UNIVERSITÀ E SCUOLA

Il prof o il computer? Tutti e due

Qualche decennio fa, un’aula gremita di un centinaio di allievi sarebbe stata giudicata più un sintomo della scarsità di risorse e del sovraffollamento del sistema scolastico che non la sua punta di diamante. Oggi, invece, è proprio questa una delle caratteristiche più visibili di Teach to One, un nuovo metodo di insegnamento all’avanguardia, sviluppato grazie alle tecnologie digitali per il settore dell’istruzione primaria e secondaria, che ha cominciato a diffondersi di recente negli Stati Uniti. 

Teach to One nasce dal riconoscimento che ogni studente arriva al primo giorno di scuola con un bagaglio unico di bisogni e di talenti – dice Joel Rose, Amministratore delegato e co-fondatore di New Classrooms, l’organizzazione non-profit che ha ideato questo nuovo approccio pedagogico e aiuta quelle scuole che lo hanno adottato a gestirlo. “Siamo convinti che tutti i nostri ragazzi meritino una formazione di alta qualità pensata apposta per loro, ma il nostro sistema 'a taglia unica', con un’insegnante e 28 scolari per classe, non è in grado di offrirgliela”.

Teach to One mira a un approccio su misura, "sartoriale" all’istruzione: un metodo altamente personalizzato, per cui i contenuti e i ritmi dell’apprendimento sono determinati, di studente in studente, sulla base di un algoritmo che, ogni giorno, stabilisce chi debba studiare che cosa con quale docente e quali altri compagni di classe. Questo permette a ognuno dei partecipanti di procedere al proprio ritmo, indipendentemente dal fatto che abbiano tutti la stessa età e siano tutti nella stessa classe, ritornando quando necessario su quei contenuti - anche di settimane, mesi o anni precedenti - sui quali continuano a mostrare incertezze o difficoltà.

Rose descrive così la giornata tipica degli allievi di Teach to One: “Arrivano in classe e, da un monitor installato all’ingresso dell’aula, vengono informati di che cosa esattamente studieranno quel giorno. Un centro di apprendimento Teach to One è quattro, cinque volte le dimensioni di un’aula tradizionale e viene suddiviso con dei mobili di arredo in aree differenti, chiamate con i nomi di luoghi famosi della zona. Così, ad esempio, uno studente può cominciare la giornata con una sessione di 35 minuti, condotta dal professor Jacobs nello Zoo del Bronx, in cui impara a moltiplicare le frazioni. Poi parte la musica, per dare tempo ai ragazzi di muoversi. Il nostro studente si trasferisce quindi al Ponte di Williamsburg per lavorare con un compagno di classe alla divisione delle frazioni. Infine, negli ultimi 10 minuti tutti sostengono un breve quiz su quello che hanno appreso quel giorno. I risultati vengono inviati a New Classrooms e impiegati per configurare il programma su misura del giorno dopo”.

Nell’esempio, i luoghi di riferimento sono tutti newyorchesi perché Teach to One è stato lanciato inizialmente nel 2010 su commissione del dipartimento dell’Educazione dello stato di New York. Nel 2012 è approdato, al costo non indifferente di un milione di dollari, anche a Washington, in una delle scuole medie peggiori dell’area metropolitana della capitale. Quest’anno New Classrooms sta collaborando con 17 scuole, alcune delle quali anche a Chicago, in Illinois, e a Charlotte, in North Carolina, per un totale di 6.500 studenti.

Teach to One è una delle prime applicazioni del cosiddetto blended learning (apprendimento misto), una corrente pedagogica che mira a rivoluzionare il sistema educativo contemporaneo attraverso l’uso delle nuove tecnologie senza però privarsi dei pilastri classici dell’istruzione, in primo luogo i docenti e la relazione diretta e personale tra essi e i loro allievi. “Lasciamo finalmente che gli insegnanti facciano quello che sanno fare meglio, insegnare! – dice Rose – Quando si lavora con una classe in cui ogni studente apprende al ritmo che più gli si addice, l’insegnante può lavorare con gruppi i cui membri sono tutti allo stesso livello, il che consente di approfondire ogni lezione molto di più del solito”. 

Secondo Rose, gli scolari impegnati nei programmi Teach to One hanno dimostrato, fin qui, un miglioramento del 47% superiore alla media nazionale, che corrisponderebbe circa a un semestre in più di lezioni a testa per ogni anno scolastico. Un’analisi complessiva dei risultati prodotti fin qui ha anche mostrato che questo metodo porta giovamento soprattutto agli studenti che sono più indietro,  meno a quelli che sono già tra i più bravi. Inoltre, la performance di Teach to One pare sia progredita decisamente dal primo al secondo anno di impiego. Per gli esperti, una delle preoccupazioni che rimane è che l’uso di tecnologie digitali e algoritmi sia particolarmente efficace a preparare gli studenti a superare i test standard, ma non altrettanto in grado di garantire il reale passaggio di conoscenze da docenti a allievi.

Per il momento, Teach to One è in fase del tutto sperimentale ed è stato lanciato solo per l’insegnamento della matematica nelle scuole medie. “Abbiamo deciso di partire con la matematica perché è così importante – dice Rose – Padroneggiare i concetti della matematica che si impara nella scuola media è un indicatore fondamentale del successo che uno studente avrà nel corso della propria carriera scolastica e accademica, eppure troppi dei nostri ragazzi arrivano alle superiori non preparati alle sfide che li aspettano”. Gradualmente, i creatori di questo approccio pedagogico sperano di svilupparlo ulteriormente, in modo da adattarlo ad altre materie e classi.

Valentina Pasquali

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