SCIENZA E RICERCA

I Pfas alterano la coagulazione del sangue

I composti perfluoroalchilici, i famigerati Pfas, potrebbero incidere sui meccanismi di coagulazione del sangue, esponendo gli abitanti delle zone inquinate a un aumento del rischio di contrarre malattie cardiovascolari. Questi i risultati del recente studio pubblicato sull’International Journal of Molecular Sciences da un gruppo di ricercatori guidato da Carlo Foresta, ordinario di endocrinologia presso l’università di Padova.

I Pfas sono sostanze prodotte dall’industria chimica per rendere resistenti ai grassi e all’acqua tessuti, carta e rivestimenti per contenitori di alimenti, oltre ad essere impiegate per la produzione di pellicole fotografiche, schiume antincendio, detergenti per la casa; possono essere presenti in pitture e vernici, farmaci e presidi medici. Sono ritenute contaminanti dell’ecosistema, dato che la loro elevata resistenza termica e chimica ne impedisce qualsiasi forma di eliminazione, favorendone l’accumulo negli organismi. In alcune regioni del mondo (Mid-Ohio Valley negli USA, Dordrecht in Olanda, Shandong in Cina) e in particolare in alcune zone della Regione Veneto è stato rilevato un importante inquinamento da Pfas nel territorio, soprattutto nelle falde acquifere delle Province di Vicenza, Padova e Verona. I Pfas sono riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale come interferenti endocrini e correlati a patologie come tireopatie, displipidemie, infertilità e poliabortività.

Intervista al prof. Carlo Foresta. Riprese e montaggio di Elisa Speronello

Lo studio padovano, condotto su campioni trattati in vitro provenienti da 78 soggetti con diversi livelli di esposizione, si è concentrato in particolare sugli effetti dell’acido perfluoroottanoico (Pfoa), il principale inquinante ambientale nel territorio veneto, prendendo spunto dalle osservazioni epidemiologiche riportate sia in studi internazionali che dal Servizio Epidemiologico Regionale, che ha riscontrato nei 21 comuni dell’area rossa a massima esposizione da Pfas un incremento di alcune patologie e condizioni cardiovascolari (diabete mellito, cardiopatie ischemiche, ictus, ipertensione).

Abbiamo cercato i Pfas nelle componenti del sangue e li abbiamo trovati nelle membrane delle piastrine, gli elementi che partecipano alla coagulazione attraverso la formazione di trombi – spiega Carlo Foresta nell’intervista concessa a Il Bo Live –. In seguito abbiamo visto che queste sostanze chimiche portano a una maggiore attivazione delle piastrine, rendendole più pronte al coagulo. Di norma nei soggetti normali questo fenomeno viene compensato dagli equilibri emocoagulativi, ma nei pazienti che presentano già altri fattori di rischio è possibile che la presenza di Pfas diventi un ulteriore fattore che porti alla formazione di trombi, e quindi a patologie cardiovascolari”.

Negli ultimi anni il team guidato dall’endocrinologo si è già occupato a più riprese degli effetti di queste sostanze sulla salute umana, soprattutto in merito agli equilibri ormonali nell’uomo e nella donna. “I Pfas inducono alterazioni importanti – conclude Foresta –. Dal punto di vista ambientale si sta facendo molto nella nostra Regione, perché è stata perseguita una politica di eliminazione dalle acque potabili tramite filtri molto potenti. Oltre che all’inquinamento ambientale bisogna però stare attenti anche agli aspetti sanitari, nel senso che se precedentemente c'è stato un accumulo poi ci vogliono anni perché l'organismo se ne possa liberare. Bisogna quindi adottare sistemi perché chi ha già questi elementi in circolo possa eliminarli, o perlomeno perché ne vengano attenuate le conseguenze per la salute”.

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