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M – Il Figlio del Secolo, la serie ispirata all'omonimo romanzo di Antonio Scurati, ha suscitato grande interesse fin dalla sua presentazione alla Mostra del Cinema di Venezia. Diretta da Joe Wright e con Luca Marinelli nel ruolo di Benito Mussolini, la produzione Sky Original ripercorre la nascita e l'ascesa al potere del fascismo, utilizzando un linguaggio cinematografico contemporaneo e strizzando l’occhio allo spettatore.
La serie, scritta da Stefano Bises e Davide Serino, copre il periodo dal 1919 al 1925, raccontando la presa e il consolidamento del potere da parte di Mussolini e il suo passaggio da leader di un movimento violento a capo di un regime. Tra i punti di forza spicca l'interpretazione di Marinelli, che offre un ritratto magnetico e inquietante del protagonista, mostrandone il carisma e la brutalità. Anche la colonna sonora, composta da Tom Rowlands dei Chemical Brothers, contribuisce a un’estetica moderna e d’impatto.
Riprese e montaggio di Massimo Pistore
Non che il successo, come spesso accade, sia immune da polemiche, in particolare nei Social ma anche sui mezzi d’informazione. Giordano Bruno Guerri, saggista e presidente della Fondazione Vittoriale degli Italiani, rileva ad esempio “un gruzzolo” di “inciampi, errori e falsi”, oltre a una lettura semplicistica e viziata da pregiudizi del rapporto tra nazione e dittatura (Il Fatto Quotidiano, 11 gennaio 2025); da canto suo il critico televisivo Aldo Grasso, dopo averne lodato la realizzazione, conclude che M–Il figlio del secolo “è il racconto in otto puntate di una tragedia che continua ancora oggi, sotto altre forme” (Corriere della sera, stessa data).
Paradossalmente a mancare, soprattutto all’inizio, sono state le voci degli storici di professione, in particolare esperti di fascismo. “Non è strano: siamo in Italia, si tratta semplicemente del sistema informativo di questo Paese", commenta uno sconsolato Marco Mondini, docente di storia contemporanea presso l’università di Padova e autore di diversi studi e libri sull’argomento. In Fiume 1919. Una guerra civile italiana (Salerno Editrice, 2019) tratteggia ad esempio l’importanza assurta nel primo dopoguerra dagli apparati per la manipolazione del consenso: una metodica e mastodontica opera di disinformazione che costituirebbe secondo Mondini il "frutto avvelenato della guerra" (p. 9). Un concetto ripreso anche in Roma 1922. Il fascismo e la guerra mai finita (Il Mulino, 2022), incentrato proprio sull’ascesa del fascismo come "prodotto malsano della logica manichea e brutale della guerra totale" (p. 14), sottolineandone l’origine nel clima di violenza e contrapposizione che caratterizza l'Italia post-bellica.
“ Attraverso il registro del grottesco, la serie M restituisce perfettamente un clima, un’atmosfera, un momento storico. A partire dalla violenza, che permea ogni minuto della serie
"Il dibattito pubblico si è focalizzato su quanto la serie sia verosimile o realistica – osserva lo storico nella sua video recensione –. La serie M è però fiction tratta da fiction: già Antonio Scurati aveva scritto non un'opera di storia, ma un romanzo storico". Il tema, argomenta Mondini, non è tanto l’aderenza alla realtà quanto la capacità di dare allo spettatore l’idea, attraverso il sapiente utilizzo dello strumento cinematografico, di un periodo cruciale della nostra storia. E da questo punto di vista non ci sono dubbi: "Attraverso il registro del grottesco, la serie M restituisce perfettamente un clima, un’atmosfera, un momento storico. A partire dalla violenza, che permea ogni minuto della serie, una violenza restituita a volte con tratti molto splatter”.
M – Il Figlio del Secolo dimostra insomma come la storia possa essere raccontata con linguaggi nuovi, ma al tempo stesso pone interrogativi cruciali sul modo in cui il passato possa essere interpretato e divulgato dai mezzi di comunicazione, e soprattutto compreso dal grande pubblico. Oggi come cent’anni fa, anche l’espressione artistica può essere strumento di verità, quanto di manipolazione.