SOCIETÀ

La “società automatica” secondo Bernard Stiegler

È evidente che, quanto più se ne parla, meno siamo dentro una società creativa. Viviamo in realtà in un’economia segregazionista, che esclude l’individuo e il cittadino”. È la tesi del filosofo francese Bernard Stiegler, studioso di Deleuze e di Derrida e direttore dell’Institut de recherche et d’innovation, ospite, a Padova, del dipartimento di Filosofia, sociologia, pedagogia e psicologia applicata (Fisppa) per un convegno dedicato al suo ultimo libro.

Secondo lo studioso anche nella società dell’informazione libertà e creatività conservano alcuni spazi, soprattutto quando sono al servizio della grandi multinazionali, ma questo non toglie che il carattere dominante sia quello del controllo, anzi dell’ipercontrollo del singolo attraverso una tecnologia sempre più occhiuta e pervasiva.

Intervista a Bernard Stiegler, traduzione di Edoardo Toffoletto. Clicca per la versione originale in francese. 

Si tratta di quella che lo stesso Stiegler nel suo ultimo libro (appena tradotto da Meltemi) definisce la società automatica, nella quale i cittadini/consumatori – dietro il pretesto di strumenti sempre più facili da usare e user friendly, il cui funzionamento sfugge completamente alla comprensione dell’utente – sono in realtà sorvegliati in ogni aspetto della loro vita. Un mondo in cui il potere è sempre più spersonalizzato e demandato agli algoritmi, procedure automatiche progettate proprio per instradare in modo apparentemente soft le scelte dell’utente.

Un modello di organizzazione tutt’altro che democratico e che negli ultimi tempi sembra sempre più diretto al collasso, segnato com’è dal consumismo esasperato, dal nichilismo e dalla perdita di senso di un mondo che va avanti senza neanche più chiedersi il perché, automaticamente per l’appunto. “Una società in cui la creatività è distrutta – continua Stiegler – in cui tutti siamo destinati a essere proletarizzati, sostituiti da macchine che calcolano”.

Oggi l’essere umano rischia di diventare progressivamente l’appendice inutile e inquinante di una grande rete informatica, ma la via d’uscita non sta nel ripudio dei computer e di internet: “Non sono affatto contrario alla tecnologia, penso solo che quella che stiamo sviluppando oggi sul modello della Silicon Valley sia estremamente tossica. Del resto il primo a dire che la sua scoperta poteva essere pericolosa è stato nel 1948 Norbert Wiener, considerato il padre della cibernetica”.

Non sono affatto contrario alla tecnologia, penso solo che quella che stiamo sviluppando oggi sia estremamente tossica Bernard Stiegler

La nuova economia dell’informazione, al di là dei proclami, si sta rivelando una fucina inesauribile di disuguaglianze. Da una parte infatti, argomenta Stiegler nel suo libro, essa concentra esclusivamente in pochi soggetti i profitti, mentre dall’altra spinge a indebitarsi per mantenere uno stile di vita basato sul consumo: “Attualmente la situazione economica è estremamente grave. Le banche e il mercato non sono più solvibili, ci stiamo dirigendo verso una nuova crisi economica e per di più dobbiamo anche fronteggiare le sfide derivanti dall’antropocene e dalla lotta all’entropia (come i cambiamenti climatici e l’inquinamento, ndr). Per questo assieme ad altri studiosi stiamo sviluppando la sperimentazione di un nuovo modello di economia contributiva, in cui gli algoritmi e la tecnologia siano usati per le persone invece che per controllarle. Un sistema basato non più sul concetto di impiego (emploi) in senso keynesiano ma su quello di lavoro (travail)”.

Una proposta che non coincide con la previsione di un reddito universale, ma che si propone di contabilizzare nella produzione di valore anche i numerosi saperi e le attività umane che al momento ne sono esclusi, come ad esempio la cura della persona, in particolare bambini e anziani.  “Per il momento non si tratta di rovesciare il capitalismo ma di passare a una sua nuova forma – conclude il Stiegler –. Oggi l’obiettivo primario è di fronteggiare le crisi che abbiamo di fronte, in particolare quella climatica”.

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