Museo didattico di Medicina veterinaria, università di Padova. Foto di Massimo Pistore
Due crani di capodoglio. Quando arriviamo al museo didattico di medicina veterinaria dell’università di Padova, tra i molti reperti custoditi il conservatore Giuseppe Palmisano sceglie di mostrarci questi e ce ne racconta la storia: oltre a essere animali con caratteristiche del tutto particolari – a partire dalla dimensione della loro testa fino al peso che riescono a raggiungere – permettono infatti di proporre alcune riflessioni relative all’impatto antropico sull’ambiente e, in questo caso, sulla fauna marina.
Si tratta, in particolare, di due femmine spiaggiate rispettivamente nel 2014 presso Punta Penna, in Abruzzo, e nel 2016 sulle coste sarde. La prima faceva parte di un branco di sette esemplari: tre femmine sono morte sulla spiaggia dopo poche ore, mentre gli altri quattro animali sono stati salvati dopo grandi sforzi. In questo caso lo spiaggiamento potrebbe essere stato causato da una disfunzione del meccanismo di comunicazione e orientamento, chiamato biosonar. Ma le ragioni che causano questi eventi possono essere anche altre, come nel caso del secondo capodoglio femmina conservato al museo, verosimilmente urtato da una imbarcazione nella fase di emersione.
Riprese e montaggio di Elisa Speronello
Ancora, vi sono animali che muoiono per catture accidentali, nelle reti da pesca, o a causa dell’ingestione di micro e macroplastiche. Palmisano racconta di un capodoglio spiaggiato sulle coste sarde, qualche anno fa, nel cui stomaco sono stati rinvenuti ben 22 chili di macroplastiche a causa dei quali non era più in grado di nutrirsi. “Alla luce di questi fatti, uno degli obiettivi del museo è anche quello di fare educazione ambientale, di sensibilizzare la popolazione su queste tematiche, attraverso eventi rivolti al pubblico e laboratori per le scolaresche”.
Il museo didattico di medicina veterinaria nasce negli anni Novanta del Novecento e, sebbene sia quello di più recente istituzione, possiede un numero rilevante di raccolte. Vi sono conservati reperti ossei, collezioni e preparati di animali domestici e selvatici, sani e patologici. Oggi, oltre a costituire uno strumento didattico per gli studenti universitari, ha iniziato a catalizzare l’attenzione dei ricercatori, delle scuole e degli appassionati.