SOCIETÀ

Pandemie e prevenzione: a che punto è il nuovo trattato pandemico dell'Oms?

La pandemia da Covid-19 ha messo a nudo le nostre lacune nella capacità di prevenzione e risposta alle pandemie, nonché le disuguaglianze sia tra i paesi che all’interno degli stessi. Ciononostante, sono terminati a giugno in un nulla di fatto gli oltre due anni di negoziati tra gli Stati membri dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per stilare un nuovo accordo con l’obiettivo di “non farci trovare impreparati” di fronte a un’emergenza sanitaria globale futura.

La necessità di un coordinamento

Un maggiore coordinamento durante una pandemia può davvero fare la differenza? È proprio con l’intento di dare una risposta a questa domanda che nel novembre 2020 – in piena pandemia da Covid-19 – al Forum di Parigi per la pace il presidente del Consiglio europeo Charles Michel propone di elaborare uno strumento internazionale sulle pandemie, delle linee guida globali che abbiano lo scopo di contenere i danni delle pandemie future – che significa centinaia di migliaia di morti in meno, ospedali meno occupati, produzione e acquisto di vaccini non affidato a singole industrie.

Il nuovo Trattato pandemico

L’Assemblea Mondiale della Sanità (AMS), l’organo legislativo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che si riunisce ogni anno a Ginevra, nel suo ultimo incontro non è riuscita a trovare un accordo sulle disposizioni chiave del nuovo Trattato pandemico, il documento globale con l’obiettivo di far collaborare i Paesi in modo efficace al fine di proteggere le persone, le comunità e i paesi da pandemie future.

Durante la sessione speciale dell’AMS, nel dicembre 2021, alla luce dell’impatto della pandemia da Covid-19 i 194 Stati membri dell’OMS hanno istituito un processo per redigere e negoziare una nuova convenzione, accordo o altro strumento internazionale sulla preparazione e risposta a una futura pandemia. L’intento nasce dalla necessità di garantire che le comunità, i governi e tutti i settori della società – all’interno dei paesi e a livello globale – siano preparati in situazioni analoghe a quella vissuta poco tempo fa.

Al centro dell’accordo proposto c’è la necessità di garantire equità sia nell’accesso agli strumenti necessari a scopo preventivo (compresi vaccini, dispositivi di protezione individuale, informazioni e competenze) sia all’assistenza sanitaria. L’ostacolo principale è il sistema di condivisione delle risorse che obbligherebbe i Paesi a condividere campioni di virus, batteri o altri agenti patogeni e le loro sequenze genetiche, informazioni necessarie per la produzione di vaccini e cure. In cambio della loro collaborazione, i Paesi in via di sviluppo chiedono un maggiore accesso a questi prodotti, di cui hanno sofferto la mancanza durante la pandemia Covid-19. Secondo una disposizione – fortemente contestata – nella bozza di accordo, i produttori di vaccini dovrebbero donare il 10% dei loro prodotti ai Paesi in via di sviluppo e vendere un altro 10% all’OMS al prezzo di costo. I negoziati si sono svolti in gran parte a porte chiuse ed è quindi difficile conoscere le posizioni degli Stati membri, tuttavia non è un segreto che l’industria farmaceutica internazionale abbia espresso chiaramente la sua obiezione a questa proposta.

L’ultimo ciclo di negoziati era inizialmente previsto per la fine di marzo; successivamente ne sono stati organizzati altri che si sono protratti fino a maggio, nel tentativo (fallito) di trovare un compromesso.

In sintesi, gli obiettivi del trattato sono:

  • garantire un impegno politico costante e a lungo termine
  • definire processi e compiti chiari
  • assicurare un sostegno a lungo termine ai settori pubblico e privato a tutti i livelli
  • promuovere un approccio che coinvolga l’intero apparato governativo e tutta la società, integrando le questioni sanitarie in tutti i settori strategici pertinenti (per es. ricerca, innovazione, finanziamenti, trasporti)

L’adozione del Trattato richiede il voto di due terzi dei 194 Stati membri della Assemblea e sarà vincolante solo per gli Stati che lo ratificheranno.

Il Regolamento sanitario internazionale

Se da un lato l’incontro a Ginevra si è concluso con una proroga e la promessa di completare i negoziati entro un anno, dall’altro l’Assemblea ha revisionato e approvato un pacchetto di emendamenti al Regolamento sanitario internazionale (International Health Regulations – IHR), il trattato attualmente in vigore in caso di pandemia, nell’ottica di istituire un nuovo livello di allerta chiamato “emergenza pandemica” che vada oltre quello attuale di “emergenza sanitaria pubblica di portata internazionale” (Public Health Emergency of International Concern – PHEIC).

Il Regolamento, entrato in vigore nel giugno 2007, è un atto giuridicamente vincolante per tutti gli Stati membri dell’OMS e stabilisce i requisiti legali fondamentali a livello globale per tutti i Paesi in materia di coordinamento internazionale per l’individuazione, l’indagine e la risposta ai rischi per la salute pubblica.

Come per il Trattato pandemico, anche i negoziati per la revisione dell’IHR sono stati teatro di controversie: gli emendamenti obbligano infatti i Paesi a notificare all’OMS i focolai all’interno dei loro confini, richiedono un meccanismo di finanziamento per aiutare i Paesi nella risposta alle pandemie e nell’accesso ai farmaci, consentono all'OMS di condividere le informazioni anche quando i Paesi non collaborano e autorizzano l’allarme di “emergenza pandemica”.

La nuova definizione, che secondo le intenzioni dell’OMS dovrebbe favorire interventi più rapidi ed efficaci, stabilisce che un’emergenza pandemica è una malattia trasmissibile che ha, o è ad alto rischio di avere, un’ampia diffusione geografica verso e all’interno di più Stati; supera (o è ad alto rischio di superare) la capacità di risposta dei sistemi sanitari in quegli Stati; causa (o è ad alto rischio di causare) una sostanziale interruzione sociale e/o economica, compresi il traffico e il commercio internazionale e richiede un’azione internazionale coordinata rapida, equa e rafforzata, con approcci globali “whole-of-government” e “whole-of-society”.

Il pacchetto di emendamenti approvati è stato definito “storico” da Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS, che ha precisato come questi nascano “per rafforzare la preparazione, la sorveglianza e le risposte globali alle emergenze di salute pubblica e per fare tesoro delle lezioni apprese da diverse emergenze sanitarie globali, compresa la pandemia Covid-19”.

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