“Le cavallette salirono su tutto il paese d'Egitto e si posarono su tutta l'estensione dell'Egitto. Erano numerosissime: prima non ce n'erano mai state tante, né mai più tante ce ne saranno. Esse coprirono la superficie di tutto il paese, al punto che ne rimase oscurato, e divorarono tutta la vegetazione del paese e tutti i frutti degli alberi che la grandine aveva risparmiato. Non rimase nulla di verde, né albero né pianta del campo, su tutto il paese d’Egitto”. Esodo 10,1-20
Secondo il racconto biblico del Libro dell’Esodo un insieme di piaghe si abbatterono per volontà divina sul faraone e sugli egiziani, a causa del loro rifiuto alla partenza degli ebrei: acqua trasformata in sangue, rane, zanzare, mosche velenose, moria del bestiame, ulcerazioni, grandine, tenebre, morte dei figli primogeniti maschi, invasione delle locuste. Quest’ultima calamità si è ripetuta frequentemente nei secoli. Almeno cinque volte nel nel corso del XX secolo: 1926-1934, 1940-1948, 1949-1963, 1967-1969 e 1986-1989). Non solo in Egitto.
Il protagonista di questa invasione è un insetto, la locusta del deserto (Schistocerca gregaria), una delle dodici specie di cavallette dalle antenne corte e robuste, appartenenti alla famiglia della Acridoidea (ordine Orthoptera). Queste locuste sono note per cambiare il loro comportamento e formare sciami di adulti. Le locuste, infatti, man mano che aumentano di numero e diventano più affollate, modificano il loro comportamento da insetto solitario a insetto gregario. In questo processo di gregarizzazione, anche l’aspetto muta: la corazza (in gergo eso-scheletro) dell’insetto solitario da marrone diventa rosa nella fase giovanile gregaria e giallo in quella adulta gregaria.
La forma gregaria di Schistocerca può spostarsi anche di 150 chilometri in una giornata e di solito vola con il vento ad una velocità di circa 16-19 chilometri l’ora. Lo sciame quindi può percorrere circa 5-130 km, o più, in un giorno. Gli adulti di locusta solitaria di solito volano di notte mentre gli adulti gregari (sciami) volano durante il giorno. La locusta del deserto può nutrirsi quotidianamente di grandi quantità di qualsiasi tipo di vegetazione verde, raccolti, pascoli e foraggi. Una locusta del deserto vive in media dai 3 ai 5 mesi, a seconda delle condizioni meteorologiche ed ecologiche. Le femmine della locusta depongono da 80 a 158 uova, 2-5 volte l’anno. Le uova si schiudono in 2-4 mesi.
A dispetto del nome, la locusta del deserto prospera dopo periodi di forti piogge che innescano il riscoppio della vegetazione in habitat normalmente aridi in Africa e in Medio Oriente.
Gli sciami di Schistocerca gregaria possono raggiungere un’estensione di mille chilometri quadrati (per confronto è utile ricordare che l’intera città di Roma è estesa su circa 1.300 chilometri quadrati). Ogni chilometro quadrato di sciame può racchiudere tra 40 e 80 milioni di individui. È evidente quindi che questi sciami possano seminare il panico quando decidono di atterrare su colture agrarie e pascoli, divorando in poche ore tutta la vegetazione. Un adulto di locusta del deserto può consumare quotidianamente una quantità di alimenti freschi pari al proprio peso, circa 2 grammi. Quindi uno sciame di mille chilometri quadrati è in grado di divorare da 80 a 160 mila tonnellate di piante coltivate o selvatiche ogni giorno.
L’ultima invasione di locuste, tuttora in corso, coinvolge almeno sette paesi della regione dell’Africa orientale, tra cui Kenya, Etiopia e Somalia, e non ha nulla di simile per magnitudine nella memoria recente. Nell’area su cui si è abbattuta questa nuova calamità sono concentrate 178 milioni di persone, che vivono in prevalenza di agricoltura e allevamento di sussistenza. Di queste, 12 milioni di persone sono altamente a rischio di insicurezza alimentare, mentre altri 8 milioni di persone stanno vivendo una grave insicurezza alimentare acuta in Sudan del Sud, Uganda e Tanzania.
La situazione che si sta verificando in queste settimane è estremamente più grave di quelle del passato poiché avviene in una situazione di fragilità per gli agricoltori e gli allevatori di quella zona dell’Africa.
Il rischio, molto alto, è che l’area ora interessata dall’invasione delle cavallette di allarghi nelle prossime settimane quando si schiuderanno le nuove uova. Questo comporterà inevitabilmente un aumento della migrazione interna di milioni di persone a causa di questa emergenza, difficilmente arginabile in tempi brevi, che andrà a impattare su sistemi socio-economici già sottoposti a forti tensioni. Inoltre nei giorni scorsi si è verificato un significativo movimento di sciami di cavallette, che dall’Africa occidentale hanno raggiunto e attraversato la penisola arabica, il Golfo Persico e hanno raggiunto l’Afghanistan e al Pakistan.
