SOCIETÀ
Le opere strategiche di Italia veloce: "Si potrebbero risolvere molte criticità"
Insieme al decreto Semplificazioni – voluto per rendere più snelli i procedimenti amministrativi, per dare impulso alla digitalizzazione dell’amministrazione pubblica, per sostenere l’economia verde e le attività d’impresa –, nei giorni scorsi è stato approvato anche il piano “Italia veloce” per il rilancio dell’economia nel nostro Paese, un programma di interventi strategici individuati come prioritari dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti. Ad annunciarlo il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte nel corso di una conferenza stampa.
“Italia veloce – ha sottolineato la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, intervenuta all’incontro con i giornalisti – è il documento strategico per le infrastrutture del Paese. Oltre 130 opere che hanno un obiettivo fondamentale: ridurre le disuguaglianze tra nord e sud e tra est e ovest, che in questo Paese passano dalle infrastrutture e arrivano alla vita delle persone, e rendere più competitivo il sistema Paese e quindi le nostre imprese in Italia, in Europa e all’estero”. Tra le opere ritenute prioritarie strade, autostrade, ferrovie, porti, aeroporti: un patrimonio, spiega la ministra, nell’ambito del quale verranno applicate le misure previste dal decreto Semplificazioni. Per un investimento di circa 200 miliardi di euro.
Il presidente Conte ha anticipato alcune delle opere che andranno realizzate speditamente: alta velocità Salerno-Reggio Calabria, Palermo-Catania-Messina (che andrà in gara già quest’estate), Pescara-Roma e Pescara-Bari, Genova-Ventimiglia, Venezia-Trieste, La Gronda, la 106 Ionica, ampliamento della Salaria, fronte laziale e marchigiano, ampliamento della Pontina, la Ragusana, commissariamento dell’anello ferroviario di Roma, ponte sullo Scrivia in Liguria che sarà demolito e ricostruito, ferrovia Pontremolese La Spezia-Parma, potenziamento Agrigento-Caltanissetta, alta velocità Brescia-Verona. Saranno inoltre commissariate nove dighe sarde, la diga di Pietrarossa Enna-Catania, mentre in Lombardia saranno realizzate varie opere per le Olimpiadi. “Diamo poteri regolatori a tutte le stazioni appaltanti – ha sottolineato il presidente Conte -: non serve necessariamente un commissario per procedere velocemente, ma prevediamo che in casi complessi sia possibile nominare commissari sulla scia di Expo e del Ponte di Genova”.
Fonte Ansa
Alle 130 opere individuate come prioritarie e strategiche dal Mit, ha specificato il presidente Conte, si aggiungono quelle di competenza di altri ministeri: sanità, dissesto idrogeologico, scuole, caserme, carceri polizia. “Abbiamo approvato un elenco di 12 opere, il cui proponente è il ministero degli Interni – ha specificato la ministra De Micheli –, che riguarda la sicurezza, ovvero un intervento sulle caserme che soprattutto nelle zone del centro-sud andranno a rappresentare presidi di sicurezza importanti e strategici per il nostro Paese”.
Della decisione presa dal Governo, e delle ricadute che potrà avere sul Paese, abbiamo parlato con Carlo Pellegrino, direttore del dipartimento di Ingegneria civile, edile, ambientale dell’Università di Padova. “Si tratta di uno stanziamento economico rilevante – afferma il docente –, se lo paragoniamo a quello che normalmente viene effettuato negli anni dalle varie amministrazioni. E sono una quantità di infrastrutture che potrebbero risolvere tutta una serie di problematiche. L’alta velocità, ad esempio, potrebbe contribuire a spostare molto del traffico dalla strada alla ferrovia, dunque verso una tipologia di trasporto più sostenibile”.
Tra quelle approvate dal governo, Pellegrino indica la Salerno-Reggio Calabria come l’opera forse più importante. È un’infrastruttura che sicuramente richiederà un grande sforzo da un punto di vista ingegneristico ed economico, sostiene, dato che si tratta di un’asse ferroviario di circa 500 chilometri che attraversa il territorio appenninico e che dunque si snoderà in gallerie e viadotti. Tuttavia, riuscire a collegare l’Italia da nord a sud con l’alta velocità potrebbe sicuramente contribuire allo sviluppo delle aree del Mezzogiorno. Di rilievo, secondo il docente, anche le direttrici ferroviarie est-ovest e, in ambito stradale, la pedemontana veneta che servirà una zona in cui attualmente gli spostamenti sono complessi e difficoltosi.
Guarda l'intervista completa a Carlo Pellegrino, direttore del dipartimento di Ingegneria civile, edile, ambientale dell’Università di Padova. Servizio di Monica Panetto, montaggio di Elisa Speronello
“La costruzione di nuove infrastrutture – osserva Pellegrino – è necessaria per andare a intervenire su aree non facilmente raggiungibili, ma quando si parla invece di scuole, ospedali o caserme ci si riferisce probabilmente anche a interventi su edifici esistenti”. Dunque su opere di importanza pubblica strategica, sia edifici che infrastrutture come ponti e gallerie, spesso con più di mezzo secolo di vita.
“In questo caso è necessario a mio avviso sviluppare un piano di gestione che tenga conto del loro degrado nel tempo e del fatto che le normative sulle strutture evolvono nel corso degli anni, basti pensare per esempio alla classificazione sismica del territorio”. Man mano che le conoscenze scientifiche si sono evolute, infatti, la definizione di zona sismica è cambiata – molte aree che non lo erano lo sono diventate – e molti edifici e infrastrutture sono stati costruiti in territori che un tempo non prevedevano (a differenza di oggi) l’azione sismica come elemento da considerare in fase di progettazione.
“Questo è solo un esempio, ma ce ne sono altri: ancora, i carichi statici sui ponti sono mutati man mano che sono cambiate le normative, e dunque un ponte progettato per sopportare un certo tipo di carico si ritrova poi ad essere inserito nell’ambito di un regime normativo che dà indicazioni diverse e prevede, di solito, carichi maggiori”. La gestione del patrimonio esistente, secondo il docente, è un problema complesso, probabilmente più di quanto lo sia la costruzione di nuovi edifici e infrastrutture. In questo secondo caso infatti esistono sicuramente dei vincoli, ma non si tratta di intervenire su una struttura progettata e realizzata da altri, di cui poco si conosce.
“Per queste ragioni – conclude Carlo Pellegrino – quando si progetta una struttura nuova bisognerebbe tenere conto non solo del budget necessario a realizzarla, ma anche di tutti i costi di manutenzione e di gestione che l’infrastruttura o l’edificio richiederanno negli anni. Si dovrebbero, dunque, già stanziare non solo le risorse economiche per costruire l’opera, ma anche quanto poi sarà necessario per poterne effettuare la manutenzione".