geoscienze nel nostro ateneo", conclude il docente.

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