Ca’ Foscari
Ca’ Foscari affonda le proprie radici nella seconda metà dell’Ottocento. “È istituita dalla Provincia, dal Comune e dalla Camera di Commercio di Venezia la R. Scuola superiore di commercio, che avrà per iscopo: a) di perfezionare i giovani negli studi opportuni per l’esercizio delle professioni mercantili; b) d’insegnare oltre le principali lingue moderne europee, le orientali viventi, l’arabo, il turco, il persiano, per facilitare le nostre relazioni e i nostri scambi coi popoli d’oriente; c) di preparare i giovani che in conformità alle condizioni prescritte dalle leggi e dai regolamenti, intendono dedicarsi alla carriera dei consolati; d) d’istruire con ammaestramento speciale coloro che vorranno dedicarsi all’insegnamento delle discipline commerciali negli Istituti tecnici ed in altre Scuole dello Stato”. Era il 6 agosto 1868 quando Vittorio Emanuele II firmava il decreto di approvazione dello statuto della Regia Scuola superiore del commercio di Venezia, dalla quale nacquero l’attuale facoltà di Economia e commercio negli anni Trenta del Novecento e, successivamente, la facoltà di Lingue negli anni Cinquanta, fino alla formale istituzione dell’università Ca’ Foscari di Venezia nel 1968.
Nel corso del Settecento, l’industrializzazione avviata in Inghilterra, che gradualmente prendeva piede anche nel continente, aveva rinfocolato l’interesse per le scienze economiche e reso evidente la necessità di veicolare conoscenze tecniche per formare chi avesse poi operato in questo settore. Su queste basi sorsero in Europa una serie di istituti tecnici: in Francia furono istituiti l’École des arts et métiers, e l’École polytechnique a cui furono associate l’École des mines e l’École des ponts et chaussées.
Nel nostro Paese, l’idea di fondare una Scuola superiore di Commercio nacque proprio a Venezia. A ripercorrerne la storia - che qui brevemente riportiamo - sono stati Stefano Coronella e Antonella Sattin nel saggio dal titolo Dalla Scuola superiore di di Commercio alla Facoltà di Economia (1868-1935), contenuto nel volume Le discipline economiche e aziendali nei 150 anni di storia di Ca’ Foscari.
Foto Massimo Pistore
Inizialmente, quando il Veneto fu annesso all’Italia, alla fine del 1866, l’idea era quella di trasformare e ampliare l’Istituto Tecnico fondato circa un venticinquennio prima, ma quando nel 1867 si trattò di deliberare il finanziamento di 20.000 lire a questo scopo, il vicepresidente del Consiglio provinciale Edoardo Deodati propose di utilizzare i fondi per istituire un nuovo ente, così da rilanciare l’economia veneziana attraverso la formazione. L’anno successivo Deodati e Luigi Luzzatti firmarono, a nome della Commissione incaricata dal Consiglio provinciale, comunale e dalla Camera di Commercio di Venezia, il progetto di fondazione della Scuola che il Ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio sposò. Francesco Ferrara fu nominato direttore e rimase in carica per 32 anni. Al nuovo istituto, articolato in tre indirizzi (commerciale, magistrale e consolare) fu concesso l’uso del palazzo detto Ca’ Foscari, da cui prende il nome l’odierna università.
Dopo le fasi alterne dei primi anni, che videro oscillazioni nel numero degli iscritti, nel Novecento nelle Scuole di Commercio - a Venezia tennero dietro Genova fondata nel 1884 e Bari nel 1886 - il numero di studenti crebbe notevolmente e sorse la necessità di riconoscere i titoli rilasciati da questi istituti come lauree e non come semplici diplomi, come erano allora considerati. All’inizio la Scuola conferiva infatti semplici diplomi di licenza (a partire dal 1883 anche diplomi di abilitazione all'insegnamento tecnico di secondo grado).
La lunghe trattative con il Ministero portarono nel 1903 all’emanazione di un decreto che sanciva la possibilità di rilasciare uno speciale diploma di laurea equipollente agli ordinari gradi superiori accademici a chi provenisse da istituti tecnici, licei o scuole medie di commercio con almeno quattro anni di corso (lasciando fuori così una fetta degli iscritti). Si sarebbe dovuta attendere la legge del 20 marzo 1913 perchè venisse attribuita vera e propria dignità universitaria alle Scuole Superiori di Commercio e non la semplice equipollenza. Ormai in Italia erano diventate cinque: oltre a Venezia, Genova e Bari anche Roma e Torino, poste sotto la vigilanza didattica e amministrativa del ministero dell’Agricoltura, Industria e Commercio (in un secondo momento, il ministero dell’Industria e del Commercio sarebbe stato assorbito insieme al ministero del Lavoro e della Previdenza sociale nel ministero dell’Economia nazionale).
