SOCIETÀ
Clima, in Italia quasi 20mila morti a causa di eventi estremi negli ultimi dieci anni
L’Italia dal 1999 al 2018 ha avuto 19.947 morti dovuti ad eventi climatici estremi. Il nostro Paese sarebbe al sesto posto mondiale per vittime, classifica che vede ai primi posti la Birmania, la Russia e l’India. I dati, a leggerli così, sono indubbiamente sconvolgenti, come sconvolgente è anche la lista dei decessi del 2018. In Italia lo scorso anno ci sarebbero stati 51 morti, numero ben lontano dai 2.081 decessi in India, dai 1.282 decessi giapponesi e dai 1.246 morti in Germania.
A pubblicare questi dati è stato il Global Climate Risk Index 2020, cioè il report rilasciato dalla Ong tedesca German watch. I dati analizzati però sono quelli presenti all’interno del database della MunichRe (Munich Reinsurance Company), cioè la compagnia di riassicurazione fondata nel 1880 a Monaco di Baviera ed un fatturato annuo di quasi 50 miliardi di euro.
A questi la Ong tedesca ha unito anche i dati provenienti dal Fondo Monetario Internazionale, ma solamente per quanto riguarda la comparazione tra morti e prodotto interno lordo di ogni Stato.
L’analisi però è sicuramente interessante, anche alla luce di ciò che sta succedendo in questi giorni alla COP25 di Madrid. Il report infatti analizza le conseguenze di eventi metereologici come tempeste, inondazioni, oltre agli estremi di temperatura come ondate di calore e di freddo, tutte conseguenze la cui frequenza, secondo la quasi totalità della comunità scientifica, è dovuta ad interventi antropici. Nell’analisi non sono quindi inseriti eventi geologici come terremoti, eruzioni vulcaniche o tsunami in quanto “non dipendono dalle condizioni meteorologiche e quindi non sono probabilmente correlati al cambiamento climatico”.
Torniamo quindi all’analisi e vediamo come l’Italia, nell’ultimo decennio, sia stata uno dei posti più colpiti al mondo in termini di morti ed in termini economici. Secondo il Global Climate Risk Index 2020 infatti, il nostro Paese ha registrato i già citati 19.947 morti ed anche una perdita economica quantificata in 32,92 miliardi di dollari.
Nel solo 2018 gli eventi estremi hanno causato 51 decessi e 4,18 miliardi di dollari di perdite.
Il rapporto, diffuso a Madrid in occasione della COP25, vuole quindi accendere l’attenzione sul fatto che i cambiamenti climatici stiano colpendo non solo i Paesi più poveri come Myanmar e Haiti, ma anche alcuni dei Paesi più ricchi del mondo.
Giappone
Come già citato, il Giappone, le Filippine e la Germania sono i paesi più colpiti nel 2018. Il Giappone, in particolare è stato colpito da tre eventi meteorologici estremi. Dal 6 all'8 luglio 2018 ci sono state piogge con oltre 200 mm / giorno, cioè circa il doppio delle precipitazioni che si verificano di solito nel giorno più piovoso in Giappone. Queste piogge hanno provocato inondazioni improvvise e frane, uccidendo più di 200 persone e provocando danni a oltre 5.000 case, con la conseguente evacuazione di 2,3 milioni di persone.
Economicamente questi eventi hanno portato a danni per oltre 7 miliardi di dollari. Da metà luglio a fine agosto, i sistemi ad alta pressione a due livelli hanno causato una forte ondata di calore che ha causato altre 138 morti e oltre 70.000 persone che hanno richiesto il ricovero a causa di colpi di calore. Un esempio concreto è quello della temperatura di 41,1 ° C registrata nella città di Kumagaya. A settembre poi, il Giappone è stato colpito dal tifone Jebi che è stato il ciclone tropicale più intenso del paese da oltre 25 anni, causando danni economici per oltre 12 miliardi di dollari.
Filippine
Nel settembre 2018 le Filippine sono state attraversate dal tifone Mangkhut, che è stato classificato di categoria 5, la più alta, ed ha portato alla morte di circa 59 persone, la maggior parte a causa di frane provocate dalle forti piogge.
Germania
Il numero di vittime in Germania riportato nel report della Ong tedesca è di 1.234 persone. La causa principale sembra essere l’eccezionale temperatura registrata tra aprile e luglio 2018. In media infatti la temperatura è stata di 2,9 ° C più alta, contribuendo anche a creare una grande siccità nel suolo tedesco. Questo ha comportato interventi per circa 1 miliardo di euro e danni al raccolto per un totale di 3 miliardi di euro.