SCIENZA E RICERCA
Siamo tutti OGM, senza saperlo
Che il nostro corpo fosse a suo agio con i batteri lo sapevamo da tempo: in un organismo umano in salute il loro numero sorpassa di 10 volte quello delle cellule umane, e quello dei virus probabilmente è ancora maggiore. Adesso però sappiamo anche che da essi deriva addirittura una parte del nostro patrimonio genetico. Non solo: ci avrebbero “donato” alcuni dei loro geni anche alcune specie di protozoi, piante e perfino funghi. Si tratta di “trasferimento genico orizzontale” (Horizontal gene trasnfer, HGT), così chiamato per distinguerlo da quello verticale, che invece riguarda il passaggio dai genitori ai figli, ed è l’oggetto di uno studio recentemente pubblicato da ricercatori dell’Università di Cambridge.
Sfruttando la sempre crescente disponibilità di sequenze di interi genomi, i ricercatori inglesi sono andati a caccia delle corrispondenze esistenti tra geni di 40 specie animali (moscerini, nematodi, primati e altre specie) e i geni di numerose specie di batteri, protozoi, funghi e piante. E i risultati sono affascinanti: il gene FTO ad esempio, che riveste notevole importanza per l’uomo in quanto coinvolto nell’accumulo del grasso corporeo e, se alterato, nella tendenza all’obesità, risulta presente solamente nei vertebrati e… nelle alghe marine, dalle quali potrebbe essere derivato proprio tramite un processo di trasferimento orizzontale. In questo modo, solo nel genoma umano sono stati identificati 128 nuovi geni “alieni”, che si vanno ad aggiungere ai 17 già noti: molti implicati in funzioni importanti come il gene che determina il gruppo sanguigno nel sistema ABO o nella produzione di acido ialuronico, un componente fondamentale della nostra pelle. L’HGT, lungi dall’essere un fenomeno raro, può essere considerato quindi uno dei fattori che influenzano l’evoluzione delle specie viventi, compresa la nostra?
“In realtà sappiamo da parecchi anni che specie diverse possono trasferire da una all’altra informazioni genetiche (geni): un fenomeno conosciuto soprattutto nei microrganismi, ma non solo – spiega Rodolfo Costa, genetista dell’università di Padova e presidente dell’Associazione Genetica Italiana (AGI). Un esempio molto conosciuto è quello della Wolbachia, un batterio parassita di diverse specie di insetti che ha in molti casi trasferito negli organismi ospiti parte delle sue sequenze geniche. Quando non addirittura l’intero genoma, come ha fatto con il moscerino Drosophila ananassae”. Alcuni anni fa è stato identificato anche un fenomeno di HGT che non riguardava il trasferimento di materiale genetico da un organismo unicellulare a un altro più complesso, ma addirittura tra due specie di moscerini grazie all’azione ‘traghetto’ di un acaro che infestava entrambe”.
L’importanza della ricerca, secondo Costa, sta semmai “nel dimostrare che processi di trasferimento orizzontale coinvolgono anche i vertebrati, in particolare l’uomo. Un altro aspetto interessante è inoltre che questi trasferimenti nei genomi dei vertebrati possono verificarsi non soltanto a partire da geni batterici o virali, ma anche da geni di protozoi (organismi per lo più unicellulari ma dotati di nucleo, ndr), funghi e persino piante”. Interessante anche l’analisi dei geni trasferiti, riguardanti essenzialmente processi metabolici: “In quasi tutti i casi si tratta di funzioni enzimatiche piuttosto che regolative: in questo modo ad esempio l’organismo umano ha imparato ad utilizzare nuove sostanze, acquisendo capacità metaboliche che prima non aveva. Si tratta quindi di integrazioni di geni alieni sostanzialmente positive”.
Tra i meccanismi evolutivi responsabili dell’evoluzione dei viventi, oltre a mutazioni, migrazioni, deriva genetica e selezione naturale, bisogna ormai comprendere anche i trasferimenti genici tra specie diverse: “Siamo tutti transgenici: batteri, funghi, piante e animali (tra quest’ultimi siamo quindi compresi anche noi esseri umani) e stupisce che questo possa ancora fare notizia”. Perché allora, si è domandato l’Economist, la semplice parola ‘transgenico’ continua a fare paura, come se si trattasse di qualcosa di innaturale e di pericoloso? “Senza addentrarci nel campo delle considerazioni di tipo etico, osservo che oggi l’ingegneria genetica ci permette di realizzare delle modificazioni genetiche estremamente importanti, come è ben spiegato in un recente testo, Il caso OGM, il dibattito sugli organismi geneticamente modificati di Roberto Defez. Pensiamo ad esempio all’insulina, che oggi è possibile produrre tramite batteri transgenici, invece di purificarla a partire da cadaveri o da altri organismi come cani e maiali. O a culture resistenti a parassiti, o al cosiddetto golden rice, la cui diffusione potrebbe ridurre significativamente la carenza di precursori della vitamina A nella dieta di milioni di bambini nelle regioni più povere del nostro pianeta. Stupisce quindi come la coltivazione di OGM sia oggi in Italia di fatto completamente bandita. E questo nonostante il fatto che continuiamo a importare dall’estero prodotti OGM”. Ma i rischi per la salute e l’ambiente? “La biodiversità rimane un valore di straordinaria importanza e una risorsa irrinunciabile per agricolture come quelle del nostro paese, inoltre gli OGM non sono certo la soluzione per ogni tipo di problema alimentare, ma oggi vengono prodotti OGM privi di rischio per la salute e importanti per una progettazione equilibrata delle disponibilità di risorse alimentari per l’intero pianeta. Andrebbe anche ricordato che da millenni l’uomo seleziona, mediante incroci, piante e animali da allevamento in base alle sue esigenze: l’ingegneria genetica permette di farlo oggi in maniera più rapida, mirata e sicura. Infine, contaminare sistematicamente la pianura Padana con diserbanti e pesticidi, come accade oggi, è invece sicuramente molto pericoloso per la salute dei viventi dal momento che molti di questi prodotti sono mutageni e talvolta cancerogeni”.
D.M.D.A.