SCIENZA E RICERCA

Parole che risorgono dalle ceneri

Un papiro carbonizzato dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. – che all’epoca seppellì Pompei e la vicina Ercolano – torna di nuovo leggibile grazie a tecnologie non invasive messe a punto da un gruppo di ricerca internazionale. Si tratta della celebre Storia dell’Accademia del filosofo greco Filodemo di Gadara (110-40 a.C.), uno dei tanti rotoli conservati dalle ceneri del vulcano e parte di un’opera più ampia intitolata Rassegna dei Filosofi, la più antica storia della filosofia greca in nostro possesso.

Ebbene, il team coordinato da Graziano Ranocchia dell’Istituto per il lessico intellettuale europeo e storia delle idee (Iliesi) del Consiglio nazionale delle ricerche, è riuscito a decifrare alcune porzioni di testo nascosto sul dorso della famosa opera, non più accessibili materialmente dato che i frammenti papiracei alla fine del Settecento furono incollati su cartoncini di supporto. Per raggiungere questo risultato gli scienziati hanno lavorato all’interno della Biblioteca Nazionale di Napoli (che conserva il papiro) mediante laboratori mobili del Cnrs/Museo di Storia Naturale di Parigi messi a disposizione dalla piattaforma Molab dell’infrastruttura di ricerca europea Iperion Ch e hanno utilizzato tecnologie di “imaging iperspettrale”.

Graziano Ranocchia illustra lo studio pubblicato su "Science Advances"

“Si tratta di una tecnica a infrarossi nello spettro dell’onda corta – spiega Ranocchia – che ci ha permesso di leggere per la prima volta in profondità negli strati di papiro e di individuare il testo scritto sul verso. Questa tecnica è più potente di quelle tradizionali a infrarossi, il cosiddetto multispettrale o la fotografia a infrarossi, non solo perché utilizza centinaia di filtri spettrali, ma anche perché impiega un range infrarosso a onda corta che penetra più profondamente all’interno di oggetti solidi e materiali di un certo spessore”.

Ora gli scienziati proseguiranno i loro studi applicando questa e altre tecniche anche ad altri rotoli dell’importante collezione cui appartiene l’opera presa in esame, composta da circa 1840 papiri conservati nella Biblioteca Nazionale Vittorio Emanuele III di Napoli. Le indagini saranno effettuate sempre mediante laboratori mobili del Consiglio nazionale delle ricerche nei prossimi mesi. “I centinaia di rotoli preservati a Ercolano dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. e appartenenti all’unica biblioteca antica in nostro possesso - sottolinea Ranocchia – sono stati scoperti a metà del Settecento; questa straordinaria collezione ci trasmette opere inedite di illustri filosofi greci come Epicuro e Crisippo, solo in parte riportate alla luce, in grado di rivoluzionare le nostre conoscenze nel campo della filosofia antica e della letteratura classica”.

E continua: “Si parla ormai sempre più, in tutti i contesti, di tecnologie avanzate applicate al patrimonio culturale. Io e miei collaboratori siamo specializzati nell’applicazione di queste tecniche ai papiri, che in passato congiuntamente ad altre sono state applicate con successo anche ai manoscritti medievali oppure a reperti archeologici. Oggi incide molto la transdisciplinarietà, perché è l’unico modo per aggiungere conoscenze a quelle già da noi accumulate con le metodologie tradizionali proprie delle scienze umane in passato”.  

Lo studio è stato recentemente pubblicato su Science Advances con il titolo Ancient Greek text concealed on the back of unrolled papyrus revealed through shortwave-infrared hyperspectral imaging ed è stato condotto da personale di Iliesi e Nanotec del Consiglio nazionale delle ricerche, del Cnrs/Museo di Storia Naturale di Parigi e del dipartimento di fisica dell’università ‘Sapienza’ di Roma.

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