Se avete in programma una gita in campagna o una vacanza sui monti e già state agognando piacevoli camminate nei boschi al riparo dall’arsura estiva, occhi bene aperti e attenzione alle vipere. Non che i rimedi non esistano se, nella peggiore delle ipotesi, doveste incappare in una di queste bestiole. Se il caso è grave, però, e dovesse servire l’antidoto potrebbe accadere che i sieri attualmente in commercio non sortiscano completamente gli effetti attesi e non siano del tutto efficaci. A illustrarne la ragione è un gruppo di scienziati del dipartimento di Scienze biomediche dell’università di Padova e del Centro antiveleni di Pavia che hanno recentemente pubblicato i risultati delle loro indagini su Nature Scientific Reports.
Partiamo da qualche dato che aiuta a circoscrivere il problema e, innanzitutto, a tranquillizzare gli animi. In Europa l’avvelenamento da morso di serpente non costituisce un’emergenza sanitaria, come accade invece nelle zone tropicali e sub-tropicali. Secondo un’analisi degli studi pubblicati tra il 1970 e il 2010, si stima che nel nostro continente, inclusa la Russia europea e la Turchia, i casi siano stati 7992 per anno e di questi circa il 15% gravi. Quattro in media i morti per anno. Come è facile immaginare si viene morsi con maggiore frequenza nelle aree rurali, durante attività ricreative e sportive, tra maggio e settembre. Uomini e bambini sono i più colpiti.
Marco Pirazzini illustra lo studio pubblicato su "Nature Scientific Reports". Riprese e montaggio di Tommaso Rocchi
Nel nostro continente il tipo di serpente più frequente è proprio la vipera: le specie più diffuse e pericolose sono la vipera berus, la aspis e la ammodytes, responsabili dei casi più gravi di avvelenamento. La vipera berus è presente nell’Europa nord-orientale e centrale, incluso il Regno Unito, la Francia settentrionale e l’Italia. La ammodytes popola zone ristrette, quasi esclusivamente limitate ai Balcani, mentre la vipera aspis si trova nella Francia centrale e meridionale, nella Svizzera e in Italia, dove convive con la berus in alcune zone.
I morsi di vipera causano principalmente effetti locali, come dolore, edema, gonfiore e necrosi locale. Nei casi più gravi, specie nei bambini, compaiono però anche sintomi più gravi e sistemici tra cui problemi gastrointestinali, ipotensione, coagulopatia e neurotossicità. La sintomatologia può essere tuttavia molto diversa a seconda del tipo di vipera. A provarlo sono le analisi condotte dai ricercatori padovani che, dopo essere stati contattati dal Centro antiveleni di Pavia, hanno ricostruito il profilo tossicologico del veleno della vipera aspis e berus. Ebbene, ne è emerso che il morso della prima provoca sintomi di tipo neurologico simili al botulismo, tra cui debolezza dei muscoli facciali soprattutto dell’occhio e difficoltà di deglutizione, compatibili con un coinvolgimento dei motoneuroni. La seconda invece causa un effetto emorragico nei tessuti. “Con una serie di esperimenti di tipo biochimico – dice Marco Pirazzini del dipartimento di Scienze biomediche dell’università di Padova – abbiamo dimostrato che il veleno della vipera aspis possiede una attività fosfolipasica più pronunciata rispetto alla berus e questo determina la diversa sintomatologia osservata in ambito clinico”.
Vipera aspis
Oggi gli antidoti utilizzati sono prodotti localmente sulla base del tipo di vipera più rappresentato in una determinata zona, ma si sa molto poco sull’efficacia relativa di ciascun siero contro veleni che evidentemente mostrano composizioni diverse e causano sintomi clinici differenti. Per questo il gruppo padovano ha testato l’efficacia di due antidoti contro il veleno dei due tipi di vipera. Ebbene, i sieri riuscivano a neutralizzare gli effetti emorragici provocati dal morso di vipera berus, ma l’efficacia era minima in caso di vipera aspis, dato che avevano un effetto limitato sulla componente neurotossica di questo veleno. “Il nostro studio dovrebbe stimolare la ricerca farmaceutica e le aziende a sviluppare e produrre antisieri più specifici. Ora gli antidoti sono contro il tipo di vipera più rappresentato, ma dalle nostre ricerche emerge che non coprono gli effetti di tutte le vipere. Per produrre antiveleni più efficaci bisognerebbe utilizzare come ‘stampo’ per l’antisiero i veleni di più specie di vipera: in questo modo gli anticorpi generati contro le componenti velenose agirebbero in maniera più generale. Va detto che il morso da vipera non rappresenta un problema sanitario rilevante come in Australia, ad esempio, dove i serpenti sono più numerosi e pericolosi. E forse per questo, in un continente come l’Europa in cui è una patologia rara e poco severa, l’impegno delle case farmaceutiche è molto limitato”.
Marco Pirazzini explains the scientific findings published in "Nature Scientific Reports"