Si è tenuta ieri mattina la consueta giornata di chiusura della Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri in cui l’Associazione Italiana Editori rende noti i dati sulla vendita dei libri con riferimento all'anno appena passato.
Tutto sommato è andata bene: Riccardo Franco Levi, presidente dell’AIE, parla di “calo fisiologico” nel riferirsi a quel -2.3% di copie vendute in meno rispetto al 2021 (anno, lo ricordiamo, particolarmente positivo), che fa il paio con il -2.1% della Germania e il -4.0% della Francia (mentre la Spagna cresce del +5.5%, così come i Paesi Bassi del +4.5%). L’editoria europea (e con questa anche quella italiana) resta comunque in vetta su scala mondiale: vale 35 miliardi di euro, il 59% del mercato globale, e 6 dei primi 10 gruppi sono europei. L’Italia in questa classifica è al quarto posto in Europa e al sesto nel mondo, dopo USA, Cina, Germania, UK e Francia con un mercato, quello del libro, che vale 3.4 miliardi di euro: subito sotto, nel pubblico acquisto in ambito di industria culturale, ci sono gli abbonamenti alla pay tv (2.9 miliardi di euro), i videogiochi (1.8), le spese di canone per la tv (1.7), i periodici (1.4), i quotidiani (0.9), la musica, il cinema, il teatro, i concerti.
Gli Italiani, in ogni caso, nel 2022 hanno mostrato una certa propensione alla spesa e di questo non può che aver giovato anche il mercato librario.
L’intervento del Presidente dell’AIE alla Scuola Mauri è infatti ogni anno preceduto dall’analisi di Angelo Tantazzi di Prometeia sull’andamento dei consumi e il dato più interessante di quest’anno è quello che gli Italiani risparmiano meno: se infatti nel 2020 (l’anno del Covid) la propensione al risparmio era passata dall’+8% del PIL al +15.6%, nel 2021 era già calata al +13.1% e nel 2022 è scesa ancora al +7.9%, cioè come prima della pandemia (corrispondente a 98 miliardi di euro). E questo è avvenuto nonostante un aumento dirompente dell’inflazione che ha causato una riduzione, seppur minima, del reddito reale (-0.2%) e soprattutto per opera di un aumento del +4.7% dei consumi.
Si può infatti affermare – spiega Tantazzi – che l’Italia sia uscita bene dalla crisi pandemica, con un recupero dell’1.8% dal picco recessivo, grazie soprattutto alle politiche fiscali volute dal governo, che hanno visto l’impegno di circa 200 miliardi di euro (il 12% del Pil) nel fronteggiare l’emergenza Covid nel biennio 2021-22 e lo stanziamento di 91 miliardi per calmierare gli effetti della crisi energetica insorta relativamente di recente. Quest’ultima è, infatti, la responsabile della battuta di arresto del Pil, che fino al terzo trimestre aveva visto una crescita del +3.9%, superiore a quella di tutti gli altri principali Paesi europei, e che ora è solo dello +0.4%. I prezzi al consumo sono infatti cresciuti, a causa del caro energia (quest’ultimo ha visto un +64,7% a dicembre), con un’inflazione del +8.1% che dovrebbe scendere al +5.8% in primavera grazie al rientro dei prezzi del gas, che tuttavia rimarranno strutturalmente più alti in futuro. A essere colpite dall’inflazione sono soprattutto le famiglie a basso reddito per le quali le spese di energia e alimentari costituiscono la parte incisiva del paniere, l’aumento dei salari non compensa l’inflazione e i tassi d’interesse delle banche crescono. Per fortuna la disoccupazione continua a diminuire anche se con un trend che rallenta, e, anche per questo, oltre alla fiducia nel sostegno dello Stato e grazie al “tesoretto” che gli Italiani avevano messo da parte l’anno del lockdown, i consumi non sono rallentati, ma, di necessità, si ridistribuiscono: aumentano quelli obbligati (affitto, luce, gas, carburante, salute) e restano stabili quelli non obbligati mentre calano gli alimentari.
I consumi culturali, dopo l’evidente crollo del 2020 dovuto alle chiusure, e al moderato rimbalzo del 2021, hanno visto un buon recupero nel 2022 (+11.6%) e si stima chiuderanno in positivo anche nel 2023, anche se in riduzione.
Per quanto riguarda il mercato del libro nello specifico, per rendersi conto di cosa significhi il calo del -2.3%, vale la pena confrontare il dato delle vendite con quelle del 2019: ne emerge – comunque – un aumento del +13.1% rispetto al 2019 (193 milioni di spesa in più) con un prezzo di copertina medio rimasto invariato rispetto all’anno prima e in diminuzione dello -0.9% dal 2019. Le novità pubblicate nel 2022 sono state 76.575 (finalmente, direbbe qualcuno) in calo rispetto alle 85.551 del 2021, ma comunque superiori alle 73.745 del 2019.
Il libro cartaceo resiste in prima posizione con una lieve flessione in negativo del-2.3% (1.671 milioni di euro di vendite), l’ebook decresce ancora (-8.0%) e invece si fa sempre più spazio l’audiolibro (+4.2% per 25 milioni di euro di vendite), un modo nuovo, intimo e ottimizzato di fruire del libro (di solito in automobile).
L’andamento delle vendite nel 2022 è stato più oscillatorio del solito ma in ogni caso strutturalmente sempre lo stesso, con una crescita autunnale fino al giorno di Natale e un picco interno corrispondente alle vacanze estive, e queste vengono effettuate prevalentemente nelle librerie fisiche (per il 53.2%) a dispetto di quelle online (mentre la grande distribuzione cala ancora, e incide pochissimo): i numeri sono però lontani da quelli prepandemia, quando i libri si compravano in libreria per il 64% del totale.
Nel 2022 crescono le vendite di narrativa italiana (+4.9%) e straniera (+7.0%), i manga (+8.6%) e, incredibilmente, calano quelle della letteratura per bambini e ragazzi (-3.7%) e anche la saggistica, ma rispetto al 2019 tutti i generi sono in crescita, e tra i libri più venduti del 2022 ci sono quattro italiani (Bussola, Manzini, Cazzullo, Carofiglio), Madeline Miller osannata dai tiktokers, la Allende, Joël Dicker, e il caso de Finché il caffé è caldo di Toshikazu Kawaguchi che in Giappone non aveva ricevuto così tanta attenzione: 9 su 10 sono romanzi.
Quindi cosa aspettarsi per l’anno che inizia, editorialmente parlando?
La consueta fatica perché, per quanto il libro sia una merce di prima necessità (ricordiamo le librerie aperte durante il lockdown), bisogna fare i conti con l’aumento del caro vita e la riduzione delle materie prime contestuale all’aumento del costo dell’energia. Ma soprattutto è attesa nel 2023 la nuova legge sul libro che dovrebbe essere la prima “strutturale” in materia di editoria. Non ci resta che aspettare, e continuare a leggere.