Tutta l’opera di Gianni Rodari ha al centro l’uomo. Alla sua cultura. Alla sua sensibilità. Alla sua morale. Ma in questo ritratto che vi proponiamo lui si dedica alla descrizione del corpo. Alla sua anatomia. A suo modo, ovviamente. Perché il corpo non è da meno della mente.
Ecco dunque cosa scrive in C’era due volte il barone Lamberto, a proposito delle funzioni del midollo osseo (del barone, ma non solo).
… d’inverno, più che altro, va in Egitto a cuocersi al sole le vecchie ossa, specialmente quelle lunghe, il cui midollo è tanto importante perché è la fabbrica dei globuli rossi e dei globuli bianchi.
O, anche, nel medesimo racconto ecco proporci un’azione fisiologica praticata da tutti ma sconosciuta, almeno nella denominazione, ai più: la nittitazione (alzi la mano che ne aveva sentito parlare prima):
Mi domando come abbia potuto tollerare, il grande Napoleone, che la «Enne» del suo nome imperiale avesse lo stesso suono di quella di navalmeccanico, nottolino, natica.
- Naso, nausea, nittitazione, - aggiunge Anselmo.
- Che vuol dire nittitazione?
- L’atto di aprire e chiudere rapidamente gli occhi.
Poi passa a parlare degli occhi e di tutto il sistema visivo:
Gli occhi, fino a qualche settimana fa seminascosti dalla pesante cortina delle palpebre, si affacciano alla luce con rinnovata vivacità. Si vede l’iride azzurra che circonda il foro nero della pupila come il lago d’Orta circonda l’isola di San Giulio.
- Direi, - riferisce il barone, analizzando le proprie sensazioni, - che i coni e i bastoncelli della mia retina si siano svegliati da un lungo sonno. Il nervo ottico era un tubo intasato: adesso i messaggi vanno e vengono dal cervello a velocità supersonica.
Ancora il barone Lamberto, scrutata con la lente d’ingrandimento e offre una dotta illustrazione della scatola cranica:
- Qui, - egli conclude, - dove l’osso parietale destro incontra l’osso denominato etmoide, o la lente m’inganna, o io sono un visionario, oppure sta spuntando un secondo capello. Sì, ecco, ha bucato il cuoio capelluto, ha messo fuori prudentemente la punta, spinge pian piano, passa …
E, per finire, non trovate fantastica questa descrizione dell’intero corpo umano, con tutti i sistemi e gli apparati?
Il barone Lamberto e il suo fido maggiordomo passano sistematicamente in rassegna, senza nulla trascurare:
il sistema scheletrico;
il sistema muscolare (ci vogliono due mattine solo per quello, perché i muscoli sono più di seicento e vanno controllati uno per volta);
il sistema nervoso (è così complicato che fa venire i nervi);
l’apparato digerente (il barone ormai digerirebbe anche i gusci delle lumache);
l’apparato circolatorio;
i vasi linfatici;
le ghiandole endocrine;
il sistema riproduttivo.
Tutto in ordine, dai corpuscoli tattili, che avvertono il cervello se l’acqua del bagno è troppo calda o troppo fredda, alle trentatre vertebre della colonna, sia quelle mobili che quelle fisse. […] I due esaminatori, come viaggiatori coraggiosi, percorrono e ripercorrono il labirinto delle vene e delle arterie, sbucando da ventricoli e orecchiette, mescolandosi alle emazie e ai leucociti.
- Signor barone, i reticolociti si stanno moltiplicando che è un piacere.
- E cosa sarebbero i reticolociti?
- Dei globuli rossi più giovani.
- Avanti con la gioventù, allora.
Barone e maggiordomo s’infilano nel tunnel di Corti e penetrano nell’orecchio, sbarcano nelle isole di Langerhans dalle parte del pancreas, si arrampicano sul pomo d’Adamo, si avventurano nel groviglio dei glomeruli di Malpigli che se ne stanno raggomitolati nei reni, fanno l’altalena con l’ossigeno e l’anidride carbonica dentro e fuori dai polmoni, salgono sul ponte di Varolio, soffiano nella tromba di Eustachio, suonano gli organi del Golgi, tendono tendini, riflettono sui riflessi, fagocitano fagociti, fanno il solletico ai villi intestinali, mettono in moto la doppia elica del Dna. Ogni tanto si perdono di vista.
- Signor barone, dove si è nascosto?
- Sto aprendo il piloro. E tu, dove sei?
- Qua vicino. Sto succhiando i succhi gastrici. Ci troviamo tra un momento nel duodeno.