CULTURA

"Pojana e i suoi fratelli" nel libro di Pennacchi

Schei e livore, ignoranza e ossessioni. Dietro maschere dalle espressioni sempre accigliate si cela quel pezzo di "umanità" veneta svelata e raccontata da Andrea Pennacchi a teatro, in televisione e ora anche nel libro Pojana e i suoi fratelli, uscito come ebook con la casa editrice People (di Giuseppe Civati, Stefano Catone e Francesco Foti), in attesa di poter arrivare, su carta, in libreria. Esistenze aride, disperate che trovano un comandante ideale nel Pojana, personaggio estremo, quasi "mitologico" (eppure così vero), la cui ferocia, ora chiusa dentro un capannone ma pronta a riesplodere, ci spaventa e al tempo stesso ci diverte, costringendoci a riflettere di fronte a uno specchio. 

Lanciato da Propaganda live come atto finale di un percorso iniziato con il video Ciao Teroni, in cui un avido e razzista padroncino del Nordest ossessionato dai schei dispensava opinioni cariche di pregiudizio e risentimento, ora Pojana (senza articolo, per dirla come Pennacchi) non è solo, con lui ci sono "i suoi fratelli", appunto: Angelo, ex bouncer in mutande e canottiera, Tonón il derattizzatore, Molón il lupo, Alvise il sosia di Walter E. Kurtz di Apocalypse Now. La prefazione del libro è affidata a Natalino Balasso, che scrive: "Pojana non vuole affatto farci ridere, vuole solo restituirci un’immagine di noi che spesso rimuoviamo, e il suo modo di ricordarcelo non è chiassoso, non è eclatante. Se ne sta lì, come un tafano sul muro, a ricordarci che siamo anche brutti".

Pennacchi, chi è Pojana? Come e quando nasce questo personaggio? Difficile da credere, ma dentro di lui si nasconde un po' di Shakespeare.

"Il Pojana è nato in occasione di un mio adattamento delle Allegre comari di Windsor: mi sono limitato a tradurre Franco Ford in veneto, perfetto ritratto di un paronsìn de kapanòn della provincia, non importa se del sud ovest inglese o del nord est italiano. Poi ha preso vita, per conto suo".

In questo libro Pojana non è solo...

"​Si tratta di una raccolta di pieces: una prima parte con i monologhi di Pojana, incluso il virale - quando "virale" poteva avere un significato non interamente negativo - Ciao Teroni, per gentile concessione di Marco Giacosa, autore, e Francesco Imperato , regista. I "fratelli" sono dramaticules tratte da Villan People e Raixe Storte, affiancate da una playlist per simulare la performance Pennacchi-Gobbo".

La vita no è sicura! Il mio capannone sorge là da tempo immemore e il fiume lo ha sommerso milioni de volte, ma ce lo siamo sempre ripresi, a colpi de baile e de vanga. Paura e schei, mai avui! Da "Pojana e i suoi fratelli" di Andrea Pennacchi

In quale territorio si muove?

"Il Pojanistan, questa specie di Brigadoon ricomparsa a causa della crisi, che sembra il Veneto, ma che è in realtà molte altre zone del mondo, e dell'anima".

Nessuna redenzione per lui?

​"Redenzione per tutti, diceva quel giovane capellone, basta che la vogliano. La domanda è: Pojana vuole essere redento? Di certo c'è solo che un teatrante, un raccontastorie deve voler bene ai propri personaggi, non deve guardarli con sufficienza o superiorità, il teatro dà voce anche al demonio".

Come sta vivendo questa quarantena?

"Pojana malissimo, ha montato un kapanòn in miniatura dietro casa, per fingere di andare al lavoro. Pennacchi, un po' meglio".

E allora torniamo a Pennacchi. Con te il Veneto si è spinto oltre i confini regionali, ne hai liberato l'anima più "feroce" e l'hai mostrata a tutti. Qual è il tuo rapporto con il passato, il presente e il futuro di questa terra?

"Amo profondamente questa terra e proprio per questo non risparmio critiche, anche feroci, ai veneti. Ma non me ciamo fora, le critiche sono rivolte anche a me. Amo il suono e le possibilità semantiche del dialetto - Meneghello sia lodato - e spero di poter continuare a portarlo in Italia, teatralmente. Ci attende un grande cambiamento, se vogliamo che sia in positivo dobbiamo conoscere bene la nostra storia, senza retorica - bei tempi andati non sono mai esistiti - ma con amore".

Gli esseri umani "ricade" in quattro categorie fondamentali: gli sprovveduti, gli intelligenti, i banditi e i "mone" Da "Pojana e i suoi fratelli" di Andrea Pennacchi

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