L'illustrazione è di Marco Petrella
L’irlandese Sally Rooney è una scrittrice straordinaria, in senso etimologico. La sua voce, cioè, è unica nel panorama letterario contemporaneo. Quando ha composto Parlarne tra amici aveva 22 anni o poco più, e ne è venuto fuori un romanzo sulla complessità delle relazioni che forse nemmeno un quarantenne avrebbe messo sulla pagina con tanta efficacia. Ma c’è di più: il suo marchio di fabbrica è un uso spregiudicato, e libero, della lingua, in cui il dialogo, la narrazione, le chat, le e-mail si fondono così bene da diventare interamente linguaggio letterario.
I personaggi alle feste, o via messaggio, discutono di temi come il capitalismo quasi parlassero di cosa hanno ordinato da bere al bar. Riescono a dirsi i loro sentimenti, o meglio a tacerli lasciandoli comunque emergere, in scambi serrati che non hanno mai pretese, eppure in grado di delineare quel che provano in modo chirurgico. Rooney evidenzia ombre più che luci, i vuoti e non i pieni, gesti quotidiani, piccoli, dietro ai quali si cela l’universale, che nei suoi libri è spesso l’amore.
In Parlarne tra amici assistiamo alla formazione di un “rettangolo”: due giovani poetesse poco più che ventenni (che sono state amanti) iniziano a frequentare la casa di una coppia sposata. Lei è una scrittrice trentasettenne in carriera, lui un attore trentaduenne clinicamente depresso e il loro matrimonio è, come a volte accade, ormai solo di facciata. Rooney si chiede: cosa succederebbe al rettangolo se due dei vertici (la poetessa più timida e l’attore) si avvicinassero?
Nella sua seconda prova, Persone normali, invece tutto è ancora più compresso e la prova di bravura ancor più esasperata: non è un rettangolo, ma un semplice segmento. Sono due giovani: lei di origini borghesi, incompresa e un po’ bizzarra, lui il classico bravo ragazzo figlio della domestica della famiglia di lei. E gli estremi di questo segmento altro non fanno, negli anni (raccontati a intervalli piuttosto ampi), che avvicinarsi e allontanarsi in un tira e molla estenuante all’interno del quale a forza di silenzi si definisce l’amore. Qui è dialogo puro, tra due e pochi altri: niente mail, né messaggi, nulla è mediato.
In ambedue i romanzi, poi, il corpo ha un ruolo determinante: a questo è come fosse demandato di trasmettere quei messaggi che le parole non riescono a trasformare in significato.
Della lingua e dell’incredibile capacità narrativa di Sally Rooney abbiamo parlato con Maurizia Balmelli, la sua traduttrice (che dà la voce in italiano anche ad altri grandissimi), non prima di aver indagato cosa significhi per lei tradurre, e come lo declini a seconda dell’autore e delle sue specificità.
Maurizia Balmelli: nata e cresciuta a Locarno, vive a Parigi. Traduce narrativa contemporanea dal francese e dall’inglese. Ha vinto il Premio Vallombrosa 2010 Von Rezzori per la sua versione di Suttree di Cormac McCarthy e il premio Terra Nova 2014 per la sua versione di Rapport aux bêtes, di Noëlle Revaz. Tra gli autori tradotti: J. M. G. Le Clézio, A. Hemon, M. Amis, A. Kristof, E. Carrére, S. Rooney, M. Towes, M. Gaitskill.