SOCIETÀ

Post virali e fake news: non si salva nemmeno il climate change

I post virali possono aiutare la ricerca scientifica e soprattutto evitare di alimentare fake news su argomenti sensibili? La storia recente ci dice di no: che si tratti di vaccini, negazionismo riguardo alla forma del pianeta Terra e via dicendo, Internet pullula purtroppo di informazioni errate.

A farne le spese, complice la viralità della nuova mania su Instagram (la #10yearchallenge o #10yearschallenge che spopola in questi giorni) che prevede di caricare una foto di 10 anni fa e rapportarla al 2019, questa volta è l’attualissimo problema del cambiamento climatico

In che modo? Su Internet e sui vari social network gira in questi giorni una fotografia che ritrarrebbe i ghiacci della calotta polare artica a distanza di 10 anni. Dal 2009 al 2019 – se così fosse – il colpo d’occhio sembrerebbe devastante: la perdita di superficie ghiacciata è tale da rendere tangibile (magari anche a chi non crede ai fenomeni correlati al riscaldamento globale) la sensazione di irreversibilità con tutte le conseguenze del caso.

L’intento potrebbe anche sembrare lodevole: sensibilizzare i più ai rischi a cui andiamo incontro nel caso non si seguano gli allarmi scientifici lanciati alla fine del 2018 dal board dell’IPCC (International Panel for Climate Change). Peccato che la foto immortalante la calotta polare artica nel 2009 sia un falso. Non si tratta, in realtà, di una manomissione attraverso tecniche di fotomontaggio: è la datazione a essere sbagliata.

Per scoprirlo ci viene in auto la Nasa, che da anni – a fianco delle missioni spaziali – si occupa anche di mappare la situazione terrestre rispetto ai grandi cambiamenti climatici. L’immagine in oggetto, quella che ritrae nel #10yearchallenge l’Artico con una datazione al 2009, in realtà si riferisce a una immagine scattata nel 1984.

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Lo studio della Nasa effettuava una comparazione tra la situazione nell’Artico da quell’anno fino al 2016 (di conseguenza, anche la data del 2019 è errata): 35 anni fa i ghiacci cosiddetti “antichi” occupavano una superficie di circa 1 milione e 860mila chilometri quadrati. Al 2016 questa superficie si è ridotta a soli 110.000 chilometri quadrati. Lo studio indica come la diminuzione dei ghiacci sia ovviamente correlata ai cambiamenti climatici, lasciando più esposta la calotta polare artica all’azione erosiva degli oceani e dell’atmosfera. 

Attenzione, lo precisiamo ancora una volta: il climate change è una minaccia attuale e reale, di cui le istituzioni politico-economiche del mondo devono prendere atto

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Rimane l’amarezza per come anche due sovrapposizioni di immagini con datazione errata, possano minare – ancora una volta – l’autorevolezza degli studi scientifici, dando informazioni errate a chi si “informa” attraverso i social network.

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