Foto Massimo Pistore
Nell’anno accademico 1914-15, la Scuola cambiò denominazione in “Regio Istituto Superiore di Scienze economiche e commerciali di Venezia” e quello stesso anno il Consiglio superiore della Pubblica istruzione riconobbe ai diplomati il titolo di “dottore in Scienze economiche e commerciali” e successivamente di “dottore in Economia e commercio”.
Negli anni Trenta del Novecento, dopo il passaggio di competenze dal Ministero dell’Economia nazionale a quelle del ministero dell’Educazione nazionale e poi della Pubblica Istruzione, le Scuole Superiori di Commercio furono annesse alle università e di fatto trasformate nelle odierne facoltà di Economia e commercio. A Venezia questo accadde nel 1935-36:
“In conseguenza di ciò, Ca’ Foscari diventò a tutti gli effetti una università [...]. Infatti, poiché a Venezia questa non era presente, la costituzione della facoltà di Economia e commercio fece sì che la Scuola Superiore fosse classificata fra le università statali”. Coronella e Sattin sottolineano che si trattava, in realtà, di un istituto universitario, dato che le università prevedono la presenza articolata di più facoltà. Si sarebbe dovuto attendere il 1954 perché il Magistero di Lingue, che affiancava Economia, diventasse a tutti gli effetti una facoltà. In seguito nel 1968, a un secolo esatto dalla fondazione della Scuola Superiore di Commercio, fu infine autorizzato l’uso del termine “università” anche per Ca’ Foscari, che via via ampliò sempre più la sua offerta formativa: già l’anno successivo, infatti, furono istituite le facoltà di Lettere e Filosofia e di Chimica industriale (poi ridenominata facoltà di Scienze).
Sono molte le personalità di rilievo che hanno frequentato Ca’ Foscari, come studenti o come docenti. Tra gli aziendalisti, Coronella e Sattin ricordano Fabio Besta, Pasquale D’Angelo, Vittorio Alfieri, Vincenzo Vianello, Pietro D’Alvise, Francesco De Gobbis, Benedetto Lorusso, Pietro Rigobon, Gino Zappa, Aldo Amaduzzi e Pasquale Saraceno. Tra gli economisti invece si annoverano figure come Francesco Ferrara, Maffeo Pantaleoni, Ezio Vanoni e Alfonso De Pietri-Tonelli.
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Università Iuav
L’università Ca’ Foscari si pone in città accanto ad altri istituti di formazione, come l’università Iuav, che nasce da una costola dell’Accademia di Belle Arti. Sulla figura dell’architetto e sulla sua formazione, sottolinea Guido Zucconi, si discuteva sul finire dell’Ottocento, quando si ipotizzava un percorso didattico che si collocasse in una posizione intermedia tra quella dell’ingegnere civile e quella dell’artista. Proprio a quegli anni risale la prima proposta di fondare un Istituto superiore di Architettura a Venezia. Agli inizi del Novecento fu Giovanni Bordiga, presidente dell’Accademia di Belle Arti dal 1910, a elaborare un Progetto per l’istituzione in Venezia di una scuola superiore, con la prospettiva di annetterla al corso speciale di Architettura che già esisteva nell’Accademia. L’obiettivo era quello di formare una figura di tecnico-artista, abile “nella composizione, direzione e costruzione di opere architettoniche, e nella conservazione e restauro dei monumenti d’arte antica”. Avviata in forma semiufficiale nel 1923 con otto studenti, la Scuola superiore di Architettura - la seconda in Italia dopo quella di Roma - fu pienamente riconosciuta nel 1926 e andò a sostituire il corso speciale in Architettura istituito 70 anni prima nell’Accademia. Nel tempo la scuola avrebbe cambiato nome e statuto: dapprima Regio Istituto superiore di Architettura, sarebbe poi stata denominata Istituto universitario di Architettura, fino a divenire vera e propria università.