I danni causati da questi insetti sono stati in parte arginati dalla raccolta anticipata di abbondanti colture, favorita dalle forte precipitazioni avvenute nel periodo ottobre-dicembre 2019. L’impatto maggiore sarà avvertito dalle famiglie che dipendono dalle attività di coltivazione e che stanno già affrontando un’insicurezza alimentare acuta a causa della loro elevata vulnerabilità esistente e degli effetti delle perdite attese delle colture. Per queste famiglie, gli impatti delle locuste del deserto potrebbero portare a un deterioramento della sicurezza alimentare verso la fine del 2020 con un picco durante la prima metà del 2021.
Le locuste migratorie si sviluppano più facilmente quando a lunghi periodi di siccità si alternano brevi periodi di pioggia. La situazione che si è verificata in quell’area è stata caratterizzata da due grossi cicloni, provocando due inondazioni che hanno interrotto un lungo periodo di siccità. Questo ha fatto sì che la popolazione delle locuste aumentasse di ben 400 volte. I cambiamenti climatici in atto hanno favorito l’aumento e l’intensità di questi eventi estremi che vanno a impattare in modo violento su territori già degradati che non riescono ad assorbire tali impatti.
L’ultima invasione delle locuste, verificata nel 2003-2005 nel Sahel, ha causato enormi danni alle popolazioni delle aree agro-pastorali in quanto si è sommata alla bassa produzione agricola, dovuta alle scarse precipitazioni, che ha determinato una penuria di alimenti sia per la popolazione sia per gli animali allevati. In Africa, la stragrande maggioranza della popolazione dipende dall’agricoltura per i propri mezzi di sussistenza (80% in Etiopia e 75% in Kenya). Si stima che la crisi delle locuste del 2003-2005 nell’Africa occidentale abbia causato danni per 2,5 miliardi di dollari USA.
Attualmente i paesi più colpiti dall’invasione di locuste stanno intervenendo con pesticidi chimici che utilizzano a tappeto su tutti i terreni andando ad uccidere non solo le locuste ma anche altri insetti. In alternativa esistono dei bio-pesticidi, a bassa tossicità, in cui principio attivo è un microrganismo, un fungo entomo-patogeno, Metarhizium acridum, che innesca una malattia epidemica tra gli insetti trattati. Purtroppo in questa fase di emergenza non avrebbe nessuna efficacia intervenire con il Metarhizium acridum, oppure con altri metodi meno impattanti, in quanto l’invasione è troppo estesa. Il Metarhizium acridum è altamente specifico per locuste e cavallette quindi uccide solo questi insetti e non influisce negativamente sulle api mellifere e su altri artropodi benefici. Non è tossico per l’uomo o per animali come uccelli, pesci, rettili, anfibi, ecc. Contrariamente ai pesticidi chimici, il bio-pesticida può essere applicato su aree con corpi idrici. Il fungo si moltiplica all’interno dell’insetto, lo indebolisce e gli fa ridurre l’alimentazione in 3-4 giorni e muoiono dopo 7 giorni. La mortalità massima si verifica da due a tre settimane dopo il trattamento.
La FAO ha stimato in 76 milioni di dollari l’impegno economico utile per contenere l’invasione di locuste. Ha già impegnato 3 milioni di dollari provenienti dalle proprie risorse per intensificare le operazioni di controllo, garantire azioni per salvaguardare i mezzi di sussistenza e prevenire un impatto potenzialmente devastante sulla sicurezza alimentare delle popolazioni già vulnerabili.
Occorre intervenire prima che si schiuda la prossima generazione di locuste che prenderà vita da fine marzo e per tutto aprile 2020, in coincidenza con l’inizio delle prossime piogge stagionali, ma anche con la principale stagione di semina per la regione questo potrebbe favorire un aumento di 400 volte della popolazione delle locuste entro giugno. Questo andrebbe ad impattare sulla sicurezza alimentare di milioni di persone in più. In questo caso sarebbe a rischio il Sud dell’Africa, ma viste le condizioni di desertificazioni del Sud Italia non è peregrino pensare nel prossimo futuro ad una situazione simile. La FAO ha ipotizzato tre scenari futuri in modo da rispondere nel modo migliore alla necessità di sicurezza alimentare delle popolazioni colpite. Nella ipotesi peggiore ci potrebbero essere un forte ridimensionamento dei raccolti con conseguente aumento dei prezzi alimentari che causerebbero una grave insicurezza. Nella migliore delle ipotesi la perdita del raccolto dei cereali sarebbe del 20-30% con circa 500 mila persone in forte insicurezza alimentare.