SOCIETÀ
#PerunALTRAcostituente. La donna come figura di riferimento per una vera ripartenza
Le difficoltà che molte donne devono affrontare per far sentire la loro voce e far valere il loro talento in ambito lavorativo, soprattutto quando devono competere per raggiungere posizioni di vertice e incarichi di potere, non rappresentano, purtroppo una novità. Questo problema, però, è diventato particolarmente evidente in questo periodo di crisi, in cui è di fondamentale importanza che le strategie per la gestione dell'emergenza e della ripartenza non amplifichino le discriminazioni di genere già presenti nel Paese.
Si tratta di un argomento già affrontato dalla professoressa Annalisa Oboe, prorettrice alle relazioni culturali, sociali e di genere dell'università di Padova nella sua lettera aperta pubblicata poco tempo fa su Il Bo Live.
Proprio a partire dall'appello della professoressa Oboe, dunque, abbiamo discusso di questo tema con Gaya Spolverato, specialista in chirurgia oncologica e la presidente dell'associazione Women in surgery Italia.
“Ho apprezzato molto come la professoressa Oboe sia riuscita a fare un excursus, dal passato fino ai giorni nostri, che permette di comprendere il contributo essenziale che le donne hanno e devono avere nella ricostruzione e nella creazione della nostra realtà quotidiana in generale nelle università, sul lavoro, e non solo. È fondamentale che, tramite una collaborazione tra figure professionali diverse, si riesca a ripartire e a ricostruire insieme per uno obiettivo comune. Mi sono sicuramente rivista in quella lettera e sono assolutamente contenta che la professoressa l'abbia condivisa. Credo che ci sia molta strada da fare e che debba essere percorsa collaborando a livello universitario ed extrauniversitario”, commenta Gaya Spolverato.
In che modo, secondo la sua opinione, la presenza di donne nelle task force per fronteggiare l'emergenza in campo medico e scientifico può fare la differenza nella gestione di questa difficile situazione?
“Avere delle donne nei gruppi di lavoro vuol dire avere a disposizione un altro punto di vista, perché le donne sono coloro che, nella maggior parte dei casi, hanno una concreta sensazione di quello che succede quotidianamente non solo nei posti di lavoro, ma anche nelle case e nell'ambito della cura dei bambini, degli anziani e, in generale, di chi necessita di assistenza. Questo succede perché le donne sono solitamente i soggetti più gravati da quelle responsabilità extra-lavorative che vengono anche definite come “lavoro invisibile”.
Credo che sia necessaria una rappresentanza che corrisponda poi all'occupazione. Prendendo come esempio il sistema sanitario nazionale, vediamo che più del 60% del personale sanitario, inteso come medici, infermieri, operatori, e altre figure professionali, è composto da donne.
Per questo è chiaro nelle task force che si occupano di individuare i passi da fare per la fase 2 e per la ripartenza, ci debba essere una rappresentanza a dare voce a queste persone che lavorano sul territorio.
Molto spesso mi viene chiesto, poi, se in campo chirurgico le donne “siano più brave”. Io non credo questo, ma piuttosto che siano dotate di qualità differenti, in particolare nella gestione dei malati e nell'organizzazione dei tempi in sala operatoria. Si tratta insomma di risorse diverse che devono essere esaltate.
Per poi non parlare dell'aspetto scientifico: è realtà il contributo che le donne hanno dato da sempre alla scienza e alla ricerca, ma è altrettanto realtà che spesso non sono state rappresentate e neanche considerate per il loro ruolo”.
Secondo la sua opinione, potrebbe fare la differenza vedere (in televisione, per esempio) delle donne che guidano il paese in un momento difficile come questo, per motivare e spronare le ragazze delle generazioni successive?
“È assolutamente necessario, perché la figura della role model, che negli Stati Uniti è un must, è veramente poco considerata in Italia. Si sente parlare del ruolo del mentore, ma è ancora diverso da quello del role model, che è una persona che ci mette la faccia e insegna la via. Quindi è fondamentale, soprattutto per le più giovani, – ma anche per quelle più adulte che si trovano in momenti di difficoltà nel lavoro, soprattutto in questo periodo – avere delle figure di riferimento di donne che ce la stanno facendo, che stanno contribuendo alla rinascita, lavorando e mettendoci la faccia. Io credo quindi che questo sia essenziale per dare uno stimolo a tutte loro e per aiutare tutta la comunità a ritornare in carreggiata dopo un momento di difficoltà, come ce ne sono sempre nella carriera e nella vita di ciascuno”.