Sono circa 860 milioni le persone che soffrono la fame nel mondo e che le Nazioni Unite vorrebbero riuscire a sfamare entro il 2030. Sono invece quasi il doppio gli abitanti delle aree più avanzate del mondo in sovrappeso. La malnutrizione è quindi un grave problema non solo per difetto, ma anche in eccesso. Non solo la produzione, ma anche il consumo di cibo è uno snodo cruciale per lo sviluppo sostenibile.
Le stime demografiche ci dicono che entro il 2050 saremo quasi in 10 miliardi ad affollare il pianeta. Occorrerà dar da mangiare a questa popolazione senza danneggiare ulteriormente il pianeta, senza sfruttare eccessivamente le risorse idriche e il suolo, senza aumentare le emissioni di gas serra. Le sfide con cui dovrà misurarsi Qu Dongyu, eletto il 23 giugno scorso nuovo direttore generale della Fao (Food and Agriculture Organization), sono epocali e senza precedenti nella storia dell'umanità.
55 anni, biologo di formazione, Qu Dongyu è il primo cinese a ricoprire questa importante carica. Ha ottenuto il dottorato in scienze agricole e ambientali alla Wageningen Agricultural University dell'Olanda, ha svolto attività di ricerca presso l'Accademia cinese delle scienze agricole, e ricopre, dal 2015, il ruolo di vice ministro dell'agricoltura cinese.
Succederà al brasiliano Josè Graziano da Silva e il 1 agosto, nell'edificio che Benito Mussolini aveva concepito come ministero per l’Africa italiana, si insedierà a Roma, polo internazionale dell'agroalimentare, perché qui ha sede anche il quartier generale del World Food Program. L'incarico dura solitamente due quadrienni.
Qu Dongyu ha ottenuto 108 preferenze, alla prima tornata elettorale, su 191 Paesi votanti dei 194 aventi diritto. Ha superato la candidata francese, Catherine Geslain-Lanéelle, 71 preferenze, ex direttrice esecutivo dell'Efsa (European food safety authority) sostenuta dall'Unione Europea. Solo 12 voti ha ottenuto il candidato georgiano Davit Kirvalidze, ex ministro dell'agricoltura georgiano, sostenuto dagli Usa, veri sconfitti della votazione.
Con il suo miliardo e mezzo di abitanti, la Cina deve sfamare ogni anno il 22% della popolazione mondiale. “Il land grabbing, l'accaparramento di terre fertili, è un fenomeno globale, di cui la Cina è un player straordinario” spiega Andrea Segré, Professore di Politica agraria internazionale e comparata all'Università di Bologna e di Economia circolare all’Università di Trento, nonché ideatore di Last Minute Market e della campagna Spreco Zero, e presidente della Fondazione Edmund Mach, della Fondazione F.I.CO e del Centro Agroalimentare di Bologna. “Ha acquisito quasi 3 milioni di ettari nel mondo al di fuori della Cina, sapendo benissimo che il cibo, l'energia e la terra nel futuro saranno asset assolutamente strategici”.
Andrea Segré, Professore di Politica agraria internazionale e comparata all'università di Bologna e di Economia circolare all'università di Trento, spiega le implicazioni dell'elezione di Qu Dongyu a direttore generale della Fao.
La Cina ha già acquistato moltissimi terreni proprio in Africa, per soddisfare la domanda interna cinese e non necessariamente quella africana. Ciononostante i Paesi africani hanno sostenuto la proposta cinese. A marzo addirittura si era ritirato il candidato camerunese, Medi Moungui. Secondo Le Monde, la Cina avrebbe annullato un debito di circa 70 milioni di dollari che il governo camerunese doveva a Pechino. Pressioni sarebbero state fatte anche nei confronti di due Paesi sudamericani, il Brasile e l'Uruguay, minacciando il bando delle esportazioni agricole verso la Cina.
