“Siamo al lavoro sulla nuova rata, quella di giugno”. Le parole sono di Raffaele Fitto, ministro degli Affari europei, Sud, politiche di coesione e Pnrr, che le ha pronunciate proprio in merito ai fondi europei durante il convegno organizzato dalla Corte dei conti e dall'Università di Padova nell’Aula Magna di Palazzo del Bo dal titolo "Progettualità e obiettivi del Pnrr alla luce della crisi internazionale e dell'attuale emergenza energetica". Ancora una volta le parole sembrano confortanti, ma senza dati concreti è difficile oramai riuscire a crederci sulla fiducia. Sulla mancanza di dati del Pnrr ci siamo già espressi più volte, il dato di fatto è che quelli che sono disponibili ora sono ancora aggiornati al 31 dicembre 2021.
Man mano che i lavori stanno procedendo però ci sono alcuni dipartimenti, oltre che alcune regioni, che stanno aggiornando in modo più puntiglioso lo stato dei lavori. L’ultimo in ordine d’uscita è stato il dipartimento per lo sport di palazzo Chigi che ha pubblicato i dati che lo riguardano. Stiamo parlando della Missione 5, misura 3, investimento 3.1, cioè del bando denominato “Sport e inclusione sociale”. 700 milioni che Openpolis ha analizzato puntigliosamente, mettendo anche in evidenza più di qualche particolarità.
La scadenza del piano era quella del primo trimestre 2023, scadenza che è stata si rispettata ma per far ciò Openpolis ha scoperto che “l’ultimo avviso pubblicato è rimasto aperto solamente 4 giorni (dal 13 al 17 marzo)”. Oltre a questo aspetto, che può sembrare secondario ma non è, è importante anche andare a vedere a chi sono arrivati questi finanziamenti. Prima di farlo però, facciamo un passo indietro e vediamo com’è organizzato questo bando.
Le tipologie di interventi che potevano essere presentati ed ammessi al finanziamento erano divise in tre cluster.
Questi finanziamenti sono poi divisi in tre diversi “cluster”. Il cluster 1 riguardava 350 milioni di euro per la realizzazione di nuovi impianti, con l’obiettivo di favorire il recupero di aree urbane (ad esempio cittadelle dello sport, impianti polivalenti e piscine nei capoluoghi di provincia e di regione con popolazione superiore rispettivamente a 20mila e 50mila abitanti). Il cluster 2 188 milioni per la rigenerazione di impianti esistenti. Anche in questo caso i fondi sono destinati ai capoluoghi di regione e di provincia. Mentre il cluster 3 riguardava 162 milioni da dare direttamente alle federazioni sportive nazionali per la rigenerazione o la realizzazione di nuovi impianti di loro interesse.
Com’è facilmente immaginabile di fatto “premia” le città più grandi ed i capoluoghi di provincia e di ciò c’è riscontro anche nei dati. Una regole insita nel Pnrr però, è quella che per ogni investimento almeno il 40% dei fondi debba andare al sud Italia.
Con la prima assegnazione e la divisione in cluster però, questo non era accaduto, tanto che il Governo ha deciso di correre ai ripari con l’ultimo avviso. Questo riguarda la disponibilità di 42 milioni di euro per la “realizzazione di parchi e percorsi attrezzati all’aperto, dotati di nuove tecnologie per promuovere
la pratica sportiva libera”. L’obiettivo era quello di raggiungere una platea di potenziali beneficiari di oltre 2 mila Comuni con popolazione fino a 10 mila abitanti, situati nelle Regioni del Mezzogiorno e sprovvisti di play ground pubblici. Insomma è circa il 6% la percentuale delle risorse del Pnrr per la “terza linea” dello sport rivolta ai comuni del sud con meno di 10mila abitanti. Come vediamo dal grafico realizzato da Openpolis la maggior parte di questi fondi è stata intercettata dall’Emilia-Romagna con 80,5 milioni di euro di finanziamento Pnrr, a cui se ne aggiungono poi oltre 18 di cofinanziamento.
Analizzando solo la già citata “terza linea”, cioè quella per i playground in piccoli comuni, vediamo come la regione che si è accaparrata la maggior parte dei finanziamenti è la Campania con 343 progetti, seguita dalla Calabria con 316.
Tra le città invece sono Roma (22,5 milioni), Cagliari e Genova (15,5) e Milano (14,4) a recuperare più fondi per lo sport.
Il Pnrr è un piano di cui è impensabile fare a meno. Un’attenzione su un particolare non banale però l’ha posta Tommaso Miele, in apertura del convegno organizzato all’università di Padova. Il presidente aggiunto della Corte dei conti ha ribadito che “è bene che queste risorse vengano intercettate ma vanno impiegate bene. Perché ci siamo presi un impegno generazionale. Nell’assegnarci queste risorse l’UE ci ha raccomandato di tenere alta la guardia, sia dal punto di vista dei controlli che della corretta gestione dei fondi”. Un impegno generazionale, è su questo che deve ricadere l’attenzione. Uno sperperare questi fondi significherebbe ipotecare il futuro del Paese.