Il primo direttore della scuola fu Giovanni Bordiga, professore di geometria descrittiva. Poiché mancava all’epoca qualsiasi tipo di relazione con Ca’ Foscari, spiega Zucconi, era l’università di Padova a dotare la nuova scuola di docenti, soprattutto nei settori tecnico-scientifici e per materie anche fondamentali come analisi matematica e scienza delle costruzioni. Altri professori provenivano dalle fila dei professionisti, tra questi Guido Costante Sullam che insegnava decorazione, Giuseppe Torres per il restauro, Brenno Del Giudice per il disegno e il rilievo.
Il quartiere di Dorsoduro e l'ex Cotonificio, una delle sedi dell'università Iuav sul Canale della Giudecca (Foto Adobe Stock)
Alcuni docenti provenivano anche dall’Accademia, a cui la scuola rimaneva strettamente legata, come Pietro Paoletti che insegnava storia dell’arte, Augusto Sezanne decorazione, e Guido Cirilli che spiegava composizione e che 1929 sarebbe succeduto a Bordiga nella direzione della scuola. Tra i docenti meritano di essere nominati, nella prima metà degli anni Trenta, anche Carlo Scarpa che insegnava studio dal vero e decorazione, Duilio Torres docente di urbanistica e Giuseppe Samonà che istruiva sul disegno architettonico e rilievo dei monumenti.
Fu proprio quest’ultimo, negli anni che seguirono e che lo videro direttore della scuola (con una breve periodo in cui gli succedette Carlo Minelli), a tentare una ridefinizione dell’insegnamento dell’architettura, su nuove basi. Se fino a quel momento infatti, con Cirilli alla direzione, la disciplina era intesa con una funzione prevalentemente “decorativa”, secondo una mentalità ancora radicata nel mondo dell’Accademia di Belle Arti, con Samonà iniziò ad assumere connotati più pratici. Questi riteneva, infatti, che l’architettura dovesse rispondere ai bisogni concreti del Paese e misurarsi su problemi reali. Per raggiungere questi obiettivi fu condotta una ben precisa politica di reclutamento che, tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta, condusse all’Istituto universitario di architettura di Venezia tra gli altri docenti come Franco Albini, Giovanni Astengo, Ignazio Gardella, Bruno Zevi, Saverio Muratori e Ludovico Belgioioso per insegnare agli studenti architettura degli interni, arredamento e decorazione, urbanistica, elementi costruttivi, storia dell’arte e storia e stili dell’architettura, caratteri distributivi degli edifici, architettura degli interni.
Nel padiglione italiano della Biennale 2018, il cortiletto progettato dall'architetto Carlo Scarpa (Foto Adobe Stock)
Con l’arrivo di Samonà si erano poste le basi per una nuova fase in cui lo Iuav si avviava a diventare vero e proprio polo universitario, separato dall’Accademia di Belle Arti, e punto di riferimento nel panorama della cultura architettonica non solo nazionale, ma anche internazionale. Molti dei suoi docenti figuravano peraltro tra i direttori o tra i redattori di molte riviste di settore nazionali, come Metron, Urbanistica, L’architettura cronache e storia.
Nella direzione dell’Istituto a Giuseppe Samonà seguirono, nel 1971, Carlo Scarpa e Carlo Aymonino. Gradualmente, si assistette a una politica di separazione tra architettura e disciplina urbanistica, che fu formalmente sancita dall’istituzione del corso di laurea in urbanistica all’inizio degli anni Settanta, ad opera di Giovanni Astengo. La nascita dei dipartimenti nel 1976 - in anticipo rispetto alle altre università italiane - permise poi di gestire in modo più appropriato gli specialismi che andavano emergendo in seno alla cultura architettonica. Tra gli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta, tra le fila dei docenti continuavano a figurare nomi di spicco, come Massimo Cacciari e Franco Rella, Vittorio Gregotti, Francesco Tentori, Massimo Scolari, Edoardo Salzano.
La reputazione dell’Istituto continua a crescere: nel 1985 la rivista inglese Architectural Design dedicava un numero monografico a The school of Venice, indicando la facoltà di Architettura come una delle migliori a livello internazionale. Ancora, nel 1989 il quotidiano francese Libération la eleggeva a migliore scuola europea. Si arriva così ai primi anni Duemila: nel 2001, l’istituto universitario diventa a tutti gli effetti una università articolata in tre facoltà, Architettura, Pianificazione del territorio e Design e Arti.