CULTURA

Don Milani rivive in un fumetto di Feltrinelli Comics

Nel 1967 a Firenze moriva Don Lorenzo Milani, un personaggio troppo spesso bistrattato per la modernità del suo pensiero, ma anche molto amato da tutte quelle persone che è riuscito a tirare fuori da un meccanismo apparentemente immutabile: se nascevi povero e ignorante, morivi povero e ignorante, dopo aver permesso, con il tuo lavoro, di mantenere due generazioni di ricchi intellettuali che grazie a te potevano permettersi di studiare e insegnare gratis all'università.

A 52 anni dalla sua morte, esce per Feltrinelli Comics Università e pecore, un fumetto che ricorda la vita e le conquiste di Don Lorenzo. L'autrice è la sua pronipote, Alice Milani, che ha studiato pittura all’Accademia Albertina di Torino e si è specializzata in incisione all’Ensav La Cambre di Bruxelles. Dopo aver pubblicato un fumetto su Marie Curie e uno su Wisława Szymborska con Becco Giallo, si è cimentata nel racconto della vita del prozio, un personaggio che, al netto della parentela, ha sempre trovato interessante

"L'obiettivo non era uscire in corrispondenza del cinquantenario, – racconta Milani – volevo prima maturare come fumettista: anche se ho sempre pensato che mi sarebbe piaciuto lavorare su questo personaggio, di cui mio padre parlava sempre quando ero ragazzina, avrei rischiato di banalizzarlo se non fossi stata completamente pronta. Era un personaggio molto complesso che conviveva con molte contraddizioni: non volevo fare un lavoro mediocre, quindi ho voluto aspettare e ho dato la precedenza ad altre biografie. Diciamo che per un po' ho voluto tenere quest'idea nel cassetto."

 

Le contraddizioni di Don Milani sono ciò che hanno fatto sì che venisse ostacolato dalla sua stessa Chiesa, di cui avrebbe invece voluto ottenere l'approvazione, e che fosse invece portato in palmo di mano da quella classe di intellettuali di sinistra che riteneva invece troppo distanti dal popolo per poter sostenere le sue battaglie. Il titolo rimanda a una lettera di Don Lorenzo che ha colpito l'autrice, perché era una sintesi dell'incompatibilità tra due mondi, quello dei contadini e dei montanari e quello universitario colto.

Le fonti principali del fumetto non sono aneddoti familiari, che costituiscono una parte marginale della documentazione, ma i testi scritti dallo stesso Don Milani (principalmente Esperienze pastorali e Lettere a una professoressa, ma anche la raccolta delle opere complete nella collana i meridiani Mondadori, uscita nel 2017), che alcune volte vengono fedelmente riportati nelle tavole: "La parte di racconti familiari c’è, ma è una cornice marginale – continua Milani – perché per me la cosa più importante sono le sue parole che sono state adattate per farle sembrare dialoghi, ma sono prese direttamente dai suoi scritti, che sono i veri protagonisti."

Anche per indagare l'ideologia politica del prozio l'autrice non ha avuto bisogno delle conferme di suo padre: in Esperienze pastorali era già trattato tutto dettagliatamente: Don Milani era sempre stato anticomunista, ma del partito comunista appoggiava alcune battaglie come il diritto allo sciopero. Aveva sempre spinto i contadini e gli operai a impegnarsi nel sindacato, ed è una delle ragioni per cui era inviso alla Chiesa. Le battaglie comuniste che lui sosteneva, però, erano quelle che aderivano al Vangelo,  che lui interpretava in modo politico-sociale. Nel fumetto c'è una scena in cui Don Lorenzo è impegnato in una riunione con i direttori didattici, a cui deve spiegare il suo metodo di insegnamento che era basato sulla lotta di classe. A un certo punto, un direttore gli dice che quelli sono precetti marxisti e lui risponde: “Direttore non mi dica che sono marxista perché mi fa dispiacere.”

Era così Don Milani, credeva fermamente in quello che faceva e non scendeva a compromessi. Nel fumetto più che parlare tuona. Indicativo è il punto in cui fa un paragone con gli altri preti, che provengono a loro volta da una classe povera e sono quindi abituati a piegarsi. Se un bambino non andava a scuola, il prete medio perdeva una giornata a parlare con la famiglia, tutti gli vogliono bene ma il bambino a scuola continuava a non andarci. Don Milani, invece, non perdeva tempo, e mandava direttamente i carabinieri. I genitori del bambino lo odiavano, ma il risultato, quello di mandare a scuola il loro figlio, era raggiunto.

Quello di cui Don Milani faceva fatica a capacitarsi era che nessuno lo sosteneva nelle battaglie che riteneva perfettamente in linea con il Vangelo: "Ha avuto una vita molto intensa – conferma Alice Milani – ma ha anche sofferto molto, e lo si vede dalle polemiche con il cardinale, che secondo lui avrebbe dovuto appoggiarlo, viste le battaglie che portava avanti, e invece lo osteggia in tutti i modi. Quello di Barbiana è stato un vero e proprio esilio: era una parrocchia destinata alla chiusura, dato che le poche case di contadini, lontane dalla chiesa, erano in via di spopolamento."

Quando nel 1958 uscì Esperienze pastorali, il libro fu ritirato dal commercio per decreto del Sant'Uffizio, e il Cardinale impose a Don Lorenzo di sottoporgli tutti i suoi scritti prima di mandarli ai giornali o di farli pubblicare. Dopo la morte, la Chiesa continuò a dissociarsi dai suoi scritti e dalla sua memoria, e fu riabilitato da Papa Francesco solo a 50 anni dalla scomparsa.

Un nodo importante è il target del fumetto: potrebbe piacere di più agli adulti che ricordano, forse anche con un po' di nostalgia, un mondo che non c'è più, ma secondo la Milani è importante che i ragazzi di oggi facciano uno sforzo di immaginazione per calarsi in un mondo lontano ma allo stesso tempo molto attuale: "Secondo me quelle di Don Lorenzo sono parole che hanno ancora moltissima forza. La cosa più bella che ho trovato è quell'esigenza di non scendere a compromessi, di non adattarsi a ciò che la società impone, ma di combattere contro quello che ci sembra ingiusto, senza dirci che ormai abbiamo già fatto abbastanza. Il mio prozio non era uno che si accontentava, rompeva le scatole a tutti pur di ottenere quello che voleva, ed è uno dei suoi punti di forza."

Ma il suo merito principale è stato quello di essere riuscito a far parlare una classe sociale che non era mai riuscita ad esprimersi da sola: " Bastava dare gli strumenti linguistici necessari e poi contadini e operai avrebbero potuto scrivere emanciparsi e fondare una cultura nuova – continua Milani – grazie alla quale avrebbero avuto più potere. La scuola dell'epoca, invece, era uno strumento per omologare tutte le culture a quella borghese: chi non stava al passo veniva bocciato come Lucianino."

Tutte queste conquiste, sembrano ormai consolidate nel sistema scolastico di oggi. Eppure i problemi sono rimasti e molti studenti non sono in grado di comprendere un post su Facebook, figuriamoci un articolo di ricerca: "Anche se il livello di istruzione si è alzato, il mondo è diventato molto più complicato e complesso, troppo spesso incomprensibile" concorda Milani. "Ci sarebbe bisogno di più istruzione rispetto agli anni Cinquanta: anche Don Milani diceva che nell’Ottocento un contadino che sapeva a malapena leggere se la sarebbe potuta cavare, ma negli anni Cinquanta no. Ora è ancora più difficile."

Non ci resta che sperare che qualcuno raccolga il testimone.

 

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