UNIVERSITÀ E SCUOLA

Per imparare ci vuole anche un po’ di “magia”

Un tempo per studiare la nuova fisica bisognava venire di persona a Padova ad ascoltare direttamente Galileo: oggi non è più necessariamente così”. Sintetizza in questo modo il contributo all’insegnamento universitario delle tecnologie della comunicazione Krishna Rajagopal, William A. M. Burden Professor of Physics al Massachusetts Institute of Technology e già prorettore alla didattica dell'ateneo statunitense, recentemente ospite presso l'Università di Padova di un incontro sul tema dei MOOC (Massive Open Online Courses), strumenti di didattica online pensati per un numero elevato di utenti, non necessariamente iscritti a corsi di laurea.

Lo scienziato ha spiegato come i docenti del MIT utilizzino i MOOC per migliorare l’esperienza di apprendimento di studentesse e studenti nel campus; a questo riguardo si distingue tra i contenuti di un corso, che possono resi fruibili on line, e l’apprendimento come esperienza che coinvolge studente e docente anche dal punto di vista emotivo e personale, difficile in quanto tale da ricreare a distanza.

Con la collaborazione di Chiara Mezzalira e Anna Cortelazzo

Intervista di Daniele Mont D'Arpizio, riprese e montaggio di Barbara Paknazar

Apprendere non equivale infatti a un semplice passaggio di informazioni: ci vuole anche un po’ di ‘magia’, che spesso è proprio l’elemento che contraddistingue le istituzioni e i percorsi formativi di qualità. “Magia è quello che accade nelle aule – spiega Rajagopal nell’intervista a Il Bo Live –, le interazioni degli studenti tra loro e con i docenti, gli aha moments, ovvero le intuizioni improvvise durante una conversazione spontanea. Tutte cose connesse all’appartenenza a una comunità, all’agire all’interno di essa e con essa”.

Anche per questo, non solo all’interno del campus statunitense, si parla spesso di ‘magia del MIT’. “Solo nel marzo 2020 abbiamo capito veramente di cosa si trattasse – continua il fisico –. Anche se noi docenti continuavamo a tenere i nostri corsi a distanza mancava però tutto il resto: stare in laboratorio insieme, partecipare a una recita teatrale, trovarsi a parlare su cosa sia la materia oscura, come nel mio caso ho fatto più volte con Francesco D’Eramo, che è stato mio allievo e oggi insegna qui a Padova. Esperienze possibili solo incontrandosi di persona”.

Magia dell'insegnamento? Abbiamo capito cos'era solo con la pandemia Krishna Rajagopal

Questo non toglie che anche la didattica a distanza abbia un ruolo sempre più importante: ad esempio per chi si accosta la prima volta all’università e per chi invece vuole continuare a imparare anche dopo la laurea. Soprattutto però, se sfruttata in maniera corretta, può consentire ai docenti di concentrarsi maggiormente sulle attività in classe, la parte ‘magica’ del loro lavoro.

Penso che alla base l’insegnamento riguardi sempre due persone che interagiscono e imparano reciprocamente, un po’ come stiamo facendo ora con quest’intervista – ribadisce il fisico –. Da tempo al MIT la politica è mettere i contenuti on line, in modo da riservare le ore insieme al problem solving e agli aha moments. È un sistema che richiede anche un po’ di umiltà da parte di noi professori, chiamati a concentrarsi su quello che gli studenti stanno effettivamente capendo piuttosto che sulla lezione”.

E l’intelligenza artificiale? “Una delle cose che oggi ci domandiamo è proprio come l’AI potrà venirci in aiuto. Riusciremo a costruire generatori di linguaggio capaci di interagire con gli studenti allo stesso modo dei professori più bravi, magari ponendo le domande giuste perché trovino da soli le soluzioni più appropriate? Non mi occupo di computer science e quindi non riesco a dare una risposta: posso solo dire che al momento non siamo ancora arrivati a questo punto”.

Con il contributo di Chiara Mezzalira

Speciale scienza e didattica

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