SCIENZA E RICERCA

Sanità in Africa: "Le priorità siano stabilite dalle comunità locali"

In un articolo pubblicato su Nature, la professoressa Francisca Mutapi, condirettore della Global Health Academy dell'università di Edimburgo ha parlato della programmazione della ricerca sulla salute in Africa, sottolineando quanto sia necessario che la gestione della stessa sia guidata dal continente africano, piuttosto che da parte di partner esteri. Le sue osservazioni riguardano le recenti accuse mosse a un istituto britannico che avrebbe utilizzato in modo improprio dei campioni di Dna, provenienti da popolazioni africane, senza condividere i benefici dello studio con le istituzioni partner in Africa, oltre all'iniquità nei controlli dei finanziamenti, nei programmi di ricerca, nella formazione e nelle infrastrutture.

Francisca Mutapi ha dichiarato che è improbabile che gli scienziati africani, reclutati da dalle partnership che seguono un programma di ricerca occidentale, riescano a fare la differenza per i problemi di salute più importanti del loro continente. Un esempio concreto del problema riguarda il progetto sulla schistosomiasi, condotto in Zimbabwe per più di 20 anni dalla stessa Mutapi, la quale racconta che i donatori internazionali avevano preferito concentrarsi nel trattamento degli scolari. Solo grazie all'insistenza del team il progetto venne esteso anche ai bambini in età prescolare: una politica poi approvata dall'Organizzazione mondiale della sanità.

Local experts — not rich donors — must design and control studies Francisca Mutapi

Dal 2017 la professoressa Mutapi è condirettrice del progetto finanziato dal Regno Unito Tackling Infections to Benefit Africa, che significa affrontare le infezioni per il bene dell'Africa, a cui ci si riferisce con la sigla Tiba, parola swahili per curare l'infezione. Questo progetto riunisce esperti provenienti da Botswana, Ghana, Kenya, Ruanda, Sudafrica, Sudan, Tanzania, Uganda e Zimbabwe, oltre a ricercatori dell'Università di Edimburgo.

Uno dei progetti del gruppo Tiba riguarda il virus Chikungunya, un problema di salute globale largamente ignorato in Africa, ma che i ricercatori hanno scoperto essere connesso a quasi il 30% dei casi di febbre in un ospedale del Kenya. Un altro ancora esamina le persone portatrici asintomatiche di malattia del sonno. Le attività di ricerca sono guidate dall'Africa e riflettono le priorità locali, non sono dettate da agenzie esterne. Un esempio è il lavoro condotto sul lupus eritematoso sistemico, malattia autoimmune, che è più comune e più grave nelle persone di origine africana, precedentemente i criteri diagnostici internazionali erano derivati da persone non africane che presentavano principalmente articolazioni e mucose infiammate. Uno studio sugli abitanti dello Zimbabwe, colpiti dalla malattia, ha identificato una variante caratterizzata principalmente da eruzioni e lesioni cutanee.

“Stiamo spostando il nucleo delle decisioni riguardo la ricerca sulla salute africana nel continente (dove appartengono). La gran parte del nostro lavoro, e l'80% della nostra spesa, hanno luogo in Africa. Ho visto troppi progetti in cui la maggior parte dei fondi destinati alla ricerca andavano ai laboratori nel nord del mondo o agli stipendi dei ricercatori espatriati” ha scritto Francisca Mutapi. Esperti africani formano la maggior parte del comitato direttivo e del gruppo consultivo esterno del progetto Tiba. All'inizio di ogni progetto vengono coinvolte tutte le parti interessate attraverso le comunità locali e i ministeri nazionali, inoltre tutti i partner hanno accesso alle attività di formazione.

Locally led partnerships are essential to producing relevant knowledge and sustainable change. The health of Africa, and the world, depends on making these happen. Francisca Mutapi

“La comunità internazionale dovrebbe concentrare i propri sforzi su quello che offre la ricerca guidata dall'Africa: una cultura distinta strutturata attorno a lacune di conoscenza, che la scienza occidentale fatica a gestire. Solo la collaborazione può portare a uno studio scientifico di alto livello” ha affermato la professoressa Mutapi, che durante il suo lavoro sulla schistosomiasi ha avuto modo di lavorare con persone appartenenti a realtà diverse: scienziati locali, ufficiali di governo, operatori sanitari dei villaggi, maestri, madri ecc. La Mutapi sostiene che la ricerca guidata dall'Africa sia maggiormente sostenibile a livello di finanziamenti, la cui continuità viene assicurata dall'impegno locale. Questo sistema ha portato al coinvolgimento delle realtà locali nella formulazione della African Union’s Health Research and Innovation Strategy (Hrisa 2018–2030), e nell'organizzazione di tabelle di marcia per rafforzare i sistemi sanitari nazionali e la politica continentale in materia di vaccini.

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