Dopo l'elezione Qu Dongyu ha ringraziato la madrepatria, promettendo però una direzione imparziale e neutra. Ha dichiarato che le sue priorità saranno quelle di concentrarsi sulle aree agricole tropicali che maggiormente soffrono la carenza di cibo e acqua; ridurre l'impatto ambientale dell'agricoltura; avvalersi delle tecnologie informatiche e del commercio digitale per dare opportunità agli agricoltori delle aree meno sviluppate. Ha sottolineato anche il ruolo della Fao nel disseminare informazioni, conoscenze e dati aggiornati per informare le politiche alimentari dei governi nazionali; e l'importanza della collaborazione con il settore privato, rappresentato dalle organizzazioni non governative.
"La sostenibilità ha bisogno di ricerca e innovazione" ha sottolineato Andrea Segré, "quindi di investimenti, di infrastrutture. E anche, questo si dimentica sempre, di formazione, soprattutto se andiamo nei Paesi più arretrati, meno sviluppati. È lì che bisogna puntare: è inutile avere la straordinaria innovazione se poi nessuno può utilizzarla".
Le biotecnologie, come il genome editing, sono uno strumento che può contribuire a vincere le sfide che abbiamo di fronte. "Il percorso che si sta facendo sulla cis-genetica, sul genome editing, aiuterà senz'altro ad avere un'agricoltura più sostenibile" dichiara Andrea Segré, "tenendo conto che il cambiamento climatico ha già portato a problemi di disponibilità di acqua e all'aumento di patogeni che si trovano molto bene al caldo. Credo che questo tipo di ricerca potrebbe dare grandi risultati e il fatto che in Europa venga in qualche modo impedita credo sia un errore, anche perché gli altri Paesi nel frattempo vanno avavnti. Siccome stiamo giocando in un mercato globale credo abbia poco senso avere queste differenze". L'auspicio è dunqe quello che la Fao possa affrontare questi temi in modo molto laico
Le sfide da affrontare sono tante, il contesto agroalimentare globale è complesso, tanto sul fronte della produzione quanto su quello dei consumi. "Uno dei tanti squilibri che si possono osservare è che oltre chi soffre la fame nel mondo, circa 860 milioni di persone, ci sono anche i malnutriti per eccesso, che sono quasi il doppio. Il tema fondamentale è allora quello delle diete sostenibili. Il consumo di carne ha un impatto sia sulla salute sia sull'ambiente. Noi abbiamo un esempio di equilibrio che è la dieta mediterranea. Occorre lavorare molto sulla comunicazione sulla formazione e sull'educazione" conclude Segré. "Abbiamo fatto tante indagini e spesso i consumatori non conoscono l'impatto della loro dieta sulla salute loro e dell'ambiente".
Fondata nell'ottobre del 1945, per risolvere le carestie provocate dalla seconda guerra mondiale, con i suoi 11.500 dipendenti, la Fao (Food and Agriculture Organization) è la più grande agenzia tecnica delle Nazioni Unite. Dispone di un budget di circa 2,6 miliardi di dollari (2018-2019) e svolge un ruolo cruciale sia nella ricerca in campo agricolo e alimentare, sia per quanto riguarda il supporto alle politiche governative.
Faostat è un ampio database sulla produttività delle colture, sulla sicurezza alimentare, sull'impiego di pesticidi e fertilizzanti. Scienziati, statistici e specialistici collaborano con le istituzioni accademiche per fornire informazioni scientificamente fondate ai decisori politici su sfide cruciali come lo sfruttamento di suolo, l'uso di antibiotici negli allevamenti, lo sviluppo di organismi geneticamente modificati, il cambiamento climatico, la sostenibilità dei consumi e delle diete.
Qu Dongyu è il quinto funzionario cinese che finisce a guida di un'agenzia delle Nazioni Unite: oltre alla Fao, sono guidate da cinesi l’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile, l’Unione internazionale delle telecomunicazioni, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale e il Dipartimento per gli affari economici e sociali.