IN ATENEO
Cento anni di psicologia a Padova tra storia, innovazione ed eccellenze
Cento anni fa l'ateneo patavino aggiungeva per la prima volta un corso di psicologia ai suoi insegnamenti. Quello è stato l'inizio della lunga storia della psicologia dell'università, un percorso cominciato un po' in sordina, ma che ha portato Padova a poter vantare uno dei dipartimenti di psicologia più prestigiosi in Italia.
Nella classifica delle migliori università al mondo per l’area scientifica di Psicologia, elaborata dall’agenzia di ranking inglese Times Higher Education (THE), l'università patavina si colloca al 1° posto in Italia e al 67° posto in assoluto, salendo di ben 50 posti rispetto all'edizione precedente, e avendo ottenuto inoltre l'accreditamento in fascia A per la qualità della didattica da parte dell'ANVUR.
In occasione di questo importante anniversario è stato organizzato il convegno Cento anni di psicologia a Padova e in Italia: Riflessioni sul passato, sul presente e sul futuro per il 7 dicembre 2019. Abbiamo chiesto perciò al professor Massimo Grassi (DPG) che assieme ai colleghi Giovanni Galfano (DPSS) e Andrea Bobbio (FISPPA) organizza l'evento, di raccontarci le tappe principali di questa storia.
“Padova arriva con circa 40 anni di ritardo rispetto agli altri atenei nello studio della psicologia. I primi laboratori e le prime cattedre di psicologia in Europa si aprono infatti intorno agli anni Ottanta”, racconta il professor Grassi. “La storia della psicologia a Padova comincia un po' in sordina con la prima lezione insegnata dentro l'ateneo il 2 maggio 1919 – una lezione con soli tre studenti, si racconta – tenuta da Vittorio Benussi, un triestino che fino all'anno prima lavorava a Graz, e che era piuttosto contento di essere stato chiamato a Padova, essendo quello il periodo del crollo dell'impero austroungarico. All'epoca era già uno scienziato brillante e affermato, e quindi era senz'altro l'uomo giusto per inaugurare questo nuovo insegnamento. Benussi lavora a Padova fino al 1927, e la sua fortuna è quella di avere tra gli allievi alcuni personaggi molto quotati come Cesare Musatti, che diventa il più famoso psicanalista italiano degli anni Novanta, Silvia De Marchi, una bravissima ricercatrice e prima laureata in Italia in psicologia sperimentale; inoltre frequentano le sue lezioni anche Novello Papafava, che diventerà direttore della RAI negli anni Sessanta e Concetto Marchesi, futuro rettore dell'università di Padova”. La psicologia a Padova ha una piccola interruzione durante gli anni clou della seconda guerra mondiale. Alla morte di Benussi, la guida del laboratorio è presa da Musatti, il quale però non prende la cattedra; lavora fino al 1935 a Padova ma l'ateneo lo allontana per la questione razziale, date le sue origini ebree. Nel primo dopoguerra, è uno degli allievi di Musatti a prendere la guida dell'istituto di psicologia: si tratta di Fabio Metelli, che rispetto ai suoi due predecessori ha un certo piglio imprenditoriale e riesce ad ottenere l'apertura del primo corso di laurea in psicologia nel 1971. Quattro anni dopo c'è la migrazione logistica dalle vecchie sedi del centro storico alla zona del Portello.
Nel 1992 nasce la facoltà di psicologia dell'università di Padova, nel 2014 viene istituita la scuola di psicologia e negli anni la struttura logistica si arricchisce fortemente, infatti nel 2016 sono stati aggiunti gli edifici più recenti che adesso compongono la cittadella dello studente che permette a coloro che seguono le lezioni di psicologia a Padova di vivere la loro vita universitaria entro un raggio di 500 metri”.
Quali sono i principali ambiti nei quali la psicologia a Padova ha raggiunto i maggiori traguardi? “Ci sono delle eccellenze in alcuni settori di ricerca, come nelle neuroscienze e nella psicologia sperimentale, ma l'aspetto più importante è certamente l'eccezionale offerta formativa e in particolare la sua varietà. Come numeri abbiamo a che fare con la struttura di psicologia più grande di Italia, qui uno studente può affrontare lo studio della psicologia da ogni punto di vista: clinica, dello sviluppo, neuroscienze, psicologia applicata... C'è un'offerta didattica che credo sia la più ampia possibile in Italia. Si tratta di un corso di laurea che è variegatissimo rispetto a quello delle altre sedi, che si compone sia di corsi triennali che magistrali, compreso il primo corso di laurea triennale erogato in lingua inglese. Se uniamo a questo il fatto che negli ultimi anni la logistica è stata ampliata, io credo che uno studente qui possa davvero affrontare al meglio lo studio della psicologia. L'ampia offerta e le buone strutture fanno sì che ci si ritrovi in un buonissimo ambiente in senso complessivo”.
Quali sono gli aspetti che influiscono di più sulla qualità della didattica? “Il corpo docente è di ottima qualità, e questo fa sì che la qualità della didattica sia molto alta. Moltissimi docenti fanno lezione utilizzando metodi innovativi, perché partecipano a corsi di formazione e di miglioramento della qualità della didattica. La distinzione è tra la classica lezione frontale e altre forme didattiche in cui c'è molta più interazione tra docente e studente e dove le informazioni non vengono solo fornite, ma discusse, spesso tentando di far leva sulle conoscenze attuali per stimolare processi di ricordo di informazioni già possedute, vengono fatte delle sperimentazioni in aula anche allo scopo di creare un dibattito tra coloro che hanno partecipato, e poi ci sono tipologie di insegnamento che fanno uso di materiale multimediale; sono tutti metodi innovativi che affiancano le classiche lezioni frontali.
Per quanto riguarda i laboratori, le ore di pratica tendono a essere un po' ridotte perché i numeri di psicologia sono molto elevati. Ci sono migliaia di studenti e un corpo docente che si aggira intorno al centinaio, quindi il rapporto studente a professore non è proprio favorevolissimo. Tuttavia abbiamo lavorato in questa direzione perché le attività pratiche migliorassero sia come quantità che come qualità e varietà”.