Nicholas Di Valerio e Felice Farina in una scena del film documentario "Conversazioni atomiche"
"Non mi devi dire che hai capito se non hai capito, hai capito?". Ottantaquattro minuti di lezione, stupore e sorrisi: è questo il tempo di un film che scivola leggero invitandoci a usare il cervello, fornendoci gli strumenti per comprendere e smettere di sentirci inadeguati, un tempo felice fatto di esperimenti, progetti, ricerche, un'occasione per incontrare "la quotidianità di chi ha scelto di dedicare la propria vita a fare domande". Sembra magia, invece è fisica. Sembrano alieni, invece sono scienziati. Se dovessero proporvi di andare a vedere un docufilm sulla fisica contemporanea, non reagite subito sbuffando, prima cercate di saperne di più, perché si potrebbe trattare di Conversazioni atomiche e, in quel caso, il divertimento sarebbe assicurato. Già applaudita al Festival della scienza di Genova e al Trieste science + Fiction festival e proposta alle scuole di tutta Italia, questa commedia scientifica divulgativa, prodotta da Istituto Luce Cinecittà, che co-distribuisce insieme a Nina Film, è un piccolo gioiello d'autore e accompagna lo spettatore dentro i laboratori di ricerca più all'avanguardia d'Italia, tra chi la scienza la incontra, la studia, la sperimenta ogni giorno: alla scoperta dell’acceleratore di particelle di Frascati dell'Istituto nazionale di fisica nucleare, del Laboratorio nazionale del Gran Sasso, sempre dell'Infn, dell’interferometro Virgo, dell’Osservatorio astronomico di Campo Imperatore. Arricchito da filmati d'archivio che spezzano il ritmo e regalano respiro, come la visita di Grace Kelly ai Laboratori nazionali di Frascati o l'incredibile storia del fisico austriaco Bruno Touschek, il docufilm si traveste da road movie donchisciottesco e segue l'insolito grand tour del regista Felice Farina e di Nicholas Di Valerio, che è anche co-sceneggiatore.
"Della luce non c'avevano capito niente... Poi due americani si mettono a misurarne la velocità e scoprono che è fissa, inchiodata. Rimangono tutti a bocca aperta, ma qualcuno dalla Svizzera stava scrivendo la spiegazione"
"Albert..."
"Non lo chiamare per nome, non è tuo zio"
"Vabbè, Albert Einstein"
"Una dichiarazione d'amore accorata e leggera alla scienza italiana, proposta in un'inusuale forma che fonde la commedia con il documentario": è proprio questo amore a fare la differenza. L'obiettivo di Farina è "rendere comprensibili e affascinanti argomenti come la gravità einsteiniana e la meccanica quantistica anche a chi è convinto di non capirne un accidente o, peggio, di non averne alcun bisogno". E il regista continua: "Ho cercato di fare in modo che chiunque lo finisca di guardare si ritrovi a intuire, almeno nei concetti essenziali, due dei fondamenti della fisica contemporanea che credo oggi debbano essere parte integrante del sapere, non fosse altro perché determinano uno sguardo diverso e assai più profondo sulla natura, e cioè la gravità einsteiniana e la meccanica quantistica, il cui disaccordo è tuttora irrisolto e centrale [...] Ho scelto uno stile a me familiare, ma del tutto insolito per un documentario scientifico. Spero di essere riuscito a dire abbastanza, consapevole che non si può dire tutto".
“ Sai chi era il Clint Eastwood delle particelle? Enrico Fermi!"
Ecco allora l’incontro tra i due esploratori e i ricercatori Infn Catalina Oana Curceanu e Andrea Ghigo, nell'anello di accumulazione dei Laboratori nazionali di Frascati, per proseguire sotto il Gran Sasso, nel più grande laboratorio sotterraneo dedicato allo studio delle astroparticelle dove vengono condotti esperimenti nel silenzio cosmico a caccia della materia oscura. Si passa poi al mondo quantistico con Guglielmo Tino, nel laboratorio Magia advanced dell’Università di Firenze, dove si trova l’orologio più preciso al mondo.
Due conversazioni attraversano tutto il film, offrendosi come momenti di riflessione e scoperta: quella con Adalberto Giazotto, scienziato scomparso nel 2017, che ha dedicato la vita alle onde gravitazionali e alla realizzazione del'interferometro europeo Virgo, fondato a Pisa dall’Infn e dal francese Cnrs, e quella con Giovanni Amelino Camelia, tra le menti impegnate in una grande sfida: scoprire e descrivere la "gravità quantistica", il Graal della fisica. E ancora, il cielo, le stelle, la notte trascorsa a 2200 metri nell'Osservatorio astronomico di Campo Imperatore (L'Aquila) dell'Istituto nazionale di astrofisica, con gli astronomi Andrea Di Paola e Alessio Giunta, e le battute scambiate con altri scienziati, a cui sono dedicati brevi ma illuminanti attimi: Catia Milardi, Marcello Messina, Antonella De Ninno, Franco Frasconi (e l'uomo della camera a nebbia Cristiano 'Capoccia' D'Innocenti). Il gran finale è affidato alla coscienza, svelata e misurata dal neuroscienziato milanese Marcello Massimini, e a un irresistibile aneddoto raccontato in autogrill.
Che bella la fisica spiegata ai non-geni come me. Che bella iniezione di fiducia, quanta speranza mi hai regalato, caro Farina, e quanta voglia di capire, di fare bene, di esplorare le cose impossibili e cercare "qualcosa fuori".
“ Io non so di nessun'altra forma di esplorazione umana in cui ci sia questa libertà di trovare qualcosa fuori da noi. Giovanni Amelino Camelia