SCIENZA E RICERCA

A plasmare il nostro gusto non è (solo) la nostra provenienza geografica

Spesso si ritiene che le manifestazioni culturali di una comunità o di un popolo siano piuttosto omogenee, e che le preferenze degli individui che ne fanno parte dipendano dal luogo nel quale si è nati o cresciuti, dalla religione a cui si aderisce, e in generale dalle pratiche culturali a cui si è esposti nel corso della vita. Tutto ciò è realistico, ma non sempre la provenienza geografica o l’appartenenza culturale sono fattori determinanti nel raccontare il bagaglio culturale di un individuo.

A dimostrarlo, in una ricerca da poco pubblicata sulla rivista scientifica PNAS che figura nella copertina del numero di questa settimana, è un gruppo italiano di ricercatori coordinato da Luca Pagani, professore di Antropologia molecolare all’università di Padova.

L'intervista completa agli autori della ricerca. Servizio di Sofia Belardinelli, montaggio di Barbara Paknazar

Per esplorare il possibile parallelismo tra i pattern di diversità genetica e diversità culturale e indagare le interazioni tra questi due aspetti, i ricercatori hanno scelto di osservare le preferenze alimentari prevalenti in sei nazioni storicamente importanti in quanto punto di passaggio della famosa Via della Seta, la strada che nell’antichità ha rappresentato il collegamento privilegiato tra Oriente e Occidente.

Come spiega Serena Aneli, ricercatrice all’università di Torino e prima autrice dello studio, l’idea iniziale consisteva nel verificare se anche nell’ambito della diversità culturale, come nel caso della diversità genetica, valesse il principio per cui la diversità tra singoli individui è maggiore della diversità tra intere popolazioni. «Certamente, il bagaglio culturale di un individuo – riassunto, in questo caso, mediante il filtro delle preferenze alimentari – è plasmato anche da altri fattori: le preferenze individuali, quelle legate al paese e alla cultura di origine, i vincoli ambientali, e molti altri. La nostra aspettativa, quindi, era di trovare una certa divergenza rispetto alla distribuzione della variazione genetica: ci aspettavamo, cioè, che in buona parte le nostre abitudini alimentari non fossero molto diverse tra individui di una stessa comunità, ma che potessero essere spiegate dal luogo di origine. E invece non abbiamo riscontrato questo pattern: i dati suggeriscono che molto dipende dall’individuo, confermando così un’evidenza intuitiva».

La formazione di preferenze alimentari è un elemento di studio particolarmente interessante per approfondire l’interazione tra fattori biologici e fattori culturali: quel che mangiamo determina il nostro stato di salute, dipende da quel che è disponibile nell’ecosistema in cui viviamo, interagisce con le nostre credenze e abitudini sociali, ed è in parte influenzato dal grande valore simbolico e affettivo che in generale attribuiamo al cibo e alla convivialità. Le abitudini e le preferenze alimentari, inoltre, cambiano nel tempo: eventi storici, fenomeni migratori, contaminazioni culturali si riflettono in quel che mangiamo, nelle tradizioni culinarie e nelle simpatie alimentari di singoli e comunità.

È quanto accaduto, ad esempio, tra le popolazioni che hanno vissuto sulla rotta dell’antica Via della Seta, come sottolinea Massimo Mezzavilla, ricercatore dell’università di Padova e seconda firma dell’articolo pubblicato su PNAS: «La Via della Seta è sempre stata un punto di incontro di popoli e culture, spesso mediato anche dagli scambi commerciali. Sicuramente, nel corso del tempo vi è stato anche un cospicuo flusso di alimenti, e questo ha dato alle popolazioni di quelle regioni la possibilità di assaggiare cibi diversi da quelli locali. La via della Seta è dunque un caso di studio interessante proprio perché, storicamente, non è mai stata un’area isolata, ma è al contrario una regione con una complessa eredità sia dal punto genetico, sia dal punto di vista culturale, per via dei numerosi scambi avvenuti nel tempo».

Attraverso le risposte sulle preferenze alimentari relative a circa ottanta alimenti, raccolte tramite questionari somministrati a più di cinquecento abitanti di sei nazioni storicamente affacciate sull’antica Via della Seta (Georgia, Armenia, Azerbaijan, Uzbekistan, Kazakhstan, e Tajikistan), i ricercatori hanno costruito un ampio dataset che è stato poi analizzato e scomposto in sottogruppi variabili a seconda delle caratteristiche prese in esame.

«Una delle sfide più interessanti di questo studio – spiega Luca Pagani – è stata provare a riassumere in modo compatto le informazioni che avevamo raccolto, nonostante fossero molto variegate, così da renderle informative rispetto a potenziali tendenze collettive. Abbiamo dunque individuato alcuni cluster che identificano determinate preferenze alimentari, così da poter descrivere un individuo a seconda della propria appartenenza a una certa “impronta digitale” alimentare, indipendentemente da caratteri come la nazionalità, il sesso, l’età. Ci siamo poi chiesti se questi profili fossero in qualche modo correlati ad alcune di queste caratteristiche individuali. È a questo punto che abbiamo compreso che spesso, nel prevedere quali saranno le propensioni alimentari di una persona, non è tanto informativa l’appartenenza geografica, quanto invece l’età, il sesso e la preferenza per altri tipi di cibo.

Per quanto possa sembrare inusuale, dunque, bisogna riconoscere che età e sesso sono, in una certa misura, elementi non solo biologici, ma culturali. Queste proprietà di un individuo sono spesso predittive di molte delle sue scelte o preferenze: non perché queste ultime siano determinate dalla biologia, ma perché tali caratteristiche biologiche hanno un valore culturale, in quanto aiutano il singolo a “collocarsi” all’interno del contesto nel quale vive».

L’analisi delle preferenze alimentari condotta in questo studio è dunque un esempio lampante di come la formazione del carattere di un individuo, osservata in tal caso attraverso alcune predilezioni, sia il frutto di una complessa interazione tra biologia, storia, stratificazione culturale e, non ultimo, una costante contaminazione con il diverso da sé